11/11/2022 ore: 13:47

Parco archeologico del Colosseo, lo spezzatino della filiera della cultura

Lavoratori divisi tra un cambio appalto incerto e una vaga prospettiva di internalizzazione

Contenuti associati

Per avere un'idea della cura riservata dalle istituzioni al patrimonio culturale del nostro paese è sufficiente soffermarsi su quanto sta accadendo in questi giorni alla gestione di uno dei siti archeologici più importanti d'Italia e del mondo, il Parco Archeologico del Colosseo.

È un'icona senza pari l'anfiteatro Flavio, ma le lavoratrici e i lavoratori che ne garantiscono la fruizione all'enorme pubblico che affluisce in visita si trovano in questo momento divisi tra due ordini di preoccupazioni diverse: l'esito incerto della gara d'appalto in corso, che interessa soltanto i comparti della biglietteria e del controllo accessi, e un’eventuale ulteriore proroga per gli altri servizi, per i quali ancora non è stata bandita alcuna gara e che interessano gli addetti che si occupano di didattica, audioguide, videoguide e call center.

È una novità la procedura di gara Consip bandita soltanto per un segmento dei servizi, che negli ultimi 23 anni erano stati gestiti in toto dalla Società Cooperativa Culture: superato il periodo di immobilità che aveva portato il deserto nei siti culturali durante la pandemia, si è deciso di rimettere insieme l'operatività ritrovata dividendola in blocchi. Non sarebbe sorprendente se una minore compattezza, e una possibile diversificazione contrattuale legata ai diversi destini dei gruppi di lavoratori, finisse per incidere negativamente sull'efficienza del sistema di accoglienza dell'imponente sito archeologico del Colosseo e del Palatino.


“L'Italia ha un patrimonio culturale inestimabile, di cui il Colosseo ne è l'emblema. Un patrimonio che è motore di quel turismo che sta garantendo la ripartenza delle città d'arte e, ancora una volta, politica ed istituzioni, mettono in atto misure che rischiano di frenare lo sviluppo di un settore che potrebbe essere predominante per il Pil del paese. Smembrare ulteriormente la filiera culturale in un sito di eccellenza come il Parco Archeologico del Colosseo, vuol dire deprezzare la cultura e, non a caso, la gara bandita è una gara al ribasso. – afferma Monja Caiolo, Filcams Cgil Nazionale - Che ben venga, dopo 23 anni, una gara per l'affidamento dei servizi, ma lo spacchettamento, con il ribasso che si evince dalla quota destinata per il servizio di biglietteria, è inaccettabile, per la cultura e per i suoi lavoratori, che così rischiano di subire un grave esubero, di ore di lavoro o, peggio, di unità lavorative. Uno schiaffo a chi ha faticosamente traguardato la pandemia e permesso la ripartenza."

Dall'anomalia che ha visto la presenza sull'appalto dello stesso concessionario per oltre 20 anni, molti dei quali in regime di proroga e dopo l’invalidamento dell’ultima gara CONSIP bandita nel 2019 a seguito dei rilievi mossi dall’ANAC, si passa così allo spacchettamento dei servizi, con il timore, per le lavoratrici e i lavoratori delle biglietterie e del controllo accessi di un cambio appalto in cui possa essere messa in discussione la clausola di salvaguardia per il passaggio di tutti i lavoratori, considerato che il bando di gara prevede solo il 5% circa dell’importo destinato proprio alle postazioni di biglietteria.

"Quelli che vanno a gara sono i servizi come sono stati depauperati a causa del Covid - spiega Livia Astolfi, Filcams Cgil Roma Lazio - con le biglietterie fisiche ridotte ad un 5% del totale messo a gara ed in gran parte soppiantate dalla bigliettazione automatica. Non sfugge a nessuno come questo generi profonda preoccupazione, considerando come il Parco Archeologico del Colosseo rappresenti una sorta di ‘laboratorio’ in vista delle future grandi gare di appalto del settore museale nel nostro paese: se l'assetto di questa prima gara post pandemia passa, si rischia di creare un drammatico precedente per il settore". 


"I nostri obiettivi sono da un lato garantire un cambio appalto senza perdite – prosegue la funzionaria Filcams Cgil Roma Lazio - e dall'altro fare chiarezza sulla norma che favorirebbe l'internalizzazione, che è prevista dal Decreto Aiuti-Ter di recente emanazione ed è dunque predisposta, ma di fatto priva di concretezza".

Su quest’ultimo punto, in particolare, scarsa collaborazione si registra dalla direzione del Parco Archeologico, che continua a non rispondere alle richieste di incontro avanzate dal sindacato.

L'attenzione per questa importante compagine professionale della filiera culturale non è mai stata alle stelle. "I lavoratori dei luoghi della cultura sono senza ombra di dubbio un classico esempio di lavoro povero: contratti ciclici con tre o quattro mesi di stop, larghissimo uso di part time involontario e tra loro moltissime sono le donne lavoratrici. Queste persone rappresentano di fatto il primo contatto che visitatori di tutto il mondo hanno quando visitano i monumenti del Parco Archeologico del Colosseo, eppure la loro professionalità non ha voce né visibilità", aggiunge Astolfi. 

Le risorse dedicate alla cultura, in definitiva, invece di essere rafforzate, appaiono indebolite, gli addetti della filiera, separati e a rischio di un ridimensionamento di orario, non riescono ad ottenere il giusto riconoscimento professionale. Sembra sempre tragicamente difficile per le istituzioni di settore riconoscere il valore dei servizi attraverso i quali l'immenso patrimonio artistico e culturale del nostro paese viene offerto al mondo.