30/9/2022 ore: 14:14

Herbalife delocalizza in Polonia, in bilico 36 lavoratori

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Nonostante le restrizioni contenute nel decreto Aiuti-ter del 23 settembre, le aziende che lasciano il paese per delocalizzare sono sempre di più. Al già lungo elenco si aggiunge in questi giorni la decisione di Herbalife (che opera nel settore del commercio di prodotti per la nutrizione e la cura della persona) di spostare in Polonia le attività di assistenza ai clienti gestite ora tra le sedi di Roma e di Sesto San Giovanni (MI).

La decisione di voler procedere con il licenziamento collettivo di 36 dipendenti è giunta qualche settimana fa dalla dirigenza di Herbalife, scatenando le proteste dei rappresentanti dei lavoratori, che hanno dichiarato lo stato di agitazione, già dallo scorso 15 settembre.

“È inaccettabile – dichiara Pieralba Fraddanni, che per Filcams Cgil segue la vertenza a livello nazionale – che si permetta a un numero sempre crescente di aziende di delocalizzare produzione e servizi, anche per motivi non riconducibili a crisi, ma esclusivamente in nome di un profitto le cui conseguenze negative ricadono, sempre, sulla testa dei lavoratori. Non possiamo più permettere che operazioni meramente economiche siano riconducibili solo ed esclusivamente al costo del lavoro”.

Tutte le attività del Member Service (assistenza ai clienti) verranno centralizzate nel GBS Support Center, ufficio che si occuperà delle stesse mansioni, ma in territorio polacco, delle quali al momento se ne occupano i 36 lavoratori romani e milanesi.

“L’azienda, nonostante la pandemia, ha continuato ad incassare e a fare business utilizzando anche gli strumenti online oltre a quelli tradizionali” rincara il proprio giudizio negativo la segreteria di Filcams Cgil Roma Lazio.

Al termine del primo incontro con l’azienda svoltosi oggi (30 settembre) nella sede di Confcommercio per l’avvio della procedura di licenziamento, Pieralba Fraddanni ha dichiarato: “Non possiamo più accettare che si continui a delocalizzare produzioni e servizi in altre parti d’Europa impoverendo il nostro tessuto economico e produttivo; dobbiamo tornare a parlare di responsabilità sociale delle imprese. Ci riserveremo di mettere in atto tutte le azioni di lotta sindacale e legale a tutela dei diritti dei dipendenti impiegati sul territorio nazionale”.