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06.09.2002 Attentato distrugge la sede Cisl di Pisa di Gianni Cipriani
Sicuramente non si tratta di una «bravata», né dell'opera di un gruppo di semplici esaltati in cerca di avventura: l'attentato contro la sede della Cisl di Pisa rientra a pieno titolo nella «galassia» di azioni terroristiche collaterali agli assassinii di D'Antona e Biagi da parte delle Br-Pcc. Manca ancora la rivendicazione. Ad ogni modo, secondo le prime analisi, l'attentato alla Cisl potrebbe essere opera di quei gruppi clandestini che, nell'ambito di una critica senza confine ai «sindacati di regime», ritengono tuttavia utile per i loro folli disegni politici compiere ogni tipo di gesto utile a scavare un solco più profondo tra Cisl e Uil (i cosiddetti firmatari del «patto del tradimento») e Cgil, impegnata, al contrario, nella raccolta di cinque milioni di firme. All'alba di giovedì alcune persone - non meno di tre secondo gli inquirenti - sono andati nella sede della Cisl pisana, che è ospitata in una palazzina del Novecento, poco distante dalla stazione centrale. Una via, però, assai poco frequentata di mattina presto, nonostante la sua relativa centralità. Gli attentatori, utilizzando una scala sistemata in un giardinetto interno non visibile dalla strada, sono riusciti a salire al secondo piano del palazzo, dove ci sono gli uffici veri e propri, ed hanno dato fuoco a due stanze (una al primo piano dell'ufficio vertenze e l'altra al secondo del segretario organizzativo) dopo aver cosparso l'interno di liquido infiammabile. Le due stanze - è stato accertato - erano le uniche due non chiuse a chiave. Segno che il «commando» aveva comunque fretta e che l'importante era il «segnale». Non si voleva, insomma, dare fuoco a qualcosa di specifico. Poi, dopo aver disinnescato l'impianto di allarme, sono fuggiti. I vigili del fuoco sono intervenuti solo quando le sue stanze erano andate completamente distrutte, dopo l'allarme dato dagli abitanti di un palazzo vicino, che hanno visto il fuoco e le fiamme. Come si può capire, quindi, si è comunque trattato di una cosa seria e studiata. Perché gli attentatori hanno comunque corso il rischio di entrare da una scala esterna e, una volta dentro, hanno dato l'impressione di sapersi muovere bene. Insomma: si tratta di persone che potevano avere una buona conoscenza degli uffici della Cisl, del modo di accedervi; di come disinnescare il sistema d'allarme. Una circostanza che dovrà essere approfondita. Tra l'altro, proprio perché a Pisa i servizi offerti dalla Cisl sono considerato di ottima qualità, ogni giorno all'ufficio vertenze e agli altri cui si rivolgono i lavoratori, sono molto affollati. Niente di più facile che qualcuno abbia sfruttato questo andi-rivieni per compiere un sopralluogo. Lavoro se non da professionisti, realizzato da gente assai determinata.
«Un segnale preoccupante, da non sottovalutare», ha giustamente affermato il prefetto di Pisa, Paolo Padoin, che ha subito riunito anche il Comitato per l'ordine e la sicurezza. Ed infatti, proprio perché di un gesto grave si tratta - anche se deve essere ancora compiutamente decifrato - unanime è stata la condanna del mondo politico e di quello sindacale. Cgil-Cisl e Uil hanno proclamato un'ora di sciopero in provincia, mentre il Consiglio comunale si è riunito in seduta straordinaria. Lo stesso segretario generale della Cisl è andato a Pisa.
Ma perché l'attentato alla Cisl? E ad opera di chi? A meno che si tratti di opera di provocatori (circostanza che nessuno esclude in maniera categorica) sono tre i «filoni» eversivi che potrebbero aver ideato l'attentato: i gruppi «spontaneisti» che allignano in alcuni settori ultraradicali del mondo antagonista; le nuove sigle che, contestando la linea delle Br-Pcc, sostengono la necessità di una stagione di «propaganda armata». Ed infine i gruppi filo-brigatisti, che dal 1999 ad oggi hanno firmato sempre attentati dimostrativi.
Gli esperti, proprio per la complessità dell'azione, non credono molto nella prima ipotesi, a meno che nel frattempo nel pisano si sia creato un nuovo gruppuscolo eversivo. Le altre due ipotesi sono ugualmente tenute in considerazione: basti ricordare che l'ultimo attentato ad una sede della Cisl è stata opera del «Fronte popolare per il comunismo», gruppo «alternativo» alle Brigate Rosse, che sostiene la lotta armata, ma solo in chiave di «propaganda». Però l'ultimo attentato dimostrativo in Toscana (il 2 agosto ad una agenzia per il lavoro interinale di Firenze) è stato opera del Nucleo proletario combattente, che invece sostiene la linea delle Br-Pcc. Molto si capirà quando e se arriverà la rivendicazione. Se non dovesse arrivare, allora il gesto diventerebbe assai più oscuro di quanto sia sembrato ieri.
Quanto al «perché» la Cisl sia particolarmente nel mirino, gli esperti hanno meno dubbi: ciascuna delle tre «opzioni» eversive vede nel sindacato guidato da Pezzotta un obiettivo fondamentale. Perché accanto all'attacco al sindacato - prerogativa storica dei terroristi - c'è adesso l'occasione di utilizzare strumentalmente bombe, molotov e pallottole per cercare di dividere il mondo del lavoro. L'autunno non è ancora cominciato. Ovviamente la preoccupazione per una possibile escalation è enorme.
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