26/2/2007 ore: 11:18
"Governo" Un superportavoce nella babele-Unione
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Pagina 12 - Interni ROMA - «Inizio subito: no comment». Davvero non gli fa difetto la prontezza di spirito. Da ieri Silvio Sircana ha trovato il suo cognome appesantito dal suffisso super: Supersircana. In una notte è divenuto Superman. Il suffisso e tutto il resto deriva da una misura coercitiva e inderogabile contenuta nella nuova tavola programmatica di Prodi: all´undicesimo dei dodici punti il suo portavoce, appunto Silvio, diventa portavoce di tutti. E quindi: super. O ancora e meglio: wonder Sircana. Ieri Roma, più spazientita del solito, ha finalmente avuto accesso al triangolo del Potere: niente auto blu, nessun autista sfaccendato, nemmeno l´ombra di deputati e senatori tra il Senato e la Camera. Solo i portavoce erano in giro. Ventiquattro per ventiquattro ministri, al netto dei colleghi impegnati a dare fiato e idee ai segretari di partito, ai capigruppo e poi anche, perché no?, ai sottosegretari. Perciò ha fatto clamore la draconiana decisione di far confluire tutte le informazioni nelle mani del filiforme Sircana, fatto quasi come Fassino solo poco più basso. Egli è ora delegato a regolarne il flusso, a sviluppare l´impatto mediatico e a condurre Romano Prodi verso la frontiera della prontezza televisiva: parlar poco ma chiaro. Lui per tutti. E così è passata per Sircana la terza giornata di crisi: spiegare e illustrare, appunto, la questione del super. «Consideri che la cosa è molto più banale e più operativa di quel che si crede». E´ divenuto portavoce dell´intero esecutivo e non soltanto del premier, da qui l´aumento del grado e delle funzioni, «ma per meglio gestire e coordinare, dare sobrietà, semplificare e non raddoppiare. Nulla più». Purtroppo la sfida è ardua. Come certo difficile lo è stata per tutti e in ogni tempo. Paolo Bonaiuti, Paolino per i colleghi, principe del portaparola, signore garbato e sempre galante, anche ieri ha risposto, seppur velocemente: «Ti giuro, meno appaio meglio sto. Fammi correre adesso». Cortese ma inflessibile, colpì Berlusconi con un calcio sugli stinchi, rapido e non visto, pur di scongiurarlo, in una di quelle conferenze stampa più maligne del previsto, a portare finalmente silenzio. E anche gli attuali colleghi di Sircana, destinatari della nota che riduce loro agilità e voce, hanno fatto ogni sforzo per tentare di dare argine all´effetto Babele. Per volontà di Cosimo Torlo, portavoce del ministro Damiano, si ritrovarono tutti (purtroppo eccetto Sircana) per registrare l´assetto comunicativo del governo. Era il 24 gennaio e si videro all´Altro Mastai, ristorante coi fiocchi della Capitale. Il menù: cubetti di tonno al cacao e fagiolini, guance di vitello brasato, vino Frescobaldi. «Avremmo intenzione di rivederci, già si era fissata la data. Due giorni questa volta, il 17 e il 18 marzo, a Montalcino», dice Torlo. E ancora spera. Appena sparsa la notizia del super portavoce, i primi commenti dei politici. L´Unione compatta ed euforica: «Bisogna dare una risposta ai "si dice", ai virgolettati inseriti con la dicitura "a quanto si apprende", alle indiscrezioni diffuse senza dar conto del padre e della madre della notizia». Vergata a più mani, e sottoscritta dai deputati Riccardo Villari della Margherita, Franco Ceccuzzi dei Ds, Loredana De Petris dei Verdi e Tommaso Sodano di Rifondazione comunista, la nota è secca, decisa e plaudente. Più scoraggianti, purtroppo, i commenti degli avversari. Giuliano Ferrara: «E´ una scopiazzatura del primo governo Berlusconi nel quale io fui ministro e portavoce. Io però ero ministro, lui no». Senza che Sircana si sconforti oltre il lecito, del resto non c´è nulla di cui dolersi, gli unici sorrisetti maliziosi in una giornata molto tesa e telefonicamente molto trafficata si sono registrati al momento della lettura della tavola, scorrendo la fine. Al punto undici, tutti a ridere. Perché? Luca D´Alessandro, capo ufficio stampa di Forza Italia: «Ma è chiaro, è difficile tenere buoni e far dire cose simili a due rappresentanti dello stesso partito. Figurarsi la gestione di ventiquattro esponenti di cinque, sei, sette sigle diverse. La vedo complicata». Difficile, anche vista da sinistra la questione si presenta difficile. Cosimo Rossi, portavoce di Giordano: «La comunicazione riesce se non è autoritaria. Berlusconi ha le televisioni, Prodi no. Imitare la gerarchia del primo senza le sue risorse è tentativo piuttosto velleitario. O almeno, io temo che lo sia». La tavola comunque è scritta e, almeno per il momento, lì resta. |