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08.01.2004 “Meglio na canzone”, Berlusconi “si regala” alle sue dipendenti di Enrico Fierro
Ma sì, «Meglio na canzone». L’Italia va a rotoli? Non ci pensiamo: «Meglio na canzone». E’ il vero inno del Cavaliere. Altro che «Fratelli d’Italia»: da quando il nostro ha inciso insieme al posteggiatore ad personam Mariano Apicella l’omonimo cd, questa è la canzone da cantare nelle grandi occasioni ufficiali. All’estero, o in Patria, nelle ambasciate, nelle caserme, nelle scuole e negli uffici pubblici non si dovrà più sussurrare che «l'Italia s'è desta» e «dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa». E chiedersi, angosciati, «dov'è la vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Roma Iddio la creò...». Ma piuttosto canticchiare allegramente che «tenevo ‘a voglia pazza e te vedé, tenevo ‘a voglia pazza e te vasà, vasà sta vocca bella ca cchiù bella nun ce stà, vasà sta vocca doce ca cchiù doce nun ce stà». Italiani, fatevene una ragione: «Meglio ‘na canzone». Se riforma dell’inno sacro deve essere, riforma sia e subito. Così il Cavaliere ha iniziato proprio dai suoi dipendenti della Presidenza del Consiglio, o meglio, dalle dipendenti. Le gentili impiegate, funzionarie e dirigenti. Che per regalo di Natale hanno ricevuto una busta con la severa intestazione «Presidente del Consiglio», dentro un bigliettino da visita con lo «stellone» e il nome e cognome del nostro Presidente-paroliere, una bustina di plastica trasparente con dentro finalmente il Cd. ‘O cd, quello che Berlusconi in persona ha composto con Mariano Apicella. Ci sono tutte le canzoni, quelle che «inteneriscono ‘o core», avrebbe detto l’indimenticabile Vittorio De Sica. Come si fa a non farsi venire i lacrimoni ascoltando «Stu nummero ‘e telefono». Che versi, che poesia, quanto ardore ha tirato fuori il Presidente del Consiglio innamoratissimo di una che proprio lo fa impazzire. «’Stu nummero ‘e telefono è ‘n’ossessione ca sta ‘ncapa a me! ‘O faccio ciente vote, te chiammo...tu nun rispunne e...io sto cu tte!». Ma ci pensate, il Presidente-paroliere, che pure ha tanti problemi, è ossessionato dal telefono, lui chiama e lei non risponde. Zero: neppure la voce di una segreteria. Solo tu-tu-tu. «Ciente vote». Cento volte.
Cose romantiche, eppure il regalo del Presidente è stato poco gradito, al punto che le signore dipendenti di Palazzo Chigi si chiedono, tramite la Cgil-Funzione pubblica del Lazio, chi paga. Già! L’omaggio è del Presidente, ma chi ha acquistato i cd di Apicella-Berlusconi? Berlusconi medesimo attingendo ai suoi risparmi, oppure la Presidenza del Consiglio? Perché se così fosse - ha pagato il contribuente italiano - saremmo di fronte ad un nuovo conflitto d’interessi. Dopo quello tv, il conflitto canoro. Sì, perché delle quattordici melodie contenute nel cd i testi sono tutti di Silvio Berlusconi, paroliere affermato e regolarmente iscritto alla Siae, la società degli autori che paga puntualmente i diritti a musicanti e parolieri. Ma via, troppe domande e troppo insidiose al punto da sembrare quelle poste dal quel ficcanaso del direttore dell’Economist. No, «Meglio ‘na canzone».
Ma il Presidente-paroliere è generoso assai. Pensate che nel gentile omaggio alle dipendenti della Presidenza c’è anche la possibilità di vincere un favoloso premio aggiuntivo, riservato, però, ai «futuri sposi». Foto di Apicella col mento appoggiato su una chitarra e l’espressione di chi ha vinto al superenalotto (quella che fa «Ma chi me lo doveva dire a me»), e retro con cartolina concorso. Basta rispondere a poche domande (nome della «promessa sposa» e del «promesso», indirizzo, numeri di telefono, data e luogo del matrimonio), inviarle a una società di Bologna che si chiama «Io e lui» entro il 31 gennaio 2004 e se si verrà estratti si avrà la fortuna di avere come ospite al matrimonio... Indovinate chi? Ma lui, Mariano, l’ex posteggiatore.
Che si esibisce a Porto Rotondo accompagnato dai gorgheggi di Confalonieri, Previti e Dell’Utri e che ha suonato davanti a Putin (l’ex 007 del Kgb si esibì nella canzone «’O russo e ‘a rossa»: formidabile), ma è un democratico e tiene all’unità nazionale, al punto da scegliere una coppia del nord, una del centro e una del sud. Avanti impiegate promesse spose, compilate il coupon, la fortuna vi assisterà e Mariano vi canterà una canzone che più scaramantica non si può per chi compie il grande passo: «Nun po fernì, st’ammore...ammore mio nun po fernì». Non è Salvatore Di Giacomo, non è Ferdinando Russo e neppure S.Palomba, il mitico paroliere delle più belle canzoni di Sergio Bruni, ma ‘o presidente Berlusconi: dal suo cuore, dalla sua mente sono scaturiti questi versi. E il Presidente-paroliere ha voluto che le sue duemila dipendenti, di ruolo e non, non si privassero di tanta poesia. Nel pieno delle festività s’è messo al lavoro ha trovato i nomi e impacchettato i cd, nonostante i dilemmi che anche nel periodo natalizio lo hanno afflitto. A Nassiriya ci vado a mangiare il panettone con i soldati che rischiano la pelle? Sì, forse no. Vedremo. Comunque «Meglio ‘na canzone». C’è il crac della Cirio e poi quello della Parlmalat, i tranvieri e gli autoferro minacciano nuovi blocchi delle città, l’economia va male, le europee sono alle porte, il semestre è andato come è andato e c’è pure Deaglio. No, troppi problemi: «Meglio ‘na canzone».
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