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Comitato Direttivo FILCAMS CGIL, Roma 27/09/1999

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      Comitato Direttivo Nazionale FILCAMS CGIL
      Roma 27.9.1999
      Appunti della relazione di Ivano Corraini


      Contemporaneamente a noi si sta svolgendo il C.D. della Cgil che affronterà la questione principale all’ordine del giorno e cioè il confronto Governo –Sindacati sulla finanziaria di fine anno.

      Nonostante questa concomitanza noi teniamo il nostro C.D. perché non potevamo rinviarlo ancora una volta.

      Ci sono questioni urgenti e importanti: gli adempimenti organizzativi di cui avete tenuto conto in apertura dei nostri lavori, una doverosa riflessione politica in merito ai contratti chiusi e che si stanno aprendo o sono aperti ovviamente con maggior attenzione a quello del Terziario.

      Abbiamo inoltre bisogno di svolgere alcune riflessioni rispetto al complesso di questioni che si sono poste all’attenzione del movimento sindacale nell’ultimo periodo.

      Questioni, che sono tante, e che ci accompagneranno per un lungo periodo le quali vanno dallo Stato Sociale alla Riforma del collocamento.

      LEGGE SULLA RAPPRESENTANZA ED ERGA OMNES

      che per noi ha un interesse diretto ed immediato (CCNL imprese di pulizia – applicazione integrale del CCNL)

      -la regolamentazione del socio lavoratore e superamento della 602.
      -Le questioni che ancora sono aperte nel dibattito sindacale in merito al Patto di Natale e la concertazione
      -Le questioni sullo Stato sociale
      -Non ultimo all’ordine del giorno, la finanziaria e il confronto con il governo.

      Ovviamente non affronterò tutte queste cose non sarebbe possibile farlo in modo dignitoso.

      Mi concentrerò su alcune considerazioni che traggono origine da questo complesso di cose e che più direttamente impattano con il nostro lavoro, con gli interessi che rappresentiamo.

      La prima questione riguarda un aspetto politico rilevante che emerge dal recente incontro con il Governo sulla finanziaria ’99.

      La divaricazione della posizione Cisl rispetto alle altre due organizzazioni che si registrata al termine del confronto.

      Non è un fatto episodico, né banalizzabile su aspetti caratteriali delle persone.

      Siamo di fronte ad una divaricazione strutturale di linea che investe la sfera della politica e della politica contrattuale del sindacato.

      -Gli episodi registrati in merito ai patti territoriali nel Sud

      -L’accordo separato di Milano

      -Le stesse questioni che si aprono con l’idea Cisl che le contrattazioni di 2° livello possano definire la partecipazione dei lavoratori all’azionariato delle imprese.

      -Che il primato del CCNL Nazionale venga superato a vantaggio di contratti territoriali rimettendo in discussione i minimi salariali e non solo.

      Tutto ciò marca una divaricazione di linea importante e non episodica su cui, davvero dovremo riflettere.
        Oggi queste cose secondo me vengono collocate dentro un contenitore più ampio che è il dibattito sulla:
          -Flessibilità;
          -I Diritti

          e l’intreccio tra i due temi.

          Oggi si parla molto di flessibilità e anche, a volte, a sproposito mettendo dentro allo stesso titolo di volta in volta cose diverse.

          Un conto è parlare di flessibilità
          delle imprese
          della produzione
          del lavoro

          e quando si parla delle flessibilità del lavoro un conto è parlare di: flessibilità dell’orario , di mercato del lavoro e quando si parla di questo – flessibilità in entrata o in uscita (licenziamenti)

          flessibilità del salario e qualcuno ci aggiunge la flessibilità dei diritti

          Il nostro approccio è un approccio selettivo e differente a seconda di quello che si pone.

          -Le flessibilità dell’orario la contrattiamo da sempre
          -Le flessibilità del mercato del lavoro in entrata pure – mentre siamo disponibili per quello in uscita
          -Sul salario in merito ai minimi nazionali rivendichiamo da sempre l’Erga Omnes.
          -I diritti non possono essere flessibili, per noi sono inderogabili, diversamente coniugabili rispetto ai mutamenti che intervengono, ma sostanzialmente inderogabili.

          Ebbene oggi ci troviamo di fronte ad uno scenario in cui a mio parere si misurano almeno 3 impostazioni, visioni in tema di flessibilità.

