«Pensioni, la delega rimarrà»
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Baldassarri conferma: dal 15 novembre via ai collegati - Maroni: incomprensibile l'accanimento sindacale
 «Pensioni, la delega rimarrà» Le imprese al premier: «No al maxiemendamento, niente soluzioni parziali» - Vertice notturno del Governo
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ROMA - L'unica strada percorribile per riformare le pensioni è quella della delega. Il Governo non è intenzionato a fare marcia indietro, anche se lascia aperta la porta alla possibilità di un'operazione in due tappe: fissare subito i principi dell'intervento sulle pensioni, a cominciare da quelli sulla previdenza integrativa e sulla liberalizzazione dell'età, seguendo il metodo «dell'avviso comune» già sperimentato in occasione della trattativa sui contratti a termine; in secondo tempo stralciare eventualmente alcune specifiche misure ricorrendo anche a emendamenti alla Finanziaria. Ieri il viceministro dell'Economia, Mario Baldassarri, è stato chiaro: «I collegati alla Finanziaria, compreso quello sul Welfare, saranno sicuramente varati entro il 15 novembre». E anche il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, ha detto che «la riforma delle pensioni ha bisogno della delega». Per la proposta di un maxi-emendamento lanciata dai sindacati non c'è dunque speranza. E un secco «no» a questa soluzione è arrivato anche dall'alleanza delle imprese. In una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, Abi, Ania, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcooperative e Confindustria definiscono «non risolutivo, inutile, dannoso» ricorrere all'emendamento. «No», quindi, «a soluzioni parziali» e la richiesta esplicita di misure strutturali indirizzate su tre direzioni: diminuire il carico fiscale e contributivo: compensare perdite derivanti dall'uso del Tfr per la previdenza integrativa; collegare la riforma a una revisione del mercato del lavoro, con particolare riferimento alla flessibilità. Anche il Governo non appare disposto ad accogliere le richieste di Cgil, Cisl e Uil. «Mi sembra incomprensibile questo accanimento dei sindacati contro la delega», ha detto il ministro Roberto Maroni, invitando Cgil, Cisl e Uil a fare già nel nuovo incontro di oggi pomeriggio «una proposta sui contenuti anziché una discussione sul metodo adottato». Il Governo comunque è convinto di tenere in piedi la trattativa, facendo leva sul metodo "dell'avviso comune": «Su pensioni e lavoro si giungerà a una larga intesa», ha detto Sacconi. Su queste questioni ieri sera c'è stato un vertice tra Maroni, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e altri membri del Governo con scambi di opinioni anche con Umberto Bossi. In particolare sono stati affrontati i nodi della scelta della delega e dei contenuti da inserirvi in vista del Consiglio dei ministri di oggi nel corso del quale il Governo potrebbe definitivamente ufficializzare le sue scelte. Ieri Tremonti si era limitato ad affermare sulle pensioni «è ancora tutto open». In realtà il nodo che resta da sciogliere è quello dell'entità degli interventi strutturali da adottare. Per cercare di mantenere aperto il confronto con i sindacati, che la prossima settimana dovrebbe sfociare in tavolo unico su pensioni e lavoro, il Governo sta anche valutando se alcune misure specifiche potrebbero confluire in un emendamento alla Finanziaria senza che questa soluzione entri in conflitto con la delega. Ieri il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas, ha detto che «qualche misura stralcio» potrebbe essere inserita nella Finanziaria. Il pacchetto di misure al quale stanno lavorando gli esperti del Welfare e dell'Economia prevede un intervento immediato per sviluppare la previdenza integrativa (agevolazioni fiscali e parità tra fondi pensione chiusi e aperti) che dovrebbe essere accompagnato da un'operazione sul Tfr, imperniata sulla cartolarizzazione. Ma proprio l'intervento sul Tfr, su cui i lavoratori sceglieranno liberamente, è ancora da affinare: convogliarlo "in toto" sui fondi pensione o in minima parte nelle buste paga dei lavoratori. Le altre misure "a presa rapida" dovrebbero riguardare la liberalizzazione dell'età pensionabile e l'abolizione del divieto di cumulo. I disincentivi ai pensionamenti anticipati e il taglio delle aliquote contributive (con contestuale aumento di quelle per "autonomi e "parasubordinati"), su cui si gioca una buona fetta della partita con le parti sociali, potrebbero slittare alla seconda fase. Marco Rogari Giovedí 08 Novembre 2001
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