19/11/2007 ore: 11:55

Udine. Commercio: in piazza la battaglia della domenica

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    domenica 18 novembre 2007
      Pagina IV - Udine

      Commercio, in piazza
      la battaglia della domenica
        Adesioni fino al 50-60% allo sciopero per il contratto e contro la legge regionale. Illy: «Protesta strumentalizzat

        Camilla De Mori
          Sono scesi in piazza con i cartelli appesi al collo, innalzando le magliette con scritto «più diritti, più tutele», portando a braccia gli striscioni contro le aperture festive «selvagge»: «Prima il lunedì mattina, poi il lavoro continuato, ora la domenica, quando le notti?». Davanti a Palazzo D'Aronco ieri mattina, nel giorno dello sciopero del commercio che ha visto «adesioni fra il 50-60\% nelle aziende sindacalizzate» secondo Mattia Grion della Filcams Cgil, erano quasi in 250 a protestare, a detta della Questura, addirittura «500» secondo Paolo Duriavig della Fisascat Cisl.
            Commesse come Lidia Tarquilio, 42 anni, di Coin, che, da dietro lo striscione «Compagno Bertossi alla messa, in negozio la commessa», dice: «Siamo stufe e arcistufe. Vogliamo i soldi del contratto e anche le domeniche libere. Dovrebbe provare Bertossi ad avere una sola domenica al mese. Io non ne ho neanche una per stare con i miei figli, di 2 e 20 anni». Dipendenti come Silvia, del Città Fiera («Lavorando quattro domeniche al mese ho preso 20 euro in più: non ci pago neanche la baby sitter») o come la quindicina di impiegati di Trony, del medesimo centro, che, scioperando, hanno impedito l'apertura del negozio («Solo in due sono andati a lavorare, noi protestiamo per le nostre famiglie», spiega Andrea Ciani), o come Monica ed Erica, del Carrefour, che scioperano anche per «le colleghe che non vengono perché sono precarie e hanno paura».
              Per il presidente della Regione Illy, «lo sciopero e la protesta dei lavoratori del commercio sono stati strumentalizzati». Lo sciopero, precisa Illy, nasceva per il rinnovo del contratto. «In regione - aggiunge - si sono invece introdotti elementi di critica alla nuova legge regionale. Per questo parlo di strumentalizzazioni». Per lui la legge Bertossi «tutela le imprese e i lavoratori della regione sia nei confronti del Veneto che della Slovenia. I risultati benefici della riforma si vedranno solo fra un po'. Le critiche avanzate oggi mi paiono del tutto strumentali». Ma i sindacati non ci stanno. «Questo dimostra quanto Illy sia lontano dall'umore della gente che oggi è scesa in piazza - s'inalbera Duriavig -. Nessuna strumentalizzazione: le persone non ne possono più della politica fatta a livello di vertice, ma vuole una politica più vicina alla gente. Perché Illy non è venuto a confrontarsi con i lavoratori? Come sindacati lo sfidiamo a farsi un giro con noi nei centri commerciali, per parlare con i dipendenti, per chiedere loro se si sentono tutelati da questa legge. Il contratto e la legge Bertossi sono collegati. Le incertezze attuali sono frutto di norme sbagliate, come la legge Bertossi che incentiva la precarietà. Bennetdocet: del centro di Pradamano in piazza non è venuto nessuno perché lì sono tutti precari, grazie alle aperture volute da Illy».
                Significativa l'adesione allo sciopero, invece, negli altritemplidello shopping. «Al Città Fiera sono andati al lavoro in pochissimi, all'Alpe Adria quattro gatti. Una cosa mai successa prima», dice Franco Barera della Cgil. In piazza le commesse si aspettavano di vedere più gente, ma - assicurano Grion, Duriavig e Moretti della Uiltucs - «l'adesione allo sciopero è stata del 50\% all'Iper e al Mercatone, del 70\% alla Metro, del 40\% al Panorama». Da Coin, spiegano le delegate sindacali Luisa e Emma, «su 38 abbiamo scioperato in 30. Hanno aperto lo stesso, con le guardie. Questa legge non favorisce le assunzioni: nel 2003 eravamo circa 50, oggi siamo in 38». Da Prenatal al Città Fiera, dicono le commesse, «abbiamo scioperato in 5 su 9». All'Iper, «l'adesione è arrivata al 90\% nell'ortofrutta», chiarisce Anna Lendaro, delegata Cgil -. Come sottolinea Duriavig, le tensioni non sono mancate: «In un ipermercato di Bagnaria hanno staccato i cartelli, in un supermarket udinese alcuni sono stati caldamente invitati a non scioperare».