          UNO in cui anche un passo della sinistra si riconosce e cioè: maggiore flessibilità del lavoro come chiave di volta per lo sviluppo, la crescita economica e l’occupazione anche se ciò significa peggioramento delle condizioni degli occupati e abbassamento della soglia dei diritti che in questo caso vengono assurdamente assunti come privilegi.

          -E’ un privilegio la non licenziabilità se non per giusta causa o giustificato motivo di un occupato rispetto ad un disoccupato, un precario;
          -E’ un privilegio un minimo contrattuale certo e garantito in rapporto ad un sottosalario o lavoro nero;

          e così via modificando davvero in modo improprio gerarchia di valori.

          Pensando

          Assumendo il fatto che limitando questi “Privilegi” si realizzi, chissà in virtù di cosa, l’assunzione degli stessi da parte di chi ne è privo realizzando una media accettabile per tutti.

          E ciò, alle volte arrivando anche a sostenere che la precarietà stia diventando una esigenza una aspirazione di massa tra i giovani.

          C’è un SECONDO filone di pensiero sulle flessibilità in cui milita anche D’Antoni in cui si afferma che la flessibilità va bene purché la si contratti, dando una valenza salvifica in sé all’atto della contrattazione

          -il risultato della contrattazione non importa
          -è buono per il fatto che l’ho contrattato.

          E’ chiaro, allora, che se si contratta la riduzione o l’abbassamento della soglia dei diritti ciò viene assolto dal semplice fatto che lo si è contrattato.

          Per non essere fraintesi: altra cosa è quando si contratta per salvare il salvabile e quello che si ottiene è il massimo ottenibile.

          Va riaffermato che la contrattazione delle flessibilità è una condizione necessaria ma non sufficiente.

          E’ il merito a renderla o meno sufficiente.

          Di questo secondo modo di approcciare il tema della flessibilità ne abbiamo misurato i riflessi sul rinnovo del contratto del Terziario quando la Fisascat, come contropartita alla definizione di un salario di settore per la distribuzione organizzata proposte, sostanzialmente, il superamento del salario minimo nazionale per gli apprendisti per un salario territoriale di ingresso per il mezzogiorno – da realizzarsi con la contrattazione territoriale di 2° livello -

          Questa fu una delle ragioni che ci consigliò di non insistere sul tema.

          C’è poi un orientamento sul tema della flessibilità, che ci ha guidato nel passato e oggi nel rinnovo dei contratti e anche di quello del terziario e che riteniamo più giusto.

          Contrattazione delle flessibilità, di nuove forme di flessibilità in tema di orario, di accessi al lavoro in cambio di nuovi diritti, nuove opportunità, nuove libertà.

          Anzi cogliendo l’occasione della necessità di ricontrattare le flessibilità per cogliere nuove opportunità per i lavoratori in rapporto anche a nuove esigenze che si affacciano nel mondo del lavoro.

          Oggi, per esempio, si fa sempre più pressante l’esigenza di una libertà di vincoli stretti dell’orario imposti dalla produzione e dal servizio e vanno colti

          Posso dire che tutto ciò non è patrimonio culturale solo nostro, e in ragione di ciò mi sento di poter dire che queste divaricazioni di linea tra le organizzazioni sindacali che si manifestano in termini così preoccupanti possono avere riflessi contenuti nella nostra categoria.

          Se si mantiene ferma l’attenzione al merito delle cose e ciò che si è assieme costruito, elaborato, per la realizzazione dei contratti e della politica contrattuale ciò sarà possibile.

          Contraddizione

          D’altronde il salario di settore per la Grande Distribuzione a livello nazionale è in antitesi all’idea del superamento dei minimi nazionali con la contrattazione territoriale

          Ho insistito pure troppo su queste cose, ma noi abbiamo, come scadenze ravvicinate la contrattazione di 2° livello territoriale, aziendale e all’interno di queste come riformare la contrattazione di gruppo con al centro la tematica del decentramento contrattuale.

          Dovremo discutere di tutto questo a breve, oggi non è all’ordine del giorno, non partiremo da zero certo, ma anche le passate elaborazioni vanno ripensate rispetto alle evoluzioni dei settori e dei contratti nazionali realizzati.

          Questa Federazione, stando al merito delle cose da fare, anche negli anni della forte contrapposizione unitaria (83-84) ha saputo svolgere puntualmente il suo lavoro di contrattazione; io sono convinto che, con lo stesso metodo, riusciremo a farlo anche oggi.

