23/9/2022 ore: 14:19

Immobiliare.it: il n1 per vendere, comprare e licenziare

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Un bimbo che costruisce una casa di cartone e dice grazie IMMO, e un jingle finale ormai entrato nel quotidiano è lo spot di Immobiliare.it il portale di acquisto e vendita di locali abitativi e commerciali che ha avuto l’idea di accorpare gli annunci di diverse società immobiliari. Un’azienda italiana, perfettamente in salute, tanto da distribuire gli utili in premi di risultato ai suoi 200 dipendenti.
Nei giorni scorsi, però, Immobiliare.it ha comunicato a 48 lavoratori con sede a Milano che si sarebbero dovuti spostare a Roma. 
Un’operazione strana che sembra nascondere altro.
“Qualche mese fa l’azienda ha assegnato a diversi lavoratori, tutti dell’ambito commerciale, di occuparsi dell’area centro sud” racconta Lorenzo Masili della Filcams Cgil Milano, “ed ora ha comunicato loro di trasferirsi a Roma per passare la propria esperienza ai team locali.”
Il trasferimento è obbligatorio e il rifiuto comporta il licenziamento, anche se l’azienda si è impegnata “per il raggiungimento del migliore piano sociale possibile a tutela dei lavoratori coinvolti nel trasferimento” cioè
avrebbe proposto ai lavoratori un contributo economico in cambio delle dimissioni consensuali.

“La maggioranza dei dipendenti che hanno ricevuto l’ordine di servizio per il trasferimento a Roma sono confinati in un luogo preciso dell’azienda, il secondo piano. Tutti con esigenze particolari neogenitori, delegati sindacali, lavoratori con fragilità o categorie protette. 
Ma siamo tutti consulenti pubblicitari che abbiamo sempre lavorato da pc o tramite telefono con tutta Italia, quindi, non c’è alcuna necessità di cambiare città per svolgere la nostra mansione” racconta un lavoratore, di cui manteniamo l’anonimato. 

Se non c’è una reale esigenza lavorativa che giustifica il trasferimento, sono tanti i dubbi che ci sia altro dietro questa decisione: “L’idea è che vogliano creare un dipendente modello che non abbia nessun problema e che non si contrapponga mai alle scelte aziendali”.

Una politica del terrore, evidenziata in questi giorni, quando alla ribalta di attenzione ricevuta dai media e alla vicinanza dell’opinione pubblica si contrappone la distanza dei colleghi non interessati dal trasferimento, che non stanno manifestando la loro solidarietà e non hanno partecipato al presidio organizzato presso la sede di Milano, in via Fabio Filzi: “non c’è appoggio da parte loro, sono terrorizzati: è il risultato di anni di convincimento che il sindacato dà fastidio.”

Intanto prosegue la mobilitazione, i lavoratori sono in sciopero da 3 giorni e le organizzazioni sindacali sono pronte a dare battaglia “contro una decisione ingiusta e pretestuosa” prosegue Masili, “e ci siamo attivati per coinvolgere tutti le istituzioni e gli organi competenti al fine di far sospendere il provvedimento.”
Se l’azienda vuole licenziare dovrà avviare e, soprattutto giustificare, una procedura di licenziamento collettivo, assumendosi le proprie responsabilità anche rispetto al personale e alle scelte fatte.