28/3/2007 ore: 12:03
"Analisi" Il calcolo sbagliato del Polo (M.Franco)
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Pagina6 - Primo Piano LA NOTA e la vittoria tattica di Prodi azzeccata dell'Udc. La pressione della Nato e dell'America La sconfitta tattica di Silvio Berlusconi appare vistosa. Ma gli schieramenti riemergono comunque deboli. L'Unione rischia sempre la crisi, e subisce il condizionamento dall'estrema sinistra. È istruttiva la parabola di Massimo D'Alema. Un mese fa, al Senato, il ministro degli Esteri aveva stretto nell'angolo l'«antagonismo». Ieri, invece, ha ottenuto il plauso del Prc. Liberazione ha esaltato un discorso dalemiano contenente una confidenza del libico Gheddafi: «Mi disse che gli Usa finanziavano Al Qaeda». La tesi non è nuova; ma, riesumata ora, sa di provocazione. Non solo. Nelle stesse ore, dalla riunione della Nato a Bruxelles sono arrivate nuove critiche per la gestione del sequestro Mastrogiacomo. Il sottosegretario Usa Nicholas Burns ha avvertito che «la grande maggioranza» dei Paesi alleati non vuole trattative in caso di rapimenti: «Nessuno di noi dovrebbe accettare il rilascio di ostaggi in cambio di terroristi». L'ambasciatore a Roma, Ronald Spogli aggiunge che gli Usa vogliono più soldati europei in Afghanistan e meno vincoli alla loro azione: parole inaccettabili, per l'estrema sinistra. Il messaggio arriva mentre il ministro della Difesa, Arturo Parisi, conferma l'emarginazione del Sismi dall'operazione e lascia affiorare un contrasto nell'Unione. Ma in questa fase è difficile un'offensiva degli avversari di Romano Prodi. L'astensione indebolisce il centrodestra; e la defezione dell'Udc, la stessa leadership del Cavaliere. Gli uomini dell'ex premier spiegano la propria scelta sostenendo che la missione si inserisce in uno scenario nuovo; e che dunque occorreva modificare il decreto. Ma per Prodi è facile ribattere che pochi giorni fa, alla Camera l'opposizione aveva detto «sì». Per un sodale di George Bush come Berlusconi, il «no» è impegnativo. Non a caso, Spogli ieri aveva detto di sperare nell'approvazione del decreto. La possibilità che fosse bocciato era concreta. Ed è prepotente il sospetto che l'astensione sia nata da calcoli di politica interna. «Usa e Gran Bretagna conoscono le nostre posizioni», replica il Cavaliere quasi per giustificarsi. Ma l'Unione ironizza sulla «spallata» fallita. E il fatto che l'appoggio dell'Udc non sia stato decisivo, a Pier Ferdinando Casini deve dare un enorme piacere: gli permette di schivare l'accusa insidiosa di avere salvato Prodi. |