12/5/2005 ore: 12:29

Burgio, l’italiano che vuole Jolly Hote

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    giovedì 12 maggio 2005

    L’ex braccio destro a Madrid di De Benedetti guida Nh.
    Il ruolo di Angelini e Generali
    Burgio, l’italiano che vuole Jolly Hotel.
    Dalla Spagna
    Era stato mandato a «liquidare» Cofir, poi l’ha comprata Un gruppo da 240 hotel
      Il progetto è spagnolo. Ma ha un Dna italiano. Al cento per cento. È quello di Gabriele Burgio, presidente della Nh Hoteles, uno dei maggiori gruppi alberghieri iberici, che ha proposto alle famiglie Marzotto e Zanuso un aumento di capitale da 60 milioni di euro per Jolly Hotel. Burgio vuole rilanciare il gruppo alberghiero, che l’anno scorso ha perso 10 milioni di euro con debiti per 265 milioni. Pensa che i 15 milioni di ricapitalizzazione proposti dagli azionisti di maggioranza non siano sufficienti. E, forte del 20% del capitale di Jolly Hotel in mano a Nh Italia, ha rilanciato.

      Ottenere il consenso delle due famiglie venete, azioniste al 51%, non sarà facile. Burgio aveva già chiesto di aver più spazio nelle strategie della catena alberghiera. Poi, un anno fa ha deciso di lasciare il board di Jolly Hotel. La strada, quindi, è in salita. Ma il manager è convinto di andare avanti, forte di un’esperienza che rappresenta, almeno sulla carta, una garanzia. Per gli azionisti di Jolly Hotel, e per quelli di Nh Hoteles, che guardano con molto interesse all’operazione italiana. Soprattutto due di questi: la famiglia di industriali farmaceutici Angelini, seconda azionista di Nh col 5,2%, e le Generali, che hanno l’1,6%.

      Burgio, cinquantenne fiorentino, laurea in legge e master all’Insead di Fontainebleau, è un’«autorità» nel settore alberghiero. Nel 2003 la business community spagnola lo ha eletto manager dell’anno. A Madrid è sbarcato nel 1993 dopo aver lavorato per Bankers Trust e alla Manufacturer Hannover Trust. In mano aveva un mandato di Carlo De Benedetti: ristrutturare la Cofir e fare cassa. E il manager lo ha fatto, vendendo gli asset della finanziaria spagnola. Ma non i 61 alberghi della Nh Hoteles che De Benedetti controllava. Si racconta che a un certo punto, quando l’Ingegnere chiede di accelerare il lavoro, Burgio, a sorpresa, avrebbe lanciato una proposta: «Se vuole, Cofir la compro io». Così, nel 1996, insieme a un gruppo di partner diventa azionista e amministratore del gruppo, concentrando tutti gli sforzi nel settore alberghiero.

      In meno di dieci anni il manager fiorentino ha quotato il gruppo in Borsa, portato la catena Nh in Europa, Sud America e Caraibi. Nel 2000 con un’Opa ha comprato la catena olandese Krasnapolsky. E oggi Nh Hoteles conta 241 alberghi in 18 Paesi del mondo.
      L’anno scorso Burgio sembrava vicino a dover passare la mano, quando il gruppo alberghiero Hesperia, azionista di Nh Hoteles, lancia un’Opa ostile puntando alla maggioranza e alla gestione della società. Ma il manager riesce a ottenere il sostegno degli altri soci e di un nuovo alleato: il patron del gruppo Zara, Amancio Ortega, diventato primo azionista di Nh con il 10 per cento.

      Ora , con un copione simile, è Nh Hoteles a passare all’attacco, per rafforzare la presa su Jolly Hotel e rilanciare il gruppo. Non con un’operazione ostile, bensì con un aumento di capitale. Chiedendo, cioè, alle famiglie Zanuso e Marzotto e agli altri azionisti di partecipare al progetto. Di associare un nome noto del made in Italy come Jolly Hotel, a un marchio di successo che è, sì, spagnolo, ma ha una storia tutta italiana.
      Federico De Rosa

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