          C’è un secondo gruppo di problemi, di questioni al centro del dibattito di oggi e che ci accompagnerà per un lungo periodo.

          Si tratta delle questioni dello stato sociale, della previdenza, delle riforme degli ammortizzatori sociali.

          Sono problemi che indubbiamente metteranno a dura prova i rapporti unitari e i rapporti tra sindacato e governo riportando costantemente alla ribalta la questione dell’autonomia.

          E come spesso conviene, per non essere trascinati in battaglie di schieramento aprioristiche dobbiamo far valere il merito delle cose.

          Anche per questo sarà opportuno che rifacciamo, come Filcams, se possibile unitariamente, un approfondimento di merito su questo complesso di questioni mettendolo in rapporto allo specifico dei nostri settori e dei problemi dei nostri rappresentanti.

          Quello che oggi credo di poter dire con sufficiente convinzione è che, davvero se c’è un problema d sostenibilità per i prossimi anno delle riforme Dini in merito alle pensioni sarebbe sbagliato scappare – va affrontato.-

          Va affrontato a partire dal rispetto di quell’accordo in primo luogo la scadenza del 2001 per le decisioni e le eventuali correzioni.

          Ma perché mai, però non discuterne ora con gli indicatori di cui ora disponiamo, le soluzioni saranno poi rapportate alla verifica puntuale dei numeri nel 2001.

          Dico questo, non tanto perché è ragionevole o semplicemente perché è stato espresso dal segretario generale della Cgil ma per una ragione specifica.

          Se si deve metter mani a correzioni dispersive della riforma Dini, i principi di EQUITA’ E DI GIUSTIZIA su cui prendemmo le nostre scelte per realizzare quell’accordo debbono continuare a vivere e allora proprio in questa fase di discussione, e non dell’ultimo momento vanno rimesse sul tavolo anche le problematiche che Filcams – Flai ed Edili in un convegno di qualche anno fa avevano con forza prospettato con scarsi risultati – perché sono, per noi, tuttora attuali e necessari. –

          (1) Il requisito minimo per la pensione in regime contributivo, il moltiplicatore 1,2 dell’assegno sociale.

          E’ vero che 57 anni di età e 5 anni di lavoro sono condizioni basse per accedere alla pensione ma con la condizione del montante contributivo pari all’1,2 volte dell’assegno sociale, per i nostri lavoratori Part-Time stagionali precari l’asticella si innalza talmente da non poter essere alle volte nemmeno superata.

          Allora riproponiamo di abbassare allo 0,80? Vedremo.

          Su questo punto me la sento di richiamare ad un impegno specifico tanti nuovi difensori della precarietà del mondo del lavoro.

          NOI che costitutivamente tentiamo di farlo da sempre testardamente insistiamo sul tema.

          Oltre a questo, in questa fase di discussione, se si dovesse aprire, dovremo riproporre la questione dell’indennità di disoccupazione al 40%.

          Non ho capito bene, dai giornali, la proposta Salvi di portarla al 60%, non ci sognavamo tanto.

          Se ho ben compreso questa idea si collocherebbe dentro una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, nella quale verrebbe riaffrontata la materia della mobilità, della cassa integrazione guadagni per la quale si affaccia l’ipotesi di estenderla a tutti i settori che ne sono privi.

          Questa è per noi una cosa importante sia perché sistemerebbe, tra le altre cose, la precarietà dei trattamenti di sostegno al reddito per le imprese tra i 50 e i 200 dipendenti e sia perché interverrebbe per le imprese al di sotto dei 50 (fino a dove?).


          Andrebbe sollevato in questo contesto il problema del vincolo di 1 anno di occupazione in aziende per l’erogazione della CIG trasformandolo in occupazione nel settore – la nostra attenzione va al lavoro in appalti: Imprese di pulizia e Mense aziendali.

          Ma il problema vero è il vincolo su cui poggia la delega al governo per fare questa riforma, ovvero che la si deve fare a parità di costi.

          Se sarà così non sarà possibile avere questi vantaggi se non a scapito di costi pesanti per altri.

          Questo vincolo, ragionevolmente dovrebbe saltare per rendere le cose credibili ed accettabili.

          Io suggerirei che il maggior introito del fisco determinato alla lotta all’evasione, tanto reclamato e giustamente, da D’Antoni in questi giorni, possa avere in questo capitolo un utile scopo.

          Faccio velocemente solo un’altra questione di valenza generale, in quanto si ripropone.

