17/10/2007 ore: 9:51
Welfare: Prodi tra due fuochi, mediazione difficile
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Pagina 2 - Politica PROTOCOLLO WELFARE ALTA TENSIONE Il premier domani parte per Lisbona e le proteste che si sono accese su fronti opposti sconsigliano di aprire un confronto sul welfare oggi, cioè tre giorni prima della manifestazione di sabato. La marcia indietro intimata da Confindustria e sindacati rispetto alle modifiche apportate al protocollo venerdì scorso ha fatto scattare in assetto da combattimento Rifondazione comunista, Pdci, Verdi e Sinistra democratica. Sono stati i «miglioramenti» approvati all’ultimo Consiglio dei ministri, rivendicano nella sinistra radicale, a far astenere invece che votare contro Paolo Ferrero e Alessandro Bianchi e a far dire «sì con riserva» ad Alfonso Pecoraro Scanio e Fabio Mussi. Che ora lancia un monito agli alleati: «Niente passi indietro sui miglioramenti introdotti sul lavoro a tempo determinato». Per questo Prodi ha messo a lavorare il personale tecnico del governo per trovare la quadratura del cerchio e contemporaneamente ha portato personalmente avanti i lavori di mediazione tra le parti. Ma a meno che non sia riuscito nella notte a blindare un accordo accettabile da ambo i lati, verrà confermato l’«al momento» di ieri sera e oggi non ci sarà nessun Consiglio dei ministri straordinario. Tanto è vero che Palazzo Chigi ha chiesto un parere legale sulla possibilità di ritoccare il testo varato l’altra settimana senza un nuovo passaggio formale in Consiglio, per poi trasmetterlo al Quirinale e infine inviarlo alle Camere. Dove la sinistra radicale darà battaglia: «Noi abbiamo molto rispetto per le trattative in corso però il Parlamento è sovrano», manda a dire il capogruppo del Prc a Montecitorio Gennaro Migliore. Prodi registra e si guarda bene dall’accelerare i tempi. Sa che riunire oggi attorno al tavolo i ministri per discutere del protocollo sul welfare può essere rischioso, dato che siamo alla vigilia della manifestazione di sabato. Più conveniente per il premier, in mancanza di un accordo blindato, sarebbe invece aspettare di vedere che tipo di risposta ci sarà all’appello lanciato da Prc e Pdci. Mussi e Pecoraro Scanio non parteciperanno al corteo, ma di fronte a una cancellazione dei «passi avanti» compiuti nel Consiglio dei ministri della scorsa settimana sarebbero messi in difficoltà di fronte al loro elettorato di riferimento. Così come Rifondazione e Comunisti italiani, che finora non hanno fatto altro che sottolineare il carattere non anti-governo della manifestazione, difficilmente potrebbero mantenersi su questa posizione di fronte a un esecutivo che cede a delle pressioni esterne. Rifondazione, consapevole che si sta mettendo nella pericolosa posizione di antagonista anche del sindacato oltre che di Confindustria, si è messa a sottolineare che la sua battaglia non è contrapposta a quella di Cgil, Cisl e Uil. «Il protocollo sul welfare deve essere migliorato e può essere migliorato con la disponibilità del movimento sindacale a guardare i punti di difficoltà», dice Giordano. Ma Paolo Nerozzi, segretario confederale della Cgil e sostenitore di Sd avverte circa l’appuntamento di sabato: «Speriamo che sia una manifestazione ordinata, importante, che vi siano centinaia di migliaia di persone e anche che non ci siano attacchi all’accordo e al sindacato». |