31/5/2023 ore: 10:43

Modus, trasferire per licenziare. Le lavoratrici spedite in tre giorni da Firenze a Cuneo

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Un giorno lavori a Firenze, nello stesso negozio dove hai lavorato negli ultimi 15 o 20 anni, e il giorno dopo scopri di essere stata trasferita in un negozio della stessa catena, a Mondovì. Non è uno scherzo di cattivo gusto, è la realtà che stanno affrontando quattro lavoratrici impiegate nella profumeria Modus di via Milanesi a Firenze, che da lunedì, senza alcun preavviso, è stata chiusa in via definitiva.

La società Vallesi, che ha acquisito da Douglas e passato sotto la sua insegna questo e altri punti vendita quando era Douglas a chiudere e vendere, si è sempre mostrata poco propensa a condividere informazioni con il sindacato e quando lo ha fatto ha parlato di un'attività che godeva di ottima salute, senza fare alcun accenno a prospettive di crisi e chiusure repentine.


Ma nel punto vendita fiorentino, nonostante le dichiarazioni della proprietà, la merce da qualche tempo scarseggiava. Fino al primo segnale concreto del cambio di rotta, a marzo, la lettera di trasferimento per una delle quattro lavoratrici, destinazione Faenza.

"Scopriamo che non si tratta di un caso isolato - racconta Valentina Berti, Filcams Cgil Firenze - e che questi trasferimenti, comunicati e resi operativi nell'arco di pochi giorni, senza alcun rispetto delle norme contrattuali che prevedono preavviso, rimborsi e indennità, si stanno verificando anche in altri territori". 

Al tavolo nazionale sollecitato dal sindacato, l'azienda riferisce che i trasferimenti sono dettati dalla necessità di personale in punti di vendita diversi, una storia che copre malamente l'evidenza della brusca eradicazione di lavoratrici per la maggior parte in part-time volontario per conciliare lavoro e cura della famiglia, con stipendi di 800 euro circa con i quali si chiede loro di affrontare il trasferimento in un'altra città, a centinaia di chilometri da casa: l'evidenza, cioè, di un licenziamento coatto.


"Chiediamo allora all'azienda di aprire lo stato di crisi o una procedura di ammortizzatore sociale per queste lavoratrici - spiega Berti - ma Vallesi replica che non c'è alcuna crisi e che anzi sta investendo in questi negozi. Il Ministero dà parere positivo alla possibilità di apertura di una procedura di cassa integrazione non ostativa all'assunzione in altre parti d'Italia e l'azienda, qualche giorno dopo, respinge questa possibilità. I trasferimenti diventano fattivi, le lavoratrici devono muoversi".

Il 25 maggio sono le altre tre lavoratrici del Modus di via Milanesi - una di loro è in maternità - a ricevere la lettera di trasferimento per il Piemonte, a far data da lunedì 29, lo stesso giorno in cui il negozio è stato chiuso. Al sindacato non arriva alcuna richiesta di nullaosta. Viene aperto così lo stato di agitazione, organizzato un presidio che si è tenuto il 29 con la partecipazione e il sostegno  delle lavoratrici e dei lavoratori della zona, e indetta una giornata di sciopero per il 2 giugno.


Il numero dei trasferimenti, almeno 11 a livello nazionale, permetterebbe l'apertura di una procedura di licenziamento collettivo che l'azienda evita, per arrivare rapidamente al risultato desiderato e sottrarsi al confronto con i sindacati. 

"Vallesi non risponde nemmeno all'opposizione al trasferimento - aggiunge Berti - condizione necessaria alle lavoratrici per avere diritto alla Naspi".

Quella che si compone e si chiarisce in queste ore intorno alla vicenda Modus è la stessa storia di altre svendite e acquisizioni commerciali che si sono mostrate poi, in poco tempo, un giro di giostra per liquidare punti vendita e personale. 

"Si sono liberati delle lavoratrici in tre giorni, ma la Filcams non le lascerà sole e farà di tutto per tutelarle".