          Il patto di Natale sulle regole della concertazione e della contrattazione.

          Oggettivamente, per le difficoltà che i rinnovi dei contratti nazionali di lavoro hanno incontrato:
          I meccanici al Ministero
          Turismo 8 mesi
          Commercio9 mesi
          Imprese di pulimento 1° incontro dopo cinque mesi dalla scadenza.

          Questo è un problema, ma non del patto.

          Un patto che ci offre una cornice di riferimento, regole e uno strumento da impugnare per esigere il rinnovo.

          Non c’è la controprova, ma non credo che staremo meglio senza.

          Lo stupore in merito alle difficoltà dei rinnovi si giustificherebbe se si pensasse che il patto, gli accordi di concertazione, di per sé, superino il conflitto e le autonomie negoziali, mentre davvero, il primo non è eliminabile e le seconde non si deve consentire che vengano superate.

          Non c’è la controprova, lo ridico, ma senza quegli accordi, secondo me, le difficoltà aumenterebbero anche perché sono un vincolo per la impostazione contrattuale, anche per le 3 organizzazioni sindacali, si pensi ai livelli contrattuali e loro compiti.

          In merito ai rinnovi contrattuali, naturalmente mi soffermerò sul rinnovo all’ordine del giorno: il contratto del Terziario per il quale si è la settimana scorsa raggiunta l’ipotesi di accordo, e quello delle cooperative che mi auguro sia davvero in dirittura di arrivo.

          Doverosamente vanno richiamati i contratti conclusi ultimamente : Il Turismo
          I Termali

          e quelli aperti in questo periodo o prossimi all’apertura.

          (1)La vigilanza privata la cui trattativa incomincia domani e della quale va segnalata l’operazione compiuta di allargamento della rappresentanza e della rappresentatività del contratto

          sia associando al tavolo, oltre alle associazioni imprenditoriali tradizionali anche la Federvigilanza , che organizza imprese per ¼ degli addetti

          sia allargando la sfera di applicazione anche ai lavoratori addetti alla vigilanza non armata.

          Andrà seguito con attenzione l’obiettivo posto di controllare il fenomeno dello straordinario, tema molto complesso e delicato in questo settore.

          Per le FARMACIE e i PORTIERI siamo in trattative.

          Per gli STUDI PROFESSIONALI siamo nella fase della costruzione della piattaforma.

          Il verbale di incontro firmato presso il Cnel con le tre Confederazioni sindacali dei professionisti, di cui vi consiglio la lettura, è la premessa ad un rinnovo che porta ad una storica unificazione contrattuale in questo settore, realizzando un contributo che si porrà come nuove contenitore per nuove aggregazioni contrattuali delle libere professioni.

          Anche per questa ragione andrebbe superato il problema della esclusione del tavolo della concertazione delle associazioni datoriali contribuendo a fare chiarezza ai ruoli distinti tra Ordini professionali e Confederazioni sindacali datoriali.

          Il contratto delle Imprese di pulizia è partito il 23 settembre a cinque mesi dalla scadenza.

          Sembra che si debba riscrivere il film del precedente che è durato 36 mesi con una coda ancora non risolta.

          Non solo perché il Giubileo ce lo consiglia ma perché non è giusto, non possiamo consentire che le controparti accarezzino l’idea di riscrivere quel film.

          L’impegno di questa Federazione c’è tutto per assumere con determinazione il problema, mobilitando la categoria, coinvolgendo le Confederazioni, le istituzioni perché questo non avvenga.

          D’altronde molti dei problemi che stavano alla base delle difficoltà del precedente contratto, con il nostro impegno sono stati risolti.

          Il complesso delle regole per risanare e rilanciare il comparto lo abbiamo realizzato, rimane la questione dell’Erga Omnes per il quale speriamo che l’Aula licenzi anche gli ultimi 3 articoli della legge sulla rappresentanza.

          In questo modo il nodo verrebbe a conclusione chiudendo una vicenda per le Imprese, ma realizzando anche un risultato storico per la nostra Federazione.

          La stessa questione annosa del superamento della 602 si sta mettendo bene.

          Il testo unificato sul socio lavoratore in tema di applicabilità dello Statuto dei diritti dei lavoratori, dei trattamenti definiti dai CCNL dei settori di riferimento e l’ipotesi di superamento dei salari convenzionali ai fini contributivi recepisce ampiamente quanto noi volevamo realizzare in tema di diritti per i lavoratori e

          Ciò diventa anche un risultato per una corretta concorrenza sul mercato per le imprese.

