1/2/2005 ore: 12:24
Cala il peso del lavoro sul Pil
Contenuti associati
martedì 1 febbraio 2005 sezione: ITALIA-LAVORO - pagina 17 Ma cala il peso del lavoro sul Pil Come si spiega lo stridente contrasto di risultati? Semplice: mentre le retribuzioni hanno accelerato il passo, l'occupazione ha segnato uno dei guadagni più modesti degli ultimi anni. In sé e in relazione ai progressi (piccoli e fragili) ottenuti sul fronte dell'attività produttiva, visto che il Pil ha avuto un incremento di poco inferiore all'1,5% (rispetto allo 0,3-0,4% del biennio precedente). Vuol dire, anche, che la produttività è tornata a salire, dopo un periodo di stasi o arretramento. Nell'industria manifatturiera gli andamenti sono amplificati: la caduta dei posti di lavoro è stata la più pronunciata dal 1993, l'anno orribile dell'occupazione italiana; le retribuzioni, soprattutto quelle di fatto (che includono le contrattazioni aziendali e individuali), viaggiano sopra la media degli altri settori; e la produttività ancora di più. In sintesi, lo scambio tra costo (moderato) e posto (in quantità abbondante) di lavoro non funziona più come prima. Il meccanismo si è inceppato e rischia di guastarsi del tutto. Buttando di fatto alle ortiche l'accordo del 1993, senza che niente sia stato fatto per correggerlo o sostituirlo con qualcosa di più adatto ai nuovi tempi e alle nuove sfide. A questa conclusione si arriva guardando ai dati dell'anno scorso, che pure sono stati influenzati da fattori specifici. Sul fronte delle retribuzioni, si è avuto il recupero delle perdite di valore reale registrate in precedenza. Su quello dell'occupazione si è imposta la necessità, in particolare per le aziende più esposte alla concorrenza globale, di riconquistare margini di competitività, erosa perfino nei confronti delle altre nazioni di Eurolandia. Nei confronti delle quali si sono avute in Italia una dinamica più sostenuta del costo del lavoro e una molto più lenta della produttività. |