24/4/2002 ore: 9:59
Art.18, le condizioni dei sindacati
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RICCARDO DE GENNARO |
ROMA - Prova «una piccola nostalgia», il premier Silvio Berlusconi. È quella per la sua riforma delle pensioni del '94, che otto anni fa i sindacati mandarono all´aria con un milione e mezzo di persone in piazza a Roma. Quella riforma, ha detto ieri Berlusconi a Valencia, «avrebbe cambiato radicalmente le cose e sono convinto ancora oggi che fosse la riforma che ci voleva». Il tema delle pensioni, comunque, «lo prenderemo in esame più avanti», ha precisato il premier. Questo non significa, naturalmente, che il governo Berlusconi 2 riproporrà, quando verrà il momento, la fotocopia della riforma del Berlusconi 1. Ma è chiaro che, se Berlusconi cova pensieri di rivalsa, la riforma non sarà sicuramente tra le più «digeribili» dai sindacati. I tempi, comunque, come riconosce lo stesso premier, che tra l´altro a Parma aveva accusato la Confindustria di averlo lasciato solo nel '94, non sono ravvicinati. In primo luogo, la delega per la riforma previdenziale sarà l´ultima a partire, dopo quelle sul mercato del lavoro e sul Fisco. Secondo, in questo momento i sindacati non sono certo interlocutori mansueti. La Cisl, ad esempio, nuovamente alla ricerca - dopo lo sciopero generale unitario - di trovare una «terza via» tra la posizione del governo e quella di Cofferati, ha indicato ieri «dodici punti decisivi per la riapertura del dialogo». La confederazione guidata da Savino Pezzotta punta alla massima estensione del confronto e, fermo restando il «no» alle modifiche all´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, elenca dodici ambiziosi terreni di confronto: sviluppo e riequilibrio Nord-Sud per l´occupazione, riqualificazione del mercato del lavoro, Statuto dei nuovi lavori, modello contrattuale, riforma fiscale, previdenza, democrazia economica, istruzione e formazione, sanità e assistenza sociale, infrastrutture, trasporti, immigrazione. La Cgil, invece, è netta. A chi gli chiedeva se la sua confederazione riprenderà la trattativa sul mercato del lavoro prima che siano state stralciate le modifiche all´articolo 18, Sergio Cofferati ha risposto con un secco «no». È, questa, una risposta anche a Berlusconi, il quale - sempre a Valencia - ha sollecitato la riapertura del confronto «su tutto il tema del lavoro». Statuto dei lavori e ammortizzatori sociali compresi, dunque. In relazione a questi ultimi, l´idea del governo pare sia quella di collegarne direttamente l´applicazione e la portata alla flessibilità del lavoro e, in particolare, all´entità delle espulsioni dal sistema produttivo che verrebbero dalle deroghe all´articolo 18. Quanto ai soldi, il Tesoro garantisce che si troveranno, escludendo tuttavia che possano mai raggiungere dimensioni paragonabili a quelle indicate dai sindacati. La Cgil sta intanto predisponendo una sua proposta (estensione della "cassa" a nuovi settori, generalizzazione dell´indennità di disoccupazione), che sottoporrà al prossimo direttivo del 6 e 7 maggio. Sul fronte del governo, intanto, mentre il sottosegretario al Lavoro, Maurizio Sacconi, esorta Cisl e Uil a «stare attente alla Cgil, una sorta di Bertinotti collettivo, che vuole tenere costantemente aperto il fronte del conflitto» e annuncia che un giorno dirà chi «tolse il riferimento all´articolo 18 dal Libro Bianco», c´è un nuovo scontro Alemanno-Maroni: il ministro di An giudica «inopportuna in un momento in cui bisogna fare il massimo sforzo per riaprire il dialogo» l´intervista nella quale Maroni ha attaccato i sindacati che «vivono sulle trattenute e non hanno alcun obbligo di trasparenza dei bilanci». |