          Per venire al rinnovo del contratto del TERZIARIO

          Queste sono le considerazioni che ritengo di dover fare.

          Parto dalla questione più spinosa e più delicata:

          Non aver raggiunto l’obiettivo contrattuale di realizzare un salario perequativo di settore per la distribuzione organizzata.

          Noi avevamo assegnato a questa soluzione contrattuale molti obiettivi, forse troppi,

          Questo se è stato un errore, è da imputare solo a noi, questo può capitare quando nell’analisi si riesce a trovare la chiave giusta.

          Era ed è un obiettivo importante perché si imponeva come necessario da raggiungere dall’analisi del settore e delle sue evoluzioni che noi avevamo compiuto

          E che ci avrebbe consentito di gestirne gli effetti con meno problemi.

          -Avrebbe rappresentato un formidabile strumento di difesa dei diritti acquisiti con la passata contrattazione aziendale.

          -L’obiettivo della solidarietà, di non scaricare sugli ultimi, sarebbe stato più facile

          -L’evoluzione degli assetti contrattuali nel terziario commerciale;
            - l’idea del contratto unico Terziario e Cooperazione avrebbe in questo trovato una sponda coerente

            Ricordo questi spezzoni di analisi non per masochismo ma perché voglio fare politica, una politica che trova nella definizione di una strategia di lungo periodo gli elementi per l’agire quotidiano, non per tutto si intende, ma per gli obiettivi di fondo.

            Orbene questo obiettivo contrattuale non si è realizzato ed ha segnato una sconfitta per quanto attiene la sua realizzazione in questo contratto nazionale.

            Questa sconfitta pesa di più a chi ha contribuito a realizzare l’impianto, ha convinto gli altri a crederci per poi doverne decretare ad un certo punto l’insuccesso.

            Non è sufficiente ricordare che affermammo, quanto lo proponemmo, che eravamo condannati a richiederlo in piattaforma, non avevamo alternative, quindi chiaramente consapevoli delle difficoltà e del possibile insuccesso.

            Abbiamo dovuto abbandonarlo per la situazione in cui ci eravamo venuti a trovare con un no definitivo e unitario della controparte quei no per i quali ci vogliono 200 ore di sciopero per spostarlo e perché, peggio stava diventando un danno.

            Tramontata la proposta filcams di soluzione

            L’affacciarsi della proposta Fisascat ci ha consigliato la necessità di dire stop.

            Ci siamo esercitati anche nell’individuare soluzioni minori, ma credetemi, per ora sulla parola, tutte sarebbero stato un boomerang, peggiori di un insuccesso totale vista la caratteristica del problema.

            Le soluzioni di ripiego ci avrebbero creato danni sulla gestione della contrattazione futura.

            (non ho il tempo per dimostrarlo)

            Ma l’interrogativo oggi da porsi è questo:

            Rispetto ai problemi che rimangono aperti a seguito della sconfitta rispetto ad una soluzione negoziale nazionale su questo punto, siamo più attrezzati ora o sarebbe stato meglio se non avessimo sollevato il problema mettendolo in piattaforma?

            Le opinioni possono essere diverse, la mia è questa ed è che stiamo meglio ora, siamo più forti e più attrezzati ora.

            Avendo posto il problema le ragioni vanno ricercate su due cose:
          1.abbiamo un credito da vantare con la Grande Distribuzione
          2.abbiamo realizzato una consapevolezza e una assunzione politica, anche del tipo di soluzione da dare unitaria nel sindacato ai vari livelli
              E’ una conquista culturale.
          Pensate alle contraddizioni che può avere la Fisascat.

          -contrattazione territoriale come alternativa o prioritaria rispetto al CCNL
          deroghe (contrattare) ai minimi salariali nazionali

          -definizione di un minimo nazionale per tutte le imprese della distribuzione organizzata che come media della CIA che riguardi tutti lavoratori nuovi assunti.

          Il problema è indubbiamente come gestire il mancato risultato nella contrattazione aziendale soprattutto nei Gruppi, ma il terreno a disposizione è indubbiamente migliore di prima.

          L’aver riconosciuto un problema non ci mette in difficoltà perché a quel problema avevamo offerto una soluzione – rifiutata –

          Quindi il che fare per la contrattazione Aziendale e di Gruppo nella Grande Distribuzione parte da:

          -una analisi condivisa
          -da una proposta concreta rifiutata dalle controparti ma condivisa.

