Vercelli. «Aumentano lavoro nero e finti contratti»
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giovedì 3 novembre 2005
NEL MIRINO DEI SINDACATI I BAR DEL TRINESE E DELLA VALSESIA. ANALISI SULLA GRANDE DISTRIBUZIONE IN PIENA CRISI
«Aumentano lavoro nero e finti contratti»
Nel settore commercio e turismo caduto da un anno e fermo da un anno: sarà inevitabile parlarne
Enrico De Maria
VERCELLI «Nel settore del commercio e dei servizi, in particolare nelle aziende con meno di 15 dipendenti, sta dilangando il fenomeno del lavoro nero e dei contratti parzialmente regolari». Lanciano l’allarme i sindacalisti del settore: Piero Bodo (Filcams-Cgil), Lelio Vallaro (Fisascat-Cisl) e Mauro Orsan (Uiltucs-Uil) che, ieri mattina, nella sede della Uil hanno parlato a 360 gradi della situazione, senza troppe perifrasi.
La premessa. In una città in piena crisi industriale, in cui ogni giorno soltanto dalla stazione ferroviaria (e Orsan ha detto che la cifra gli è stata ufficializzata da Trenitalia) partono 9 mila pendolari (senza contare quelli che vanno a lavorare fuori mura in auto o un pullman), il settore del commercio, dei servizi e della cooperazione sembra l’unico in grado di assicurare occupazione. Il fatto è che questi posti di lavoro, secondo i sindacati dei lavoratori commercio, turismo e servizi, nascondono spesso gravi inadempienze contrattuali, che vano a scapito dei lavoratori, della collettività e del settore previdenziale.
I sindacati hanno deciso di fare questa pubblica denuncia dopo aver monitorato le vertenze nei propri uffici, che sono in notevole aumento.
«La situazione nei bar - hanno detto i tre sindacalisti - è esplosiva, soprattutto in alcune aree come quella di Trino e di Borgosesia. I dipendenti o sono in nero oppure hanno un contratto part-time quando invece lavorano tutto il giorno. E non solo, si sta ricorrendo ormai ad un uso massiccio di contratti di associazione ‘’mascherati’’. In pratica il lavoratore diventa socio all’1 o al 2 per cento ma resta a tutti gli effetti un dipendente spesso sfruttato».
Analisi impietosa anche del mondo della cooperazione. Secondo i sindacati, in gran parte delle buste-paga dei soci lavoratori che prestano la loro opera ben oltre le 168 ore contrattuali compare la voce ‘’trasferta’, mentre queste ore in sovrappiù dovrebbero essere pagare come straordinari. Il ‘’trucco’’ è che le trasferte non sono tassabili». Di qui un invito agli enti pubblici, che fanno ormai esclusivamente appalti al ribasso, di tenere conto anche di questi problemi. «Se no c’è il rischio - dicono Bodo, Orsan e Vallaro - di privilegiare ditte che non tutelano i lavoratori a discapito di altre che lo farebbero ma che si devono arrendere ai prezzi praticati dalle Coop».
I sindacati del commercio, servizi e turismo hanno quindi preso in esame il problema della grande distribuzione che incomincia ad essere in crisi anche nel Vercelelse. «In un anno nella nostra provincia - hanno detto ha perso il 10 per cento di fatturato». Di qui l’assenso dei sindacati all’apertura totale anche il lunedì nel comune di Vercelli. «Una chance in più che anche il capoluogo deve offrire alla grande distribuzione - hanno detto i sindacati del settore - per consentirle, ad esempio, di rispettarle il turnover. Purché sia concordata con noi, nell’interesse dei lavoratori».
Secondo Bodo, Orsan e Vallaro, l’apertura della «Bennet» non sta creando i gravi problemi di cui si vocifera al «Carrefour» e agli altri supermercati, mentre invece la possibilità di un nuovo maxi centro commerciale in area Nordind, vicino al casello di Larizzate, costituirebbe un colpo mortale per l’intero settore.
Altro capitolo affrontato nella conferenza-sampa quello delle iniziative di rilancio della città e del settore. «Che vanno - ha detto Orsan - assolutamente concordate, ad esempio, al tavolo bilaterale che è stato costituito nel settore del commercio e turismo. Cose improvvisate non ci stanno bene perché vanno sempre a colpire il lavoratore e servono a ben poco. Il Comune ne prenda atto».
Infine, i sindacati hanno ribadito che le chances di rilancio del territorio sono due: l’ippodromo di Prarolo e l’autodrono di Buronzo. «Sarebbe assurdo - hanno sostenuto - farle tramontare».
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