20/11/2023 ore: 16:13

Make Amazon Pay, per la multinazionale scatta lo sciopero globale del Black Friday

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Le lavoratrici e i lavoratori Amazon di 30 paesi nel mondo torneranno a scioperare per il quarto anno consecutivo il 24 novembre per chiedere al colosso dell’e-commerce non solo una retribuzione più equa e dignitosa, ma anche un impegno preciso per ridurre il proprio impatto ambientale e per pagare per intero le tasse che deve nei paesi in cui opera.

 

La data del 24 novembre non è scelta a caso, trattandosi dell’ormai tradizionale Black Friday, giornata chiave per le aziende commerciali e per Amazon, che sulle offerte lanciate proprio in questa giornata punta incassi sempre più consistenti.

 

La campagna di mobilitazione globale ha preso il nome di “Make Amazon Pay” (tradotto con “Amazon deve pagare”) inteso come debito che la multinazionale ha nei confronti dei propri dipendenti, della società, del pianeta. “Amazon prende troppo – si legge nel sito del movimento cui aderiscono centinaia di associazioni – e restituisce troppo poco. È il momento di far sì che Amazon paghi!”

 

Anche in Italia il sistema Amazon è chiamato a incrociare le braccia, in tutti i magazzini dislocati sul territorio nazionale e in particolar modo in quello di Castel San Giovanni (PC) dove, dall'inizio di ottobre, da quasi due mesi, è in atto una mobilitazione che ha già portato i dipendenti ad effettuare ben tre giornate di sciopero l'11 e il 17 ottobre e il 7 novembre. Le rivendicazioni chiare: un incremento di retribuzione inaccettabile a fronte dell'andamento economico di Amazon; l’assenza di forme di welfare e il mancato aumento dell’importo del buono pasto, la mancanza di attenzione alle problematiche di salute e sicurezza; il continuo ricorso a contestazioni disciplinari per futili motivi.

 

Una delegazione di lavoratori dell’hub piacentino parteciperà, sotto le insegne di Filcams Cgil, al presidio internazionale promosso da Uni Global Union a Coventry, sempre nella giornata chiave del Black Friday presso una delle più rappresentative sedi di Amazon.

 

La campagna globale di sensibilizzazione parte dal presupposto che anche le aziende multinazionali devono assumersi la responsabilità di intervenire per mitigare l’impatto ambientale della loro attività, puntando a migliorare le condizioni sociali e ambientali, con l’attenzione rivolta anche al miglioramento delle condizioni di lavoro dei propri dipendenti. Questo, se rapportato all’attività e ai profitti di Amazon degli ultimi tre anni (che con la pandemia hanno raggiunto vette impensabili). “Amazon – recita uno degli slogan della campagna – può permettersi di pagare, ma lo farà solo se costretta a farlo, sotto la pressione di un movimento globale di sensibilizzazione ai problemi ambientali e sociali causati dalla multinazionale”, esplicitando in tre punti chiave le richieste di Make Amazon Pay:

 

·       Amazon spreme i dipendenti.

I salari reali diminuiscono, mentre la multinazionale registra ricavi da record – 121 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2022 – e rafforza le sue tattiche per arrestare l’azione sindacale.

·       Amazon spreme le comunità.

Il colosso dell’e-commerce non ha pagato alcuna imposta sul reddito in Europa nel 2021 e ha invece ricevuto 1 miliardo di euro di crediti d’imposta su 55 miliardi di euro di vendite.

·       Amazon spreme il pianeta.

Nonostante contabilizzi solo l’1% di tutte le vendite di prodotti nel calcolo delle sue emissioni, le emissioni di CO2 della società nel 2021 sono aumentate del 18%.