1/7/2022 ore: 16:07

Musei Civici Torino, non c'è ancora un bando per il cambio appalto

Si potrebbe profilare il passaggio alla piattaforma Consip: la Filcams chiede un incontro al Comune

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Mentre Torino si candida Capitale Europea della Cultura per il 2033, con il proposito di riqualificare e rilanciare il comparto in vista della possibile prestigiosa occasione, il mondo della cultura cittadino dal punto di vista occupazionale sembra invece orientarsi verso prospettive meno luminose e qualificanti.
Ci sono le istituzioni culturali che fanno il lustro della città, ci sono gli addetti che vi operano da anni e ci sono gli appalti attraverso i quali sono stati assunti, e con loro i punti interrogativi e i rischi di regressione che ogni avvicendamento tristemente propone.
È quanto sta accadendo alle lavoratrici e ai lavoratori che si occupano dei servizi dei Musei Civici di Torino, sei storici spazi espositivi della città - il Polo del 900, il Museo Diffuso, il Museo del Risorgimento, il Museo Lombroso, il Museo della Montagna e il Museo di Anatomia - per i quali si potrebbe profilare il passaggio dalla attuale gestione composta da quattro cooperative socio-culturali e sociali, in scadenza alla fine di luglio, alla piattaforma Consip.
"Siamo venuti a conoscenza, grazie alla stretta collaborazione con la Camera del Lavoro di Torino, che il Comune non sta scrivendo il nuovo bando e che non pensa di prorogare, pur potendolo fare, quello attuale - racconta Ivano Franco, segretario Filcams Cgil Torino - e che la nuova giunta potrebbe rivolgersi alla Consip, che significherebbe affidare questi lavoratori alla Dussmann, l'azienda che si è aggiudicata il Piemonte nella piattaforma. Azienda che, come sappiamo, si occupa essenzialmente di servizi di pulizia".
Sono altre le mansioni dei 47 addetti ai musei comunali di Torino, dall'accoglienza alla biglietteria, alla sorveglianza delle sale espositive, e questo cambio radicale di gestione "non prospetta certo un miglioramento delle loro condizioni, dal punto di vista economico e dei diritti - spiega il segretario - anche se manterrebbero il contratto attuale. Verrebbe a decadere l'obbligo di inserire nell'organico lavoratori fragili e il rischio sarebbe quello di trovarsi a far fronte a tagli di ore e di personale".
Un cambio della guardia che stonerebbe decisamente con i progetti sul lavoro nella cultura e nei servizi museali ai quali la Filcams sta lavorando dal 2019 insieme a Camera del Lavoro, Funzione Pubblica, Slc e Nidil, per fare in modo che tutti i lavoratori del settore, a fronte delle stesse prestazioni, possano avere anche analoghi contratti e diritti. Iniziativa che si è tradotta in "un protocollo firmato come ultimo atto dalla giunta uscente con le tre sigle sindacali e che adesso stiamo riproponendo", aggiunge Ivano Franco. "L'idea che vorremmo mettere in pratica, nell'ambito della contrattazione inclusiva, è di portare tutti i lavoratori a condizioni assimilabili, cercando di elevarle e non certo facendo passi indietro, come rischia di accadere proprio in un appalto dove è coinvolto direttamente il Comune. Intanto siamo arrivati al primo luglio, non c'è un bando e i lavoratori sono fortemente preoccupati".
La soluzione ideale per la Filcams, spiega ancora Franco, sarebbe prolungare il bando attuale, in modo da avere tempo sufficiente per elaborarne uno nuovo che tenga conto delle indicazioni contenute nel protocollo siglato dalla precedente giunta.
Il punto della questione è arrivare a riconoscere, anche in termini economici, la professionalità di queste lavoratrici e lavoratori, invece di lasciarli in balia di una contrattazione al ribasso nella quale si insegue il contenimento del costo del lavoro e si perdono il valore delle competenze messe in campo e la qualità del servizio.
"In questo appalto ci sono persone che lavorano nei musei comunali da anni, che li conoscono alla perfezione e consentono il loro regolare funzionamento: sono il biglietto da visita dei musei, ma anche della pubblica amministrazione". 
Quella pubblica amministrazione che guarda al 2033 e a una ribalta europea per la ricca tradizione culturale della città, l'occasione d'oro che porterebbe a Torino nuovi importanti flussi turistici e aprirebbe una nuova stagione per l'industria culturale e ricettiva del capoluogo piemontese.