29/9/2006 ore: 11:29
"Finanziaria" Il centrosinistra si misura col ceto medio
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Pagina 4 - Economia/Oggi Di settantamila euro all’anno (lordi) siamo ricchi o siamo in un plotone grigio sul primo gradino del benessere ma ancora lontano dalla ricchezza? Al Sud come al Nord? A Milano come a Torino? Nei centri urbani come nelle periferie agricole o della fabbrica diffusa o dei distretti? L’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, di fronte ai numeri che collocavano la sua tra le citt? pi? care al mondo si vantava del primato, come se fosse il segno della prosperit? generale. Luciano Pizzetti, origine cremonese, da alcuni anni segretario dei ds lombardi, ? stato il primo ad alzare la voce di fronte all’ipotesi che s’elevasse l’aliquota al 43 per cento per i redditi oltre i settantamila euro. Si colpisce il Nord produttivo, chi fatica dalla mattina alla sera e paga di pi?: ?I settantamila euro che si guadagnano in Lombardia non sono gli stessi di Palermo, dove il costo della vita ? pi? basso. Chi li guadagna non ? certo ricco: parliamo di ceti produttivi, anche di lavoratori dipendenti che si sono messi in proprio oppure che si ammazzano di straordinari?. Se a settantamila euro non va bene, quale pu? essere la soglia giusta della “ricchezza”? Pizzetti la propone a centomila euro. Chiara Saraceno, sociologa, vorrebbe gradualit?. Cio?: non si pu? fare d’ogni erba un fascio dai settantamila in su. Ma a settantamila si ? poveri o ricchi? ?Non si ? n? poveri e neppure ricchi. Diciamo che si ? raggiunto il benessere. Il problema ? che tra settantamila e duecentomila la differenza ? forte, eppure l’aliquota ? sempre la stessa. Davvero ? questione di equit?. Equit? che sappia vedere i mutamenti: ?Si continua - dice Chiara Saraceno - nella confusione tra reddito individuale e reddito familiare. Si propone ad esempio, quasi a compenso, la maggiorazione delle detrazioni fiscali sui costi dei figli, facendo riferimento ai redditi del capofamiglia, senza tener conto che le tasse sono sempre individuali, mentre il costo dei figli non ? individuale, ? familiare. Se un altro in famiglia guadagna di pi?? Il centrosinistra pensa ancora che le donne stiano a casa. Insomma, per tentare una redistribuzione, s’inventa lo strumento sbagliato, negando una realt? di tante situazioni diverse e colpendo la famiglia monoreddito?. Ma ci pu? essere equit? fiscale in un paese dove l’evasione ? una specie di carosello senza fine da un polo all’altro dell’esercito dei potenziali contribuenti? Non pagano i ricchi, non pagano i ceti medi, non pagano neppure i poveri dichiarati. In Italia, dodici milioni e mezzo di persone sono esentasse, ma anche tra loro ci sono gli evasori, come la cronaca ha pi? volte raccontato. Non c’? fascia di reddito che si salvi. Perch? tanta evasione? Da una parte sono insufficienti i controlli, dall’altra pesa la forte percentuale di lavoro autonomo: il 28 per cento degli occupati, contro il 12 della Germania, il 13 della Gran Bretagna, l’11 della Francia. Senza poter tener conto di tante variabili (dall’evasione , appunto, al costo della vita, all’economia sotterranea e criminale), a rigor di statistiche, prospera pi? il Nord del Sud: nella regione pi? ricca, la Lombardia, la ricchezza netta pro capite ? circa tre volte superiore a quella delle regione pi? povera, la Calabria. Allora ha torto il Nord a sentirsi afflitto dalle tasse? Spiega Pizzetti ?Mi sembra di rivedere il film degli ultimi giorni prima del voto?. Ici, irpef, irap, condoni... Il balletto. Ma c’? una via di uscita? ?Colpire lo spreco. Mentre alzare le aliquote per i redditi sopra i 70 mila euro oppure, nella sanit?, introdurre ticket di compartecipazione alle spese di degenza ospedaliera per redditi elevati, significa ancora colpire in modo indiscrimato un ceto produttivo, certo pi? forte al nord. Mi sembra, politicamente e socialmente, una scelta sbagliata, che per giunta oscura lo sforzo positivo che il governo vuol compiere per ridurre le imposte sui redditi pi? bassi. Ho visto un manifesto di Rifondazione dove si auspica che “piangano” anche i ricchi. Ecco mi pare che si voglia comunicare solo un’immagine vendicativa e vessatoria. Di questo passo il centrosinistra pu? salutare il Nord, che avevamo riavvicinato toccando certi tasti, dalle infrastrutture al federalismo, forti per? di una visione comunitaria della societ? italiana?. |