20/10/2008 ore: 12:21

“LA CGIL FERMA IL COMMERCIO: MALE L’ACCORDO SEPARATO”

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IL Manifesto – 10 ottobre 2008

Contratti – Tavolo Confindustria: oggi possibile avviso comune con CISL e UIL

“LA CGIL FERMA IL COMMERCIO: MALE L’ACCORDO SEPARATO”

Roma – La Cgil lancia un nuovo fronte: la lotta dei lavoratori del commercio. Dopo la scuola (sciopero unitario proclamato per il 30 ottobre) e il pubblico impiego (per ora manifestazioni regionali, pronte a diventare una sola, nazionale), le barricate si sposteranno nei supermercati e centri commerciali, e la data è già stata decisa: sarà il 15 novembre. Con un obiettivo prioritario: dire no all’accordo separato firmato da Cisl, Uil e Confcommercio. Ieri la Filcams Cgil ha riunito i suoi quadri e delegati all’Auditorium del Massimo di Roma, 1500 persone provenienti da tutta Italia: forti del sostegno della base (ben 492 ordini del giorno approvati da altrettante assemblee), i rappresentanti del commercio hanno deciso di procedere allo stop nazionale.
Bisogna anche notare che lo sciopero è stato fissato tra una quarantina di giorni, dunque c’è tutto il tempo per un accordo: che però non è facile. Il segretario generale Cgil Guglielmo Epifani, ieri ha spiegato che il 15 ottobre andrà all’incontro con Confcommercio, ma spiegherà al presidente Carlo Sangalli che per la Cgil “è impossibile negoziare un accordo sulle regole, se resta aperta la ferita” dell’accordo separato. Come dire, la via di uscita è possibile, ma se si scrive un nuovo testo incorniciandolo in quello che si sta discutendo con la Confindustria (che, altrettanto, non è affatto a portata di mano): “Se tu Confcommercio decidi di fare un accordo separato – ha detto Epifani – poi non puoi chiedere alla Cgil di fare un’intesa sulla riforma del modello contrattuale. Non siamo una cosa diversa, siamo sempre gli stessi”. “Se sulla riforma ci sarà un tavolo trasparente – ha concluso il segretario – porteremo le nostre proposte per raggiungere un accordo. Al momento, la Cgil ha opinioni diverse molto forti e serie sul tema. Non firmeremo accordi che non condividiamo e non fermeremo gli scioperi”.
Già dal momento dell’accordo separato, comunque, la Cgil da un lato, e Cisl, Uil e Confcommercio dall’altro, hanno offerto due letture diverse: il sindacato di Corso d’Italia spiega di non aver mai rotto, ma di aver chiesto a Cisl e Uil di poter consultare i lavoratori prima di un’eventuale firma. Dall’altro lato, le tre “controparti” (se le possiamo definire tutte insieme così), dicono che la firma è arrivato solo dopo che la Cgil ha lasciato il tavolo. Infatti ieri Sangalli ha rincarato: “Paradossalmente, sono d’accordo con Epifani. Ma, a differenza di lui, penso che proprio un confronto sulle regole potrebbe e dovrebbe indurlo a riflettere sul perché, dopo un lungo e difficile confronto, Confcommercio, Cisl e Uil siano riuscite a siglare un contratto, mentre la Cgil si è chiamata fuori”.
Insomma, sempre di più lo snodo sta nell’incontro tra i due tavoli: e non a caso Epifani ha chiesto più volte di allargare la trattativa con Confindustria a tutte le parti datoriali – incluso il governo per i lavoratori pubblici – e la stessa presidente degli industriali Emma Marcegaglia su questo punto, almeno secondo le sue dichiarazioni, ha già aperto. La Cgil vuole evitare di creare contratti basati su modelli diversi, in modo da non avere poi un “far west” contrattuale dove ogni impresa può pescare a suo comodo e secondo l’unica regola del ribasso dei costi del lavoro.
Franco Martini, neo segretario della Filcams, ha spiegato che “la Cgil non ha firmato perché quell’intesa separata produce su alcuni punti importanti un significativo peggioramento della condizione di chi lavora. Non abbiamo firmato per ragioni di merito sindacale”. “L’effetto concreto sarà, laddove fosse applicato, che le aziende otterranno il duplice risultato di applicare il lavoro domenicale quando vogliono e di pagarlo meno”, ha proseguito. Martini ha quindi “rinnovato l’invito alla Fisascat e alla Uiltucs affinché si promuova unitariamente una consultazione dell’intero settore: non si è voluta riconoscere neppure la validazione attraverso la consultazione dei lavoratori, noi che chiediamo il loro voto”.
Infine, dal fronte del tavolo con la Confindustria – che si riunirà oggi - Luigi Angeletti (UIL) preannuncia un possibile accordo separato sotto forma di un “avviso comune”: “Se firmeremo un avviso comune, dovremo essere pronti a sostenerlo”.