Commercio: La riforma vacilla sugli orari dei negozi
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Lunedì 30 Ottobre 2000 italia economial Commercio: A due anni delle nuove norme la situazione è a macchia di leopardo. Molti Comuni e Regioni sono in ritardo. La riforma vacilla sugli orari dei negozi. Indagine nei capoluoghi: è il principale nodo da sciogliere, ma anche altri sono importanti, come l’urbanistica e i centri di assistenza La riforma del commercio? A molti mesi dal varo si potrebbe dipingere uno scenario a macchia di leopardo. In alcune parti (come nel caso degli orari, documentato nell’analisi pubblicata in questa), si è delineato un mezzo fallimento e resta ancora tutto da sciogliere il nodo dei rapporti tra Regioni e Comuni. Proprio il bilancio degli adempimenti regionali è quello più deficitario. Le Regioni dovrebbero essere il cardine di questa importante esperienza di decentramento amministrativo. Il ministero dell’Industria ha iniziato un sondaggio presso le varie organizzazioni del settore con il proposito di realizzare prima di fine anno una sorta di "Stati generali del commercio". L’iniziativa era stata annunciata per la scorsa estate, ma subito congelata.
Da parte delle associazioni di settore, in particolare da parte di Exel, il tavolo che raggruppa Confcommercio, Ancc-Coop e Ancd-Conad, è stata sollecitata proprio in questi giorni al ministro Enrico Letta una ripresa dell’attività dell’Osservatorio sul settore istituito presso il ministero, per fare il punto sullo stato di attuazione della riforma, vista la complessità dell’intervento.
Si sta facendo strada anche l’ipotesi che sia la Conferenza Stato-Regioni-Città a farsi carico di una verifica istituzionale visto che questo organismo ha anche varato importanti documenti di indirizzo come quello sull’urbanistica commerciale che a tutt’oggi rappresenta il punto di riferimento operativo per le amministrazioni e ha permesso anche di fare qualche passo avanti.
«Di particolare interesse l’esperienza della Campania — sottolinea Raffaele Tecce, assessore al Comune di Napoli — dove si sta costruendo un meccanismo tale da permettere di snellire fortemente l’impegno dei Comuni e da velocizzare tutte le procedure in vista della ripresa degli investimenti sia della grande che della media distribuzione». In Campania la Regione ha posto dei vincoli temporali consentendo comunque ai Comuni flessibilità (in base all’intesa istituzionale sull’urbanistica commerciale dello scorso autunno) sugli adeguamenti dei Piani regolatori.
Di rilievo anche l’esperienza del Veneto che, dopo un ultimatum ai Comuni da parte della Regione, ha poi proceduto con una deliberazione sui poteri sostitutivi dell’amministrazione, facendo sì che i Comuni da un lato si mettessero via via in regola con l’adozione delle delibere, senza però restare completamente sguarniti sul piano degli indirizzi nel caso in cui mancassero le deliberazioni formali per difficoltà amministrative.
Una recente analisi dell’Ancd-Conad ha comunque offerto ancora un quadro dell’iniziativa regionale largamente deficitario sul piano del completamento di tutte le procedure previste dalla riforma del commercio. Ne emerge che, anche laddove sono state prese decisioni sui punti principali, resta ancora da completare il quadro.
E una indagine della Confesercenti, realizzata di recente, ha confermato i ritardi delle Regioni sugli adempimenti con particolare riguardo alle Pmi commerciali. Vengono altresì sottolineate le inadempienze di numerose amministrazioni sul fronte dei centri di assistenza tecnica che avrebbero dovuto rappresentare, secondo lo spirito della riforma del commercio, lo strumento per riqualificare il dettaglio e rilanciarne le potenzialità. Nella maggioranza dei casi, restano ancora sulla carta. Nel frattempo non è entrato pienamente in vigore il complesso strumento finanziario per le Pmi. Ossia le società tra consorzi fidi destinate a razionalizzare e consolidare l’accesso al credito delle Pmi in vista di ristrutturazioni e riconversioni.
C’è poi l’atteso decollo della legge 488 anche per il settore commerciale, con particolare riguardo alle imprese medio-grandi. Ma per la 488 i tempi si sono allungati e di parecchio rispetto alle previsioni iniziali e la manovra rischia di partire con la riforma ancora in mezzo al guado e gli investimenti bloccati da lungaggini e inadempienze amministrative locali.
Vincenzo Chierchia
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