27/3/2006 ore: 11:09

Upim chiude 15 grandi magazzini

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    domenica 26 marzo 2006

    Pagina 15 - Economia & Lavoro


    Upim chiude 15 grandi magazzini
    Mobilit? per 350
      Ieri sciopero in tutti i negozi del gruppo
      ?Senza un’intesa scontro ancora pi? duro?


      di Giampiero Rossi/ Milano
        ARGINI Prima un giro di vite generalizzato, diritti cancellati e relazioni sindacali retrodatate di una trentina d’anni; poi il colpo basso: annuncio di chiusura di 15 grandi magazzini, con l’avvio della procedura di mobilit? per circa 350 lavoratori in tutta Italia. Alla Upim le cose stanno cos?. E per questo la reazione di sindacati e lavoratori ? destinata a cresce di intensit? in futuro. Ieri i lavoratori della catena commerciale hanno scioperato per l’intero giorno, un sabato di shopping primaverile, e hanno convocato un’assemblea a Milano, dove si concentrano molti dei punti vendita destinati a finire sotto la scure aziendale. Ma la protesta ? destinata a un ritmo in crescendo e potrebbe allargarsi all’intero settore della grand distribuzione.
          La vicenda Upim, infatti, non ? un caso isolato ma la trincea pi? avanzata di un pi? vasto fronte di arretramento dei diritti sindacali e delle condizioni di lavoro nel settore del commercio. A partire dalla “cugina” Rinascente, che come Upim appartiene alla stessa societ? Tamerice, controllata da un fondo di investitori immobiliari, Pirelli Real estate, Deutsche Bank real estate e per un 4% alla famiglia Borletti.
            L’avvento della nuova propriet? ha comportato immediati sconvolgimenti della vita dei lavoratori dell’Upim (e anche della Rinascente). Prima si ? manifestato apertamente l’interesse per il patrimonio immobiliare attraverso un nuovo assetto societario che lo separa nettamente dall’attivit? commerciale. Quindi ? partita l’offensiva sul lavoro con la clamorosa disdetta del contratto integrativo aziendale che da 35 anni caratterizzava la Upim. Ma non ? tutto: perch? in pochi mesi l’azienda ha anche annunciato un piano di sviluppo che doveva tenere conto di alcune ?situazioni di difficolt? mai precisate e ha preavvisato i sindacati della necessit? di discuterne. Ma prima ancora di convocare Filcams, Fisascat e Uiltucs i dirigenti di Upim hanno fatto partire le prime lettere che informavano alcuni lavoratori di Milano, Pavia e Monza dell’avvio della procedura di mobilit?. All'incontro immediatamente preteso dai sindacati salta poi fuori che, violando la legge che obbliga a informare il ministero del lavoro in caso di procedure di mobilit? estese a livello nazionale, l’azienda aveva mandato analoghe lettere anche a Roma , Palermo e altre sedi.
              Iniziano le agitazioni, gli scioperi, ma Upim insiste modificando unilateralmente gli orari di lavoro, rifiutando anche di firmare un accordo proposto dai sindacati perch? - spiega l’azienda - vuole avere, mano libera per modificare gli orari in qualsiasi momento. ?E come si organizza la vita una lavoratrice che non sa che orario di lavor? avr? la settimana successiva??, si chiede Dora Maffezzoli, segretaria della Filcams di Milano e Lombardia che segue da vicino la vertenza Upim. Ma c’? ancora tempo per il colpo di grazia: due settimane fa Upim annuncia che intende chiudere 15 punti vendita in tutta Italia. Si tratta di quasi 350 posti di lavoro a rischio. E a questo punto la risposta dei sindacati ? forte: se all’incontro programmato per mercoled? non ci sar? un cambiamento di atteggiamento, la protesta si far? molto pi? dura.

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