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OTTANTA SPA (EX GIACOMELLI SPORT): INSICUREZZA E LICENZIAMENTI PER I 550 DIPENDENTI DEI 46 NEGOZI. SCIOPERI A SINGHIOZZO E DUE GIORNI DI ASTENSIONE TOTALE

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8 giugno 2007

OTTANTA SPA (EX GIACOMELLI SPORT): INSICUREZZA E LICENZIAMENTI PER I 550 DIPENDENTI DEI 46 NEGOZI. SCIOPERI A SINGHIOZZO E DUE GIORNI DI ASTENSIONE TOTALE


Sono 46 negozi che occupano più di 550 persone. È un gruppo di buona consistenza nel comparto degli articoli sportivi. Un gruppo travagliato, perché viene dalla storia Giacomelli, gli imprenditori che sognavano un impero e sono finiti in carcere per bancarotta fraudolenta.

Questa è la parte, del vecchio gruppo, rimasta con la denominazione Giacomelli Sport, comprata da Ottanta spa a febbraio del 2005. Poi, ad aprile del 2006, è la stessa Ottanta spa a essere comprata da Champion Europe spa, la divisione europea della nota compagnia americana di abbigliamento e articoli sportivi.

Per i lavoratori, i vari passaggi di proprietà non hanno rappresentato l'arrivo della sicurezza. Dalla fase di totale insicurezza dei pochi mesi a gestione Ottanta, alla situazione odierna, non è cambiato molto. Per Filcams Fisascat Uiltucs il sistema Champion è «la ristrutturazione a qualunque costo, con trasferimenti "selvaggi" di personale».

Le notizie si rincorrono da sede a sede. L'ultima, che ha destato allarme nei sindacati e nei lavoratori, arriva da Perugia.

«Si annuncia la chiusura del punto vendita – dicono i sindacati – ;, però la data viene tenuta in sospeso perché hanno in piedi una causa per morosità e di sfratto dal centro commerciale».

C'è un incontro con la direzione di Champion. Presentano «a voce, una sorta di piano industriale che prevede la chiusura di tre, quattro, forse cinque punti vendita». Perugia chiuderà, dicono, ma non si sa quando.

Filcams Fisascat Uiltucs chiedono che siano applicate le procedure di salvaguardia previste per legge. La direzione temporeggia, ma a fine maggio si presenta al negozio di Perugia annunciando che «il punto vendita è chiuso dal 30 maggio».

«Pare sia intervenuto un accordo tra il centro commerciale e la società per incentivarli a lasciare liberi i locali» sostengono i sindacati.

Intanto, la direzione si fa viva anche a riguardo dei dipendenti con una proposta di questo tipo: licenziamento individuale dei lavoratori, firma del verbale di conciliazione da parte di ciascuno di loro: «così possono riscuotere la relativa indennità di disoccupazione».

«Una proposta offensiva e illegale» denunciano i sindacati.

L'azienda è perfino stupita, e «offre dei trasferimenti: chi a Trieste, chi a Napoli, chi ad Avellino».

Ad avvelenare ancor di più il clima, nel punto vendita di Venezia avviene un fatto inconcepibile. Il capo negozio aggredisce un lavoratore, procurandogli gravi lesioni e un ricovero ospedaliero.

«Siamo in balia degli eventi e di una direzione che non ha alcuna idea di che cosa capiterà domani», affermano sconfortati i sindacalisti.

«Nell'ultimo incontro, la direzione ha detto che... saprebbe che cosa fare e che vorrebbe davvero farlo, ma non sa che cosa farà, cioè non sa se potrà farlo, perché tutto dipenderebbe... dagli affitti. Insomma, hanno in mente grandi progetti, però potrebbero anche chiudere. Come sia, sempre respingendo l'utilizzo delle procedure di legge». Questa è la paradossale situazione raccontata dai sindacati.

Filcams Fisascat Uiltucs hanno chiesto un incontro urgente al ministro del Lavoro, proclamato lo stato di agitazione con blocco degli straordinari, scioperi a singhiozzo nei punti vendita con aperture ritardate e chiusure anticipate, e un pacchetto di 16 ore di sciopero.

Venerdì 15 giugno ci sarà il primo sciopero totale di otto ore.