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A Serravalle Scrivia il primo «outlet» italiano

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Venerdì 8 Settembre 2000
italia - economia
Distribuzione
A Serravalle Scrivia il primo «outlet» italiano Via al supermarket delle griffe Sconti a partire dal 30 per cento

MILANO Dedicato a chi sogna a occhi aperti davanti alle vetrine delle griffe ma non può permettersi di sborsare i prezzi spesso iperbolici segnati sui cartellini nelle più eleganti vie dei centri cittadini. Dedicato a chi è a caccia dell’affare ma preferisce comunque affidarsi ai superpubblicizzati marchi industriali anziché alle private label della distribuzione organizzata. Dedicato a chi, signore in testa, ama trascorrere ore facendo shopping ma senza i bambini tra i piedi, opportunamente "parcheggiati" in enormi spazi-divertimento.

Ecco il Designer Outlet, la città della svendita inaugurata ieri a Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria. L’hanno già soprannominato la Disneyland dei saldi: almeno il 30% in meno del listino ufficiale nei 62 negozi (destinati presto a triplicare) aperti 365 giorni all’anno dalle 10 alle 19. Certo i vestiti, soprattutto quelli firmati dagli stilisti, sono quelli di un anno fa. Ma a chi non è fashion victim — probabilmente gran parte dei 25mila visitatori attesi per domenica — è indubbio che andrà bene lo stesso.

Parte così anche in Italia l’avventura della Baa McArthurGlen, la società inglese specializzata in questo segmento distributivo, al debutto nel nostro Paese in joint venture con Fingen Real Estate (gruppo Fratini). Un segmento che fa sempre più gola ai produttori di moda, abbigliamento e sportswear: basti pensare che Prada, apripista tra gli stilisti, soltanto nell’outlet gestito direttamente a Montevarchi, in provincia di Arezzo, fattura 50 miliardi all’anno; altri 20 miliardi arrivano dalle vendite con lo sconto del marchio milanese in analoghi centri nel Canton Ticino, Hong Kong e New Jersey.

Proprio gli Stati Uniti sono un vero e proprio paradiso per chi punta ai saldi "firmati", anche se il livello dei negozi discount non è omogeneo: si spazia da quelli di bassissimo livello che offrono a pochi dollari al pezzo merce prodotta in Cina fino a quelli al top come Secaucus e, soprattutto, Woodbury Common nel New Jersey oppure Saw Grass Mill a Fort Lauderdale, vicino Miami. È appunto in questi ultimi che si concentrano le boutique delle firme più prestigiose, inclusi department store del calibro di Neiman Marcus e Saks Fifth Avenue. Complessivamente, i negozi con lo sconto sono quelli che negli Usa stanno crescendo di più: +7% nel ’99, secondo Npd Group, con una quota del 20%. In totale circa 75mila miliardi di lire.

«Tutte le griffe — dice Santo Versace, amministratore delegato della Gianni Versace — si rivolgono a questo canale distributivo per smaltire stock che, altrimenti, finirebbero sulle bancarelle dei mercati o in negozi il cui standard d’immagine non è all’altezza». Non solo. «Negli outlet — dice Cristiana Ruella, direttore finanziario di Dolce & Gabbana, che vende già in questo canale negli Usa con ottimi risultati e in uno di proprietà a Legnano dove c’è la fabbrica — è possibile smaltire quella parte di collezioni realizzate in anticipo con tessuti che poi non vengono realmente messi in produzione. Senza contare che l’outlet, almeno negli Usa, è più redditizio di oltre il doppio rispetto allo stocchista».

E la massima valorizzazione dello stock di magazzino è la strategia su cui si basa la vicentina Forall-Pal Zileri. «È la nostra prima esperienza in questo canale — spiega l’amministratore delegato Gianfranco Barizza — e ci consente di immettere il prodotto a un prezzo minore ma in condizioni protette in un mercato, come quello italiano, dove siamo forti. Nell’outlet finiscono le rimanenze e i campionari di tutte le nostre collezioni, dagli abiti da cerimonia a quelli informali». «L’importante — precisa Alviero Martini, presidente di Prima Classe — è proporre sempre prodotti di qualità, seppur con una stagione di ritardo: è la soluzione migliore per evitare il massacro del marchio sulle bancarelle».

Già legata alla Baa McArthur Glen in Inghilterra e Francia, Diesel ha scelto di essere presente anche a Serravalle. «Uno degli obiettivi — dice Luigi Mezzasoma, direttore generale Diesel Italia — è quello di avvicinare il consumatore con la politica degli sconti sulle collezioni precedenti ma di cercare di catturarlo nei negozi dell’hinterland: nel nostro spazio, dunque, si troverà il tradizionale jeans a cinque tasche a un prezzo al pubblico di 79mila lire, rispetto al prezzo di "attacco" di 114mila lire. E ci saranno le indicazioni dei punti vendita dove trovare, ad esempio, la collezione Dirty, quella di punta per questa stagione, che per nessun motivo può essere disponibile nell’outlet».

«La creazione di questi centri — dice Pierpaolo Medini, trade marketing manager di Lovable — è la risposta del sistema distributivo a una nuova tipologia di consumo, dove c’è attenzione al rapporto qualità-prezzo». Da Lovable (che a Serravalle vende anche i prodotti Fila Underwear) listini ultraconvenienti: slip donna fine serie a 4.500 lire e reggiseno a 9.900 lire.

Paola Bottelli