Turismo: gli stranieri disertano la capitale
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ItaliaOggi (Turismo) Numero 261, pag. 15 del 4/11/2003 di Massimo Galli
Che le città d'arte quest'anno fossero in crisi, lo si sapeva da tempo. Venezia e Firenze, in particolare. Colpa del crollo degli arrivi di americani e giapponesi. Neppure la capitale si è salvata. A fotografare la situazione è il quinto rapporto sull'economia romana, realizzato per il comune dal dipartimento per le politiche economiche e da Risorse per Roma, che contiene un capitolo dedicato al settore turistico. Sono stati gli italiani a limitare i danni, secondo i dati elaborati dall'Ebt, l'Ente bilaterale territoriale per il turismo di Roma. Tra aprile 2002 e aprile di quest'anno, il crollo degli stranieri si è fatto sentire sia negli arrivi (-10,35%) sia nelle presenze (-8,49%), anche se è cresciuta di poco (+2,13%) la permanenza media. Sono stati i turisti italiani a dare un po' d'ossigeno a Roma: nello stesso periodo, gli arrivi sono aumentati del 7,83% e le presenze del 6,78%, con un calo però della permanenza media che ha sfiorato il punto percentuale. In media, le presenze tra aprile 2002 e aprile 2003 sono scese da 1,408 a 1,355 milioni (-3,72%). Il documento attribuisce l'incremento del turismo italiano ´alla capacità mostrata dagli operatori pubblici e da quelli privati di incrementare il turismo culturale'. La musica non cambia molto prendendo in considerazione il periodo gennaio-aprile: le presenze degli stranieri sono diminuite del 4,38%, mentre quelle degli italiani hanno registrato un +3,63%. A incidere negativamente sono stati soprattutto il Nord America e il Sudest asiatico. Per quanto riguarda l'intero 2002, il dato negativo si attenua considerando il territorio della provincia di Roma: se le strutture alberghiere comunali hanno fatto registrare un calo di cinque punti nelle presenze, quelle provinciali si sono fermate a -4%. Numeri che, secondo il rapporto, dipendono ´da una dislocazione alberghiera dei gruppi organizzati maggiormente indirizzata verso localizzazioni periferiche, ritenute meno sensibili al rischio di attentati'. |