Tute blu. Si lavora sulle deroghe ma l'obiettivo è il contratto auto
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Prima ha preteso deroghe per Pomigliano, poi ne ha chiesto l’estensione a tutto il contratto nazionale dei metalmeccanici, infine ha rilanciato con un accordo specifico per il settore auto. Mentre Sergio Marchionne continua ad alzare la posta in gioco, Federmeccanica, Fim e Uilm sono costrette a rincorrere, cercando di minimizzare i danni. L’associazione degli industriali per evitare l’abbandono della Fiat, i sindacati firmatari dell’accordo sullo stabilimento campano per scongiurare che quell’intesa si trasformi nella morte della contrattazione nazionale in genere. Il tutto nel pieno di una crisi che rischia di indebolire il mondo del lavoro e annullare le sue conquiste. Lo ha ricordato ieri il leader Cgil, Guglielmo Epifani parlando della crisi e citando Vittorio Foa: «Non possiamo consentire - ha detto - che il superamento del Novecento ci riporti all’Ottocento ». Cioè «a bassi salari, bassi profitti e alta ricchezza finanziaria».
DEROGHE ED INTESE SPECIFICHE Ieri le tute blu Cisl e Uil hanno nuovamente incontrato gli imprenditori metalmeccanici per discutere delle possibilità di modifica del contratto, che già nel prossimo round del 29 settembre potrebbero essere definite una volta per tutte. La necessità di derogare alla disciplina generale - nei casi di crisi aziendali e di investimenti - si dovrebbe manifestare a livello aziendale, per poi attivare il confronto territoriale e, qualora si trovasse un’intesa, procedere alla verifica nazionale della sua compatibilità con il contratto. Ma la vera partita, finora tutta in salita, è quella su un contratto specifico per il settore automobilistico. Federmeccanica insiste con la richiesta di un incontro il 5 ottobre: «Sulla disciplina specifica per l’auto aspettiamo una risposta dei sindacati» ha ripetuto il direttore generale Roberto Santarelli. Sono però contrarie le tute blu di Cisl e Uil, preoccupate dall’eventualità che l’accordo su Pomigliano sfugga loro di mano. «Noi non vogliamo discutere su quali siano i temi derogabili. Per intenderci, Pomigliano non è un modello» ha sottolineato il segretario della Uilm, Rocco Palombella. «Credo che quell’accordo andrà bene per intercettare la mole di investimenti annunciata dalla Fiat, salvare i posti di lavoro e rispondere a qualche criticità. Se poi la Fiat vuole affermare dei principi, penso che nessun sindacato sia disponibile». Toni più morbidi ma stessa sostanza dal leader della Fim, Giuseppe Farina: «I problemi posti dalla Fiat sono risolvibili dalle regole che troveremo sulla derogabilità del contratto. Se questo risolverà i problemi sollevati dall’azienda, l’incontro del 5 ottobre è inutile». Di ben altro avviso, e fin dagli esordi di questa vicenda, le tute blu della Cgil, che il 16 ottobre scenderanno in piazza a Roma per una manifestazione nazionale. FIOM IN MOBILITAZIONE «Gli accordi separati sono una cosa antidemocratica. Noi non ci sediamo a un tavolo che uccide il contratto nazionale» ha commentato il segretario della Fiom, Maurizio Landini. «Stanno disegnando un sistema che non serve affatto per uscire dalla crisi, ma per avere domani mano libere all’interno delle imprese. Quella che vogliono ottenere è l’impossibilità dei lavoratori di organizzarsi e contrattare la propria condizione». Non aiuta un governo che «rappresenta gli interessi di Confindustria».