23/10/2006 ore: 12:10
«Diritti e lavoro per i clandestini che denunciano gli sfruttatori»
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Pagina 2 - Economia che denunciano gli sfruttatori? Badanti schiavizzate, mercato delle braccia guidato da ?caporali?, operai segregati: ora bisogna intervenire Badanti portate clandestinamente in Italia, private dei documenti, schiave del racket fino a quando non avranno restituito i 4 mila euro del viaggio, all’organizzazione criminale che le ha traghettate verso l’occidente. Braccia vendute nelle campagne foggiane, di uomini e donne preda del caporalato e delle forme pi? feroci di sfruttamento. Operai segregati nelle fabbriche della Valcamonica, privati di qualunque diritto, esposti a qualunque ricatto. Immigrate magrebine noleggiate da cooperative di facchinaggio e costrette a lavorare come operaie, senza nessuna tutela. La tratta di esseri umani, resi schiavi in Italia da padroni bianchi, cittadini del nostro Paese, ? una realt? mai censita, indagata da pochi giornalisti di buona volont?, che hanno squarciato il velo sull’orrore. Dopo la manifestazione dei sindacati a Foggia, dove la Regione ha varato una nuova legge contro illegalit? e caporalato, Susanna Camusso, segretaria regionale della Cgil Lombardia, prova a fare qualche proposta operativa. ?La Bossi Fini ? una legge che ? servita solo a produrre clandestinit?, ma pu? fornirci almeno uno strumento per contrastare il racket delle braccia e la tratta di esseri umani?. Si riferisce all’articolo 18 della legge, che regola l’immigrazione nel nostro Paese, quello che consente, quando ?siano accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero, ed emergano concreti pericoli per la sua incolumit? di rilasciare ?uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza ed ai condizionamenti dell'organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale?. In altri termini, lo straniero che denuncia il racket, pu? essere tutelato e ottenere un permesso di soggiorno per riemergere dalla clandestinit?. Si tratta di una norma che in qualche caso ? stata utilizzata per donne che volevano sottrarsi al mercato della prostituzione ?ma che pu? essere utilizzata per il caporalato e che pu? avere applicazioni pi? estese - continua Camusso -. Sappiamo che spesso, soprattutto le donne, vengono private dei documenti, dalla famiglia, dalla comunit? di appartenenza o addirittura dai consolati. Si tratta di una forma di controllo estremamente ampia, slegata anche dal racket e che ha una potenzialit? specifica di oppressione nei confronti delle donne, che senza documenti sono doppiamente ricattabili, anche se non sono clandestine. ? necessaria una norma che le tuteli, che imponga ai consolati di fornire copia del passaporto e alle questure che l’hanno emesso, copia del permesso di soggiorno?. A monte di tutto per? ?c’? la necessit? di dare accesso all’informazione sui propri diritti, di garantire un percorso di protezione in caso di denuncia?. Un percorso lungo e difficile, perch? chi ? costretto a nascondersi, chi vive condizioni di segregazione, non conosce leggi e diritti e ignora le strade per accedervi. ?C’? un mercato del lavoro che vive sfruttando bisogni estremi, ma si tratta di un mondo sommerso, invisibile, spesso controllato da associazioni solo apparentemente di carit? e beneficienza: non dimentichiamo che una buona parte degli immigrati ? donna, spesso sola. Discutiamo del velo e dell’Islam, ma c’? un’immigrazione, fatta di donne sole, che provengono da paesi cattolici e che ? controllata soprattutto dalla Chiesa. Pensiamo anche a questo. Noi abbiamo il dovere di ricondurre a normalit? il lavoro, ma per farlo, chi ? privato dei propri diritti deve saperlo e la premessa ? una legislazione che consenta di affermarli?. |