4/10/2005 ore: 11:47
"Finanziaria" Tremonti: dirò «no» ai condoni, sono inutili
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Pagina 2 LA LEGGE DI BILANCIO - CHIAMPARINO: I RISPARMI POSSIBILI SONO INFERIORI ALLE MINORI ENTRATE CHE CI VENGONO IMPOSTE. IL MINISTRO: ELIMININO LA FIERA DEL ROSPO ROMA «La Finanziaria sta in piedi senza condoni, con quelle che in Europa chiamano misure strutturali. Il condono non va fatto, non serve e se verrà proposto dirò di no». È addirittura categorica - e per molti sorprendente - l’affermazione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, presente a «Porta a Porta». Intanto, sulla Finanziaria 2006 si inasprisce il conflitto tra il governo da una parte, Regioni e Comuni dall’altra, nel giorno in cui i nuovi dati sul deficit fanno intravedere una tendenza negativa dei conti pubblici. Il sindaco di Genova parla addirittura di riconsegnare le chiavi della città, il sindaco di Ancona di spegnere i lampioni, il sindaco di Bergamo di chiusure di asili nido e abolizione di linee di autobus, la presidente della regione Piemonte Bresso studia un ricorso alla Corte Costituzionale. I conti pubblici nei primi nove mesi, con un fabbisogno di 59,9 miliardi di euro, 10% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo il ministero dell’Economia sono in linea con l’ultimo obiettivo indicato dal governo; obiettivo che comporta la violazione del Patto di stabilità europeo con un 4,3% di deficit, già scontata nell’accordo negoziato a Bruxelles nel luglio scorso. Del dato sfavorevole il ministero si consola con la «buona tenuta», nel mese, del gettito fiscale. Ma per i responsabili degli enti locali si tratta di una prova che lo sbilancio nei conti non è colpa loro. I sindaci hanno detto di essere disposti a dimettersi in massa contro i tagli. Il presidente dell’associazione dei Comuni (Anci) che è il sindaco di Firenze Leonardo Domenici, sostiene che secondo i suoi dati «negli ultimi quattro anni i Comuni hanno partecipato in maniera fondamentale all’azione di risanamento dei conti pubblici, facendo risparmiare allo Stato più di qualsiasi altro livello istituzionale»; insomma «si sta aprendo un conflitto di enormi proporzioni che nessuno potrà ignorare». Le amministrazioni locali sono ormai al 70% in mano al centro-sinistra: è il governo di centro-destra che cerca di scaricare su di loro l’impopolarità dei tagli alle spese, o sono loro a sfruttare la situazione per scagliarsi contro il governo? Amministratori di centro-destra assicurano che non si dovrà rinunciare a nulla di indispensabile: «non spegneremo nessun lampione, non taglieremo la spesa sociale, e senza aumenti di tasse o tariffe» sostiene il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato (An). Ma è inutile illudersi di andare lontano tagliando certe voci marginali, osserva il sindaco di Ancona Fabio Sturani (Ds): «nelle Marche la spesa per le auto blu incide per lo 0,2%, la spesa per rappresentanza, relazioni pubbliche e pubblicità non supera lo 0,12%». Il conflitto non riguarda soltanto la dimensione dei tagli - 1 miliardo e 100 milioni di euro in meno rispetto al 2004 per le regioni, 2 miliardi e 20 milioni in meno per comuni e province - ma i vincoli. |