23/5/2002 ore: 11:45

«Gucci, la fabbrica delle idee»

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(Del 23/5/2002 Sezione: Economia Pag. 22)
INCONTRO ALLA TERRAZZA MARTINI DI PESSIONE. «IL SEGRETO? ESEGUIRE, ESEGUIRE, ESEGUIRE»
«Gucci, la fabbrica delle idee»
De Sole: così ho salvato il colosso del lusso



TORINO
Ascoltare Domenico De Sole, il nocchiero della Gucci, è come assistere a un film che racconta le battaglie e le imprese impossibili dell´alta finanza: trasformare un´azienda in crisi in un gruppo leader sui mercati internazionali. Nella cornice della Terrazza Martini a Pessione, vicino a Torino, è il manager a raccontarsi: trenta minuti che hanno tenuta ferma l´attenzione del pubblico accorso numeroso all´incontro organizzato da La Stampa, la Martini e Rossi, l´Università e la Regione con un protagonista dell´imprenditoria. Domenico De Sole si dimostra un protagonista con la «p» maiuscola. Alto, fisico asciutto 57 anni, nato a Roma da famiglia calabrese di Cirò, è stato avvocato di grido a Washington, nella Gucci entrò nel 1984 diventandone presidente per l´America. Poi, nel `94 tornò in Italia, gli era stata affidata una missione davvero impossibile: salvare dal tracollo la celebre «fabbrica del lusso» nata a Firenze nel 1921. Così Chiara Beria, direttrice del settimanale «Specchio», ha fotografato il profilo professionale di De Sole concludendo con la pennellata sull´uomo, sul suo carattere, tratteggiata tempo fa anche dal New York Times: «Nel presidente e ammministratore delegato della Gucci non bisogna mai confondere la cortesia con la debolezza». Perché l´avvocato Del Sole è la personificazione dell´affabilità, della gentilezza. Però, il salvatore della Gucci sa anche essere duro, con gli altri e con se stesso. Quando De Sole accorse al capezzale del declinante impero del lusso, la Gucci era stata valutata 300 milioni dollari: otto anni dopo, di dollari ne valeva 10 miliardi, l´ultimo fatturato è stato di 2 miliardi e 285 milioni, con un profitto record di 350 milioni. Ancora: nel `95, quando entrò in Borsa, l´azione fu quotata 12 dollari: ieri era a 99 dollari. Cifre straordinarie. Come ci si è arrivati lo spiega il manager: «In Gucci le regole sono poche, chiare: si deve lavorare 35 ore, al giorno, le cose devono essere fatte una settimana fa. Execution, execution e ancora execution: ovvero, delineata la strategia bisogna eseguire, eseguire, eseguire. Questo è il segreto del business». De Sole ricorda lo scenario «orribile che mi trovai di fronte al mio arrivo a Firenze, nel 1994: nessuno lavorava più, nulla funzionava, era un viavai memorandum in cui tutti incolpavano tutti della fallimentare situazione. Dissi: "Basta, invece di piangere ci vogliono idee. O mi aiutate oppure faccio io da solo però, non potendo licenziarvi perché siamo in Italia, mi prendo metà del vostro salario". La risalita è stata immediata, dodici mesi dopo eravamo in Borsa, la nostra missione è produrre ricchezza per gli azionisti». La missione è riuscita malgrado il «tremendo 1997, con la crisi asiatica che mise in ginocchio i mercati e la moda italiana». L´avvocato De Sole continua a essere 24 ore al giorno «al servizio dei nostri azionisti». Le battaglie con la concorrenza dei grandi marchi come Armani, Klein, Prada, per citarne alcuni, «sono una tensione continua che aiuta a mantenerci competitivi anche se mi hanno fatto venire la barba bianca».
Claudio Giacchino

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