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ItaliaOggi (Turismo) Numero 275, pag. 15 del 20/11/2003 di Gavino Maresu
Per le gite scolastiche uno studente spende anche 300 euro L'industria nazionale del turismo rallenta, ma gli studenti non hanno perso la voglia di viaggiare e soprattutto spendere, tanto comunque pagano i genitori. Secondo un'indagine che sarà presentata domani a Genova nel corso della Borsa del turismo scolastico, i viaggi studio non conoscono crisi: durano mediamente cinque-sei giorni, con una spesa media pro capite di 150 euro, con punte anche di 300 euro (15%). L'alta stagione dei viaggi di istruzione è concentrata nei mesi di marzo/maggio (86,5% del totale), con prevalenza in marzo (38,5%), seguito da aprile (35,5%) e da maggio con il 12,5% dei viaggi, mentre febbraio, con il 6%, rappresenta l'inizio della stagione del turismo scolastico. Il restante 7,5% della domanda viene spalmato nei restanti mesi dell'anno. Lo studio è stato condotto da due ricercatori dell'università di Ferrara, sulla base della tesi di laurea di Leonardo Ricci discussa nel 2002. La sua originalità consiste nel fatto che i dati raccolti si riferiscono a un campione significativo di 200 referenti di viaggio delle scuole medie superiori italiane: ossia quei professori che, nell'ambito del proprio istituto, hanno avuto l'incarico di organizzare le gite scolastiche. Questi professori di fatto conducono la mediazione fra i 2.448.389 studenti delle scuole superiori italiane e i fornitori di servizi e pacchetti turistici, rappresentando non solo le loro scelte in fatto di qualità e tipologie di servizi, di destinazioni, e di durata dei viaggi, ma soprattutto i loro comportamenti di spesa. Il numero medio di alunni accompagnati per ogni viaggio di istruzione è di 54,5, la cui durata varia da uno a sei o più giorni: in questa forbice i più numerosi (30,5%) sono quelli di quattro-cinque giorni, seguiti da quelli di un solo giorno (25,5%), e da quelli di sei o più giorni (24,5%), mentre i meno richiesti (19,5% del totale) risulterebbero essere quelli che durano in media due-tre giorni. Il dato relativo alla durata dei viaggi è fortemente differenziato secondo l'anno di corso della classe: per le prime classi prevale la gita di un solo giorno senza pernottamento (71,9% del totale), nelle seconde quelle di un giorno sono pari a quelle che durano due-tre giorni (35,4% ciascuna), mentre un quarto del campione fa già viaggi di quattro o cinque giorni. Man mano che si progredisce negli anni, aumenta la durata media del viaggio di istruzione: nelle terze classi il 42,2% dei viaggi dura quattro-cinque giorni, nelle quarte il 45,7% ha effettuato una gita di almeno sei giorni, mentre nelle quinte classi questi rappresentano il 60%, e quelli che durano quattro-cinque giorni il 37,5%. Considerando la distribuzione per classi dei 200 referenti di viaggio rappresentanti l'universo degli studenti delle scuole superiori, si assiste a una gamma di comportamenti differenziata, che riflette le diverse tipologie di viaggi in relazione alle spese sostenute. Il 26% del campione ha dichiarato di spendere mediamente 50 euro: si tratta evidentemente di escursioni senza pernottamento; l'11% del campione spende da 51 a 100 euro, il 24,5% da 101 a 200 euro, il 23,5% da 201 a 300, e il 15% spende oltre 300 euro. La ricerca non fornisce, quindi, dati complessivi sulla consistenza della spesa turistica relativa ai viaggi di istruzione, che Ricci ha quantificato in circa 228 milioni di euro quella relativa agli studenti delle scuole medie superiori, considerando una spesa media pro capite di 93,14 euro moltiplicata per i circa 2,488 milioni di studenti. La spesa sostenuta dagli studenti delle medie inferiori ammonterebbe invece a 255 milioni di euro e si otterrebbe moltiplicando un costo medio pro capite a viaggio di 150 euro per 1,7 milioni circa di studenti. Si potrebbe quindi quantificare in circa 500 milioni di euro il fatturato del turismo scolastico in Italia. C'è però da evidenziare che una ricerca effettuata due anni fa dal Tci, basata però sui tour operator italiani, invece, che sui referenti di viaggio aveva dato un risultato ben diverso: vi si parlava infatti di un fatturato di circa 2 mila miliardi di vecchie lire, corrispondenti quindi a circa 1.000 milioni di euro attuali: il doppio cioè di quanto risulterebbe ai ricercatori dell'università di Ferrara. Come si vede il balletto delle cifre continua. |