Versace scommette sui negozi
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Made in Italy La griffe investe 220 miliardi per rafforzare il controllo sulla distribuzione
 Versace scommette sui negozi Nel 2000 il fatturato è cresciuto del 5% a 875 miliardi - Il margine operativo si impenna (+25%) Paola Bottelli
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MILANO Versace archivia il 2000 con un fatturato consolidato di 875 miliardi di lire, in crescita del 5% rispetto all’anno precedente, e con un margine operativo lordo (Ebitda) di 99,7 miliardi, in aumento del 25,2%, mentre l’utile netto è diminuito del 12,3% a 15,6 miliardi. E nel 2001 il gruppo milanese sta avviando massicci investimenti sul fronte della distribuzione e dei negozi. Spiega Santo Versace, presidente e amministratore delegato: «Il 2000 per noi è stato l’anno della ripartenza: abbiamo posto basi molto solide per il futuro. È un lavoro lungo, l’azienda era lanciata al massimo e alla vigilia della quotazione in Borsa quando, nel ’97, Gianni Versace è stato ucciso a Miami. Abbiamo ribaltato l’azienda e nel prossimo biennio investiremo 220 miliardi di lire per integrarci verticalmente verso valle attraverso il controllo diretto di filiali distributive e retail: attualmente le boutique gestite direttamente, che nel 2000 hanno rappresentato il 27% dei ricavi caratteristici, sono una sessantina e dovranno aumentare fino a quota 80». Questa operazione fa seguito alla riorganizzazione industriale conclusa nel 2000, i cui risultati positivi si faranno sentire anche quest’anno: possibile l’acquisizione di produttori di scarpe e accessori («non marchi», puntualizza Versace) per accentuare l’integrazione. «Per quest’anno — aggiunge l’imprenditore — prevediamo una crescita dei ricavi del 9-10%, intorno a quota 960 miliardi, mentre per l’Ebitda l’obiettivo è di centrare il 13% del giro d’affari rispetto all’11,7% dell’anno scorso e al 10,2% del ’99». Nel dettaglio del bilancio 2000, i ricavi dell’attività caratteristica sono aumentati del 9,3% a 856 miliardi. Core business resta l’abbigliamento con un giro d’affari di 435 miliardi (+9,2%). Il netto miglioramento dell’Ebitda è stato raggiunto soprattutto grazie alla razionalizzazione delle spese per sfilate, servizi fotografici, pubblicità e promozione, scese complessivamente a 104 miliardi dai precedenti 122. Al 31 dicembre scorso, l’indebitamento finanziario netto del gruppo della Medusa, incluso l’eurobond da 100 milioni di euro lanciato nel ’99 con scadenza nel 2004, è sceso a 102 miliardi dai precedenti 160, essenzialmente grazie alla vendita della villa di Miami: 19 milioni di dollari. La dismissione non ha però generato significative plusvalenze. Al contrario di quanto è accaduto con altre due operazioni avvenute dopo la chiusura dell’esercizio: in febbraio, la cessione di una parte di un immobile in via della Spiga e in aprile la vendita all’asta da Sotheby’s di opere d’arte e arredi contenuti nella villa di Miami. La prima ha consentito di incassare 13 miliardi, realizzando una «sensibile plusvalenza» che resta top secret; la seconda, 11 miliardi con una «leggera plusvalenza». «Nel 2000 — aggiunge Versace — il patrimonio netto del gruppo è cresciuto a 420 miliardi dai precedenti 390. Quindi, rispetto al 31 dicembre ’99, il rapporto tra patrimonio netto complessivo e indebitamento finanziario netto è passato da 2,4 a 4,1, testimoniando un netto miglioramento della solidità aziendale». Sul fronte dei ricavi per aree geografiche, l’Italia è l’unica destinazione che nel 2000 ha registrato un calo: -3,3% a 231 miliardi. In crescita del 9,1% a 227 miliardi l’Unione europea, del 21,2% a 40 miliardi il resto d’Europa, del 13,7% a 208 miliardi Usa e Caraibi, del 36,2% a 94 miliardi l’Estremo Oriente, dell’11,7% a 57 miliardi il resto del mondo. Venerdì 18 Maggio 2001
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