          Lo stare sulle cose rispetto alle divaricazioni unitarie è questo

          Fare premio al merito rispetto agli schieramenti preconcetti è questo.

          Ciò non è risolutivo dei problemi ma ci aiuta, questo è innegabile.

          Affrontato per primo l’insuccesso analizzerei l ipotesi di accordo.

          Il mio giudizio è positivo, non concordo con i giudizi negativi aprioristici
          (dico aprioristici perché quando leggo cose che falsificano le verità delle cose scritte nell’accordo è evidente che sono giudizi che prescindono dal merito e, quindi aprioristici)

          Non c’è un imponibile di consenso ma l’obbligo, di non dire cose non vere sì

          Credo che siamo riusciti a fare un contratto su cui certo è caduta la scure della selezione e non sempre ha tagliato sul punto meno doloroso.

          Qui dovremo riflettere in un prossimo futuro su come dovremo costruire le piattaforme per evitare i lenzuoli interminabili.

          Ma che ha realizzato risultati importanti sui temi dei:
          1.diritti individuali
          2.dei trattamenti per i lavoratori
          3.del potere del sindacato ai vari livelli.

          Le soluzioni contrattuali trovate sono soluzioni pulite, trasparenti, non pasticciate.

          Laddove c’è poco quel poco è chiaro.

          Checche se ne dica i passi fatti sono di avanzamento rispetto a prima e in termini significativi.

          Anche qui prendiamo di petto la questione principale:

          LA FLESSIBILITA’

          Parafrasando qualcuno si potrebbe dire, quanti delitti si possono compiere sotto questo nome, compresi quelli di regalare ai padroni i vantaggi per i lavoratori ottenuti con la sua contrattazione.

          Ho detto all’inizio qual è l’opzione a cui mi rivolgo, su cui la Filcams si riconosce da decenni, non da oggi, e che ne descrive il suo carattere costitutivo, il suo modo d’essere, su cui ha costruito una sua identità culturale, un suo senso di appartenenza di gruppo, si categoria, in cui tutti i settori delle Federazioni si ritrovano.

          E’ l’opzione: flessibilità dell’orario, degli accessi al lavoro in rapporto alle mutate condizioni della produzione, degli assetti organizzativi anche indotti dall’innovazione e dalle nuove esigenze della società.

          In cambio di nuovi diritti, migliori tutele e trattamento dei lavoratori con al centro il rafforzamento dello strumento della contrattazione.

          E in coerenza a ciò, come passo successivo, rispondere ai nuovi bisogni che si affermano tra i lavoratori.

          Per primo – maggiori libertà individuali e tra queste le libertà in rapporto all’orario di lavoro.

          Questo ci ha guidato nelle scelte in questo rinnovo. Non ci è stato nulla di improvvisato.

          L’orario di lavoro ridotto rispetto alle aspettative della piattaforma, lo riconosco, ha rappresentato ciò e possiamo dire di aver qui registrato un positivo equilibrio tra flessibilità e diritti confermando appieno il ruolo della contrattazione di 2° livello.

          I vecchi schemi di flessibilità 44 ore x 16 settimane
          48 ore x 24 settimane
          con lo stesso ruolo negoziale delle parti non sono più a gratis

          -vantaggio di ulteriori riduzioni (45’ e 70’)
          -parte delle modalità di gestione riscritte che porta al vantaggio che il 50% va nella banca delle ore.

          Permessi come diritto individuale, certo, senza chiedere per favore – nelle regole e basta –
          (nei vecchi contratti 3 giorni di permesso)

          Era una esigenza che viene da lontano ed oggi è una richiesta di massa che andava esaudita.

          La BANCA DELLE ORE diventa un istituto straordinario per la contrattazione di 2° livello (Lo straordinario?)

          Nel paccheyyodell’orario non va taciuta la decorrenza dello straordinario dalle 40 – 39 e 38 generalizzate per CCNL.

          Non c’è il divisore – era meglio

          Flessibilità - nell’accesso al lavoro

          Apprendistato – nell’ambito della legge è sotto i limiti max della legge lo abbiamo riscritto

          Incremento delle opportunità di assunzione con lo strumento dell’apprendistato.