                ***

                I POLITICI

                Lega nord in forze con la Guerra,
                vistosa l'assenza del Pd
                  (cdm) -Solidarietà bipartisan in massa, forse in odor di elezioni, alla protesta dei lavoratori del commercio organizzata da Cgil, Cisl e Uil. E, fra i tanti che in piazza c'erano, le assenze si sono fatte notare anche di più. «Non si è visto nessuno del Partito democratico. Se, come è evidente, le aperture domenicali dei negozi sono un problema sentito dalla popolazione, un partito che si richiama alla gente dovrebbe venire ad ascoltare cosa questa gente ha da dire. Non c'erano neanche i Cittadini, tutti riuniti ad ascoltare Illy all'incontro», hanno stigmatizzato Paolo Duriavig della Fisascat Cisl e Mattia Grion della Filcams Cgil. Che ha aggiunto: «Del consiglio comunale udinese ho visto solo due consiglieri, Carletto Rizzi e la Zoratto (che ci è andata «a titolo personale», ndr). Un po' pochi, visto che la protesta era davanti a Palazzo D'Aronco e visto il ruolo che Udine gioca in questa vicenda», ha concluso ricordando l'incontro della prossima settimana fra Confcommercio, i sindacati, gli amministratori e Cecotti, che farà da ago della bilancia nella definizione dell'accordo sul calendario di aperture.
                    In forze era presente, invece, la Lega Nord, che, per l'occasione, ha distribuito 30mila opuscoli contro la legge Bertossi redatti da Mario Pittoni. La trovata di spirito in pieno stile Carroccio l'ha aggiunta Sergio Copetti di Majano, portandosi appresso i dieci comandamenti su tavole lignee, fra cui "santifica le feste" sottolineato in rosso. La consigliera regionale Alessandra Guerra ha ribadito che «questa legge è contro la famiglia, ma l'impegno sociale dei lavoratori può fare il miracolo di cambiare le cose, come accaduto per il cementificio» e Maurizio Franz ha invitato i sindacati a manifestare davanti al Palazzo triestino la prossima settimana «per organizzare poi un incontro con tutti i consiglieri».
                      Ma i sindacati hanno messo i puntini sulle "i". Ben venga la solidarietà, ma, primo, ha puntualizzato Franco Barera della Cgil, «come ho ricordato alla Guerra, l'accordo sulle aperture non si trova ancora proprio per la deregulation delle città turistiche che è una legge della Cdl: serve quindi un intervento per delimitare gli ambiti turistici dei capoluoghi», secondo, «la nostra prima priorità è modificare la legge, in Consiglio regionale decideremo se andarci autonomamente, per incontrare i capigruppo» e non su imbeccata della Lega. «Sono anche disponibile a manifestare a Trieste - ha aggiunto Paolo Mezzorana della Uiltucs -, ma bisogna ricordare che tutti i partiti contattati ci avevano promesso di intervenire sulla legge Bertossi, invece poi le modifiche sono passate ugualmente».
                        In piazza anche Kristian Franzil con molti altri di Rifondazione: «La proposta del super-ambito non cambia il nostro giudizio negativo sulla legge. Se Bertossi intendeva arrivare ad un tentativo di mediazione, dovrebbe chiedersi perché chi avrebbe dovuto mediare, cioè Comuni e sindacati, è contrario». A schierarsi dalla parte dei lavoratori, come la Sinistra democratica e un esponente Udc, anche la consigliera comunale forzista Elena Zoratto: «Sono presente a titolo personale, perché so che qualcuno del mio partito non è d'accordo con questa protesta. È giusto aprire i negozi la domenica, ma serve buonsenso: 20 aperture festive sono sufficienti».
                          In piazza, dove fra i vari striscioni c'era anche quello del consiglio di fabbrica dell'Emmezeta di Palmanova (e dove ha fatto capolino Gianni Ortis), c'erano anche gli studenti del Csp, con Adele che gridava «i lavoratori che protestano difendono il nostro futuro», e del neonato collettivo Reclaim, che riunisce studenti medi, universitari e precari.


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