6/2/2006 ore: 12:30
Ue: «fate posto all’idraulico polacco»
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IMMIGRATI LE BARRIERE POTREBBERO CADERE A MAGGIO. LA CGIL: ?NESSUN PROBLEMA, MA ATTENZIONE ALLA DIRETTIVA BOLKESTEIN?. ADICONSUM: ?UN CONFRONTO INTERESSANTE? ROMA Lasciate che l’idraulico polacco (il temuto idraulico polacco) venga a noi. Sar? di questo tenore l’appello che, gi? mercoled? prossimo, la Commisione Europea dovrebbe rivolgere ai vecchi membri (tutti, meno Inghilterra, Irlanda e Svezia) affinch? allarghino le maglie delle frontiere per i lavoratori immigrati provenienti dagli otto paesi dell’est Europa, entrati nell’Unione nel 2004. Quando Polonia, Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Cechia, Lettonia, Lituania ed Estonia entrarono a far parte della Ue, si stabil? che la libera circolazione della manodopera, vigente negli altri Paesi fin dal ‘92, sarebbe stata applicata ?cum grano salis? nell’arco dei successivi sette anni. La paura di una migrazione biblica di questi popoli in precarie condizioni economiche verso i pingui pascoli dei pi? fortunati fratelli, aveva fatto passare un brivido per la vecchia Europa. La bocciatura della costituzione europea da parte dei francesi andava letta come un segnale di questo diffuso timore. Anche se, per la verit?, gi? da alcuni anni il flusso migratorio verso occidente si era andato via via assottigliando, in misura proporzionale all’aumento del benessere negli stati ex comunisti. E comunque due giorni fa da Praga, dove gli otto paesi erano riuniti, ? giunto un appello a Bruxelles, affinch?, in occasione del primo rapporto sulla fase di transizione successiva al grande allargamento del 2004, la Commissione esortasse i membri di vecchia data a rimuovere, fin dal prossimo primo maggio, quella barriera alla mobilit? occupazionale che gli interessati vivono come una palese discriminazione, dal momento che le restrizioni loro imposte non sono mai state applicate ad altri membri comunitari di nuovo accesso come Malta e Cipro. Occorrer? vedere bene il testo che la Commissione licenzier? mercoled? e poi come reagiranno gli Stati cui l’appello verr? rivolto. Tuttavia ? probabile che dal primo maggio le norme sulla circolazione dei lavoratori possano essere meno restrittive per i cittadini comunitari dell’est europeo. ?Il sindacato non teme alcuna invasione - spiega il responsabile economico della Cgil, Gianpaolo Patta - in quanto ? dimostrato che a far emigrare un lavoratore dal suo Paese non ? il miraggio di guadagnare di pi?, ma unicamente la condizione di invivibilit? nel paese d’origine. Ora, la qualit? della vita nei paesi comunitari dell’est ? molto migliorata negli ultimi anni, complessivamente, e l’emigrazione si va gradualmente riducendo. Non c’? alcun pericolo di invasioni barbariche come alcuni paventano. Se una minaccia esiste nel mercato del lavoro ? semmai quella della direttiva Bolkestein, che punta alla libera circolazione delle imprese, ciascuna delle quali si porterebbe dietro le normative del paese di origine. Per cui un’azienda polacca potrebbe venire a lavorare a Milano alle condizioni contrattuali e normative fissate a Cracovia. Questo non va permesso assolutamente, ma che i lavoratori polacchi vengano qui, non ? un problema?. Eppure l’Italia potrebbe avere uno scossone dall’arrivo del polacco (o del ceco o dell’ungherese), proprio se dovesse venire a fare l’idraulico, un’altra professione artigiana o qualunque altro tipo di attivit? professionale. ?Nel nostro paese - dice il presidente di Adiconsum (una delle maggiori associazioni di consumatori) Paolo Landi - le professioni vengono svolte in regime di monopolio corporativo, e noi crediamo che sarebbe molto interessante vedere gli effetti della libera concorrenza qualitativa e tariffaria che artigiani o professionisti dell’Est dovessero portare?. Ma se l’economia potrebbe trarre vantaggi da un afflusso di manodopera dall’Est, ? indubbio che un travaso repentino di popolazione porrebbe problemi non trascurabili di impatto sociale. ?La questione ? particolarmente cara alla Lega come si sa - dice il responsabile del dipartimento Lavoro del Carroccio, Dario Galli - Noi siamo consapevoli che non ci sar? alcun esodo massiccio, che addirittura le quote d’immigrazione fissate per alcuni di questi paesi non vengono neppure coperte. Ci? detto credo sia azzardato passare da un sistema di quote a quello di libera circolazione “tout court”. Proponiamo, eventualmente, una fase transitoria ulteriore fondata su due elementi: il primo ? che l’immigrazione sia giustificata da un contratto di lavoro col corollario che si stia in Italia finch? il lavoro dura. Nel pieno rispetto del lavoratore, ovviamente, e quindi prevedendo anche penali e buonuscite quando il contratto venga rescisso o si concluda. Il secondo ? che, considerando i problemi che ci vengono dall’immigrazione da paesi islamici, si restringano le quote per questi ultimi e si allarghino quelle per i paesi comunitari dell’Est?. |