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10 Luglio 2004
AUMENTA LA QUOTA IRPEF DESTINATA ALLE REGIONI CHE PER INVESTIRE POTRANNO INDEBITARSI DI PIU’ Via ai tagli alle spese, tasse sulle sigarette Giro di vite su enti e ministeri. I fondi alle imprese ridotti di 1,25 miliardi
ROMA Quattro miliardi e duecento milioni di tagli alla spesa, in gran parte per il 2004, un miliardo e trecento milioni di nuove entrate. Varato il decreto, ora il Parlamento ha circa sessanta giorni di tempo per convertirlo in legge. Il provvedimento approvato ieri dal Consiglio dei ministri permette al governo di bloccare subito la dinamica della spesa mantenendo il deficit italiano sotto il 3% del Pil imposto da Maastricht. Inoltre serve a spianare la strada al piano di riduzioni fiscali che Berlusconi vuole nel Dpef. L’impatto della manovra sarà complessivamente dello 0,9% sul Pil.
I tagli ai ministeri La scure più pesante della manovra si abbatte sulle disponibilità di enti e ministeri: 2,6 miliardi di euro complessivi. Circa 1,4 miliardi verranno risparmiati dai cosiddetti «consumi intermedi» (dalla cancelleria alle pulizie), più di 350 milioni verranno dagli investimenti fissi, vale a dire attrezzature, arredamenti, parco auto. Fra le voci vittime delle tabelle della Ragioneria ci sono anche i residui di spesa (60-70 milioni), cioè le somme che giacciono da tempo nei cassetti dei dicasteri. In termini percentuali ci sarà un taglio del 10% per il triennio 2004-2006 della spesa per l'acquisto di beni da parte di Regioni, Province e Comuni che superino i cinquemila abitanti. Subiranno tagli del 50% i fondi della presidenza del Consiglio, quelli per la cooperazione allo sviluppo, le calamità nazionali (alluvioni, terremoti), il federalismo amministrativo, l'informatica e gli accordi internazionali. Verranno limitati del 30% i fondi per la spesa di funzionamento degli enti previdenziali pubblici, del 15% quelli per le spese per consulenze, missioni all'estero, convegni. Per ottenere risparmi le amministrazioni pubbliche verranno inoltre invitate ad acquistare i beni tramite le aste on-line della Consip (la centrale degli acquisti del ministero del Tesoro), oppure (è il caso soprattutto degli enti territoriali) ad adeguarsi agli stessi standard prezzo-qualità.
Accise sulle sigarette Anche in questo caso non si toccano direttamente le tasche dei cittadini, ma l’intervento del governo potrebbe indirettamente costare un aumento delle «bionde». A onor del vero, in Italia fumare costa molto di meno di quanto non accada all’estero: in Gran Bretagna ad esempio un pacchetto di sigarette costa mediamente più del doppio. Il decreto correttivo non introduce alcun aumento (l’Eti, fino a pochi mesi fa pubblica, è stata recentemente acquistata dalla British Tobacco) ma di fatto limita i ricavi dei produttori. In sostanza il governo ha deciso di attuare ogni sei mesi (e non più una volta l’anno) il «riallineamento» di una delle due accise che si applicano sui prodotti da fumo. In questo modo, lasciando immutato il prezzo di vendita, aumentano gli introiti fiscali, limitando i ricavi industriali per i produttori.
La scure sugli incentivi Nonostante le pressioni di An e Udc perchè venissero risparmiati, la mannaia del Tesoro si abbatte in particolare sui fondi della «488», la legge che finanzia soprattutto le piccole e medie imprese del Mezzogiorno: 750 milioni di tagli. Di 250 milioni circa è il risparmio previsto sui fondi alla programmazione negoziata ed ai contratti di programma, destinati invece alle imprese più grandi. Altri 250 milioni di euro, ma in questo caso la cifra è in via di definizione, dovrebbero essere sottratti al fondo «aree sottoutilizzate» e crediti d’imposta. Viene infine posto un tetto di 1.700 milioni di euro per gli incentivi di alcune altre leggi. Su queste tabelle, però, il governo potrebbe introdurre ulteriori modifiche per riequilibrare gli incentivi.
Banche e assicurazioni Se come ha detto il sottosegretario Vegas «non verranno toccate le tasche dei cittadini», è possibile che la stangata rifilata dal governo a banche, società di intermediazione, assicurazioni e Fondazioni (1,3 miliardi in tutto) in qualche modo si rifletta sul costo dei servizi per i cittadini. L’Adusbef nei giorni scorsi ha calcolato un aggravio di 75 euro a famiglia. Le assicurazioni dovranno versare 700 milioni di euro in più attraverso l'imposta sulle riserve del settore vita e sui fondi pensioni, che verrà ritoccata dallo 0,20 allo 0,30%. Le banche e le Sim pagheranno 370 milioni di euro in più di Irap, con una modifica alla base imponibile che riguarda le «riprese di valore su crediti verso la clientela» e gli «accantonamenti per rischi su crediti, compresi quelli per interessi di mora». Per gli enti non commerciali, come le Fondazioni Bancarie, è prevista la cancellazione dello sconto fiscale sull’Ires. Nei giorni scorsi l’Acri, l’associazione delle casse di risparmio, ha avvertito che l’aggravio fiscale potrebbe far crollare del 20% le erogazioni a fini sociali delle Fondazioni.
Più Irpef alle Regioni La modifica non toccherà i contribuenti, perchè l'Irpef regionale attribuita in «compartecipazione» è ritagliata all'interno delle aliquote Irpef statali. Il decreto prevede che per il 2004 e il 2005 siano rideterminate le quote di Irpef, Iva e Irap che lo Stato attribuisce alle Regioni per evitare che il rallentamento del ciclo economico si traduca in meno risorse per le Regioni. D’altra parte, il decreto permetterà alle Regioni di aumentare il proprio deficit se questo servirà a finanziare contributi agli investimenti. (a.ba.)
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