14/1/2002 ore: 8:32

Welfare e lavoro, ultimatum al governo

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(Del 13/1/2002 Sezione: Economia Pag. 15)
A PALERMO ASSEMBLEA NAZIONALE CON 5000 QUADRI DELLE TRE CONFEDERAZIONI PER RILANCIARE L´EMERGENZA MEZZOGIORNO
Welfare e lavoro, ultimatum al governo
I sindacati: «O si cambia o colpiremo uniti»



corrispondente da PALERMO

Fra cinquemila sindacalisti e in un grande sventolio di bandiere, i segretari di Cgil, Cisl e Uil sembrano essersi lasciati alle spalle strappi e malumori, incomprensioni e gelosie. Si è parlato del Sud, dei ritardi, della disoccupazione anche con tassi del 25%, delle cattedrali nel deserto, della fuga verso dove c´è lavoro e anche delle deleghe su pensioni e lavoro. L´occasione, offerta dall´assemblea dei delegati e quadri del Mezzogiorno delle tre confederazioni parse ieri resuscitate (sono affluiti fin dal primo mattino nel Palazzetto dello Sport di Palermo tutti i delegati), è stata utilizzata da Savino Pezzotta per rivolgere un ultimatum al governo Berlusconi: «Ha un mese di tempo per decidere se riaprire o no il confronto con i sindacati. Poi il 15 febbraio vedremo senza escludere nessuna forma di lotta», ha detto il segretario della Cisl riferendosi alla data dello sciopero generale del pubblico impiego. E rivelando «siamo alla cancellazione dei diritti», ha aggiunto: «Sappiamo che se vogliono mettere in discussione il ruolo del sindacato e cancellare le sue conquiste, Cgil, Cisl e Uil sapranno reagire e colpire unite». «E senza fretta, perché lo scontro sarà lungo e molto aspro», gli ha fatto eco Sergio Cofferati che ha anche rilevato: «Il Presidente del Consiglio ama dire che tiene il passo del maratoneta e stia certo che gli staremo al fianco. Non saremo certo noi a correre i cento metri». Il segretario dell´Uil Luigi Angeletti è andato giù pesante deplorando il governo «che non ha chiesto alla Confindustria di fare una cosa elementare, cioè il suo dovere, un grande piano di investimenti e delocalizzazione degli impianti da Nord a Sud anziché verso la Romania». Giunti in pullman, aerei, treni da tutta Italia, ma principalmente dalle altre regioni del Sud, fin davanti al Palazzetto dello Sport palermitano indiscutibile simbolo di ritardi ed inefficienza (un quarto di secolo per costruirlo e utilizzato solo dall´anno scorso dopo fiumi di progetti, miliardi, delibere) i delegati sindacati con valanghe di applausi e slogan ritmati hanno tifato a più non posso per i loro leader. E hanno anche accompagnato sonoramente gli inni di Mameli e quello «Alla gioia» di Beethoven. Primo dello «sciogliete le righe» e del ritorno a casa, la manifestazione ha registrato anche momenti di reale tensione. In discussione, assieme alle questioni centrali del confronto tra governo e lavoratori, anche il tema dell´unità sindacale che - si è insistito su questo - si ricompatta ogni volta che sono messi in discussione problemi fondamentali, appunto, come lo sviluppo del Mezzogiorno, indicato ieri come «fatto essenziale». E su questo battimani scroscianti ha ottenuto Paolo Mezzio, segretario siciliano della Cisl, quando ha ricordato che ogni anno 80mila giovani disoccupati emigrano dal Sud verso il Nord e verso l´estero. Raffaele Bonanni, responsabile della Cisl per il Meridione, polemico con il viceministro palermitano dell´Economia Gianfranco Micciché che è anche coordinatore di Forza Italia in Sicilia, ha detto: «Il governo offre specchietti per le allodole e continua con l´inoperosità nel Meridione, alzando sempre più polveroni». Durissimo Cofferati: «Il governo non solo ignora il problema del Sud, ma vara provvedimenti con forte e odioso carattere antimeridionalista, perché finiscono per creare occasioni dove non ve n´è bisogno e indeboliscono i diritti soprattutto nelle aree più deboli». E promettendo al governo «le risposte che merita» Cofferati, con evidente allusione al ministro del Welfare Roberto Maroni, ha osservato: «Ministri hanno messo in campo un tentativo volgare per dividere il sindacato poiché la nostra unità sui temi centrali dà fastidio. Questi ministri devono imparare a rispettarci e a Palermo hanno avuto la risposta come nelle prossime settimane il governo avrà le risposte che merita se non cambierà radicalmente le sue politiche». Quali scelte per il Sud? A giudizio dei sindacati non certo quelle che governo e Confindustria annunciano di scegliere («ci si basa unicamente su una competitività bassa», ha lamentato fra l´altro Pezzotta), sotto accusa anche la Finanziaria, «che ignora il Mezzogiorno».
Antonio Ravidà

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