          -i livelli di inquadramento (2 – 6)
          -maggiore durata 36 su 24 e 48 ma 12 per il 5°
          -rapporto 1/1 ma ripulito

          In cambio nuovi diritti:

          -malattia trattamento
          -stipendio rivisto + altro
          -formazione accettabile
          -diritto alle conferme - Minimo contrattuale
          -Ruolo OO.SS. 2° livello
          E. B. parere di conformità su contratto e formazione

          Su questo tema volevano tutto libero con scambio su tutto il resto – Non lo abbiamo consentito.

          Sul P.T. – per noi un nervo scoperto

          a)da 12 a 16
          b)supplementare 120 ore da 75
            ma consolidamento più forte e tolti i max per coerenza, coerenza politica nostra per chiudere la forbice, coerenza con decreti su P.T. 28 ore 30 ore.
          c)35% le evasioni certe si ridurranno

          Nuova tipologia 8 ore studenti e P.T.

          Impatto grande e positivo nell’opinione pubblica – abbiamo colto nel segno.

          I limiti tipologici delle 8 ore del giorno e il rimando alle Contrattazioni integrative aziendali per la gestione dell’orario evita che diventi una precarizzazione del rapporto di lavoro:

          -risponde ad esigenze delle imprese
          -coglie un pezzo forte delle esigenze giovani
          -li immette in modo vero nel mondo del lavoro.

          Non è episodico, è a tempo indeterminato e una volta terminata la loro condizione entrano nel ciclo normale se lo vogliono.

          E’ un peccato che altre richieste sul Part-Time che erano in piattaforma non si siano realizzate.

          QUADRI

          Non va posto sotto silenzio che siamo la categoria, nel panorama confederale che testardamente riesce a realizzare risultati positivi aggiuntivi per questi lavoratori.

          Per noi davvero la questione della 190 non è stato un episodio a sé stante, ma una scelta politica vera.

          I DIRITTI

          Ne ho parlato in rapporto ai capitoli dell’orario e dell’apprendistato ma hanno un posto anche a sé.

          -Maternità il 100% storico (non ero di questa opinione)
          -P.T. e maternità
          -Infortunio – guarigione clinica
          -La pezza messa in merito al problema dell’inventario per i quadri.

          RELAZIONI SINDACALI

          -diritto all’informazione Nazionale e Aziendale - AFFILIAZIONE – TERZIARIZZAZIONE – ESTERNALIZZAZIONE – LAVORI ATIPICI - PROMOTER
          -Sanità integrativa nel 2° livello Aziendale ……….. e lavorare per il Territoriale
          -Aspettativa non retribuita + vincolante la fruizione del diritto + cogente


          SVILUPPO DELLE RELAZIONI SINDACALI

          Ampliamento dei compiti degli Strumenti Bilaterali

          -Enti Bilaterali Territoriali e nazionali
          -Conciliazione
          -Arbitrato (No alle scemenze che si leggono sui giornali, mal suggerite)

          DIRITTI

          Forse a qualcuno è sfuggito che la modifica dell’orario di lavoro al sabato (quello delle 8 ore) perché si realizzi occorre il parere vincolante dell’Ente Bilaterale Territoriale per le imprese in cui non si può contrattare:

          -nelle fabbriche ci sono gli ordini di servizio
          -per noi, per i dipendenti dei negozi, anche se mediate dall’ E.B. c’è tutela agli abusi.

          SALARIO

          Non lo commento – è buon risultato meglio di altri contatti non marginali

          DURATA

          Quattro anni – 3,5 dalla firma

          Gli strilli per Turismo
          Applausi qui – Non c’è una linea di slittamento, ma scelte adeguate ai problemi.


          CONSULTAZIONE

          COOPERAZIONE

          -Il 4 ottobre incontro per la chiusura
          -Pretese sbagliate di ricopiature in peggio
          -La perequazione l’abbiamo più volte e a più voci chiarita – non si può andare oltre.
          -Le quantità si mediano – si armonizzano
          -I Diritti e il ruolo del sindacato non sono flessibili e non si armonizzano al ribasso del CCNL del Terziario.

          E’ un contratto di transizione, non potrà dare molto, lo sappiamo, ma non deve realizzare inversioni di tendenza in merito ai diritti .

          Dovremo aprire una riflessione in merito alla Cooperazione di Consumo – forme di impresa - mercato – modelli contrattuali e diritti.

          Anche qui finiremo con una consultazione adeguata.

          Io ho finito – spero di aver dato un contributo alla discussione che verrà e alla comprensione di alcune cose.