Sono state circa 300 mila le richieste di sanatoria per colf e badanti provenienti da Paesi non comunitari. Poche, secondo associazioni e opposizione. Quelle previste, ribatte il ministro dell’Interno Roberto Maroni: «Nessun flop, la relazione tecnica che accompagnava il provvedimento parlava di 300 mila lavoratori». Maroni ha anche bocciato l’ipotesi di una proroga dei termini. La regolarizzazione porta nelle casse dello Stato 150 milioni di euro, grazie al contributo di 500 euro per lavoratore versato da ogni datore. Il maggior numero di richieste (175 mila) ha riguardato le colf. A richiedere più moduli (quasi 53 mila, il 15% del totale) sono stati cittadini della provincia di Milano; seguono quelle di Roma (39 mila), Napoli (28 mila) e Brescia (13 mila). Le nazionalità di lavoratori più richieste sono l’ucraina (44 mila, il 13% del totale), marocchina (41 mila) e moldava (30 mila). Prima dell’avvio della procedura, indicazioni del Viminale stimavano in 500-700 mila gli accessi alla sanatoria. Famiglia Cristiana punta il dito contro «improvvisazione, confusione e requisiti troppo rigidi». Le Acli valutano tra il 30 e il 40% la stima delle famiglie che, pur interessate, hanno rinunciato alla regolarizzazione per il reddito richiesto, le 20 ore minime lavorative, il requisito della casa e, soprattutto, il costo complessivo del rapporto di lavoro.