Unione Commercio di Milano: «Le piccole aziende non sono attrezzate»

|
Mercoledì 7 Febbraio 2001
|
 |
|
 |
 |

 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
L’UNIONE DEL COMMERCIO
«Le piccole aziende non sono attrezzate»
Ed ecco il retroscena di una sconfitta annunciata. Dopo aver letto sul Corriere delle intenzioni del Comune in tema di liberalizzazione degli orari dei negozi, il presidente dell’Unione del Commercio Carlo Sangalli decide di scrivere al sindaco e a tutti i membri dell’esecutivo. La lettera, dal tono allarmato, porta la data di ieri: il giorno di convocazione della giunta straordinaria per deliberare la richiesta al Pirellone del riconoscimento turistico. «Apprendiamo - è la premessa - della supposta intenzione del sindaco e di parte della giunta di proporre alla Regione, nell’ambito del riconoscimento alla nostra città della qualità di Comune a prevalente economia turistica, un regime di apertura festiva degli esercizi commerciali che porti ad una incontrollata deregolamentazione del riposo settimanale nel settore del commercio». «Ci appelliamo in proposito - continua la lettera, firmata anche dal segretario generale dell’Unione Costante Persiani - allo spirito della normativa in materia, richiedendo di limitare le possibilità di apertura ai periodi di maggior flusso turistico, e comunque fino a 120 giorni annui». «Quanto sopra - si precisa nel testo - con riferimento alle zone ove, secondo i parametri di legge, si individuano i flussi di visitatori e le dotazioni di strutture che giustificano il riconoscimento». Quindi l’affondo: «Si confida nel senso di responsabilità e nella sensibilità che la pubblica amministrazione vorrà accordare alle esigenze reali del settore e soprattutto delle piccole aziende assolutamente non attrezzate ad affrontare efficacemente, da un giorno all’altro, le conseguenze di una liberalizzazione incontrollata». Sangalli insiste infine sull’aspetto sindacale del problema e ricorda il diritto al riposo, la questione dell’equilibrio delle condizioni operative tra le aziende di varie dimensioni, le «necessarie valutazioni del rapporto tra costi aziendali ed esigenze della clientela». E resta «in fiduciosa attesa». Tocca qualche ora dopo al consigliere delegato Simonpaolo Buongiardino il commento sulla decisione presa: «Saranno i piccoli esercizi a farne le spese. Comunque, se si vuole fare economia turistica devono restare aperti anche gli uffici comunali, le banche, i servizi. Qui si va verso il paradosso dei musei chiusi la domenica e dei negozi aperti». Non nasconde la delusione per la scelta compiuta da uno schieramento sostenuto dai commercianti nella scorsa campagna elettorale. «Allora gli orari dei negozi e l’offerta andavano bene», ricorda Buongiardino.
|
 |
 |
 |
 Cronaca di Milano
|
 |
 |
 |
 |
 © Corriere della Sera
|
 |
|
|
Per offrire una migliore esperienza di navigazione questo sito utilizza cookie anche di terze parti.
Chiudendo questo banner o cliccando al di fuori di esso, esprimerai il consenso all'uso dei cookie.
Per saperne di più consulta la nostra Privacy e Cookie Policy