Tronchetti candida Montezemolo alla Confindustria
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23 Gennaio 2004
NOMINATI I TRE SAGGI: ERNESTO ILLY, LUIGI ATTANASIO E ANTONIO BULGHERONI. BOTTA E RISPOSTA FRA DE BENEDETTI E D’AMATO
Tronchetti candida Montezemolo alla Confindustria «Sarebbe ideale per rilanciare l’immagine delle imprese italiane nel mondo»
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Roberto Ippolito
ROMA Ecco i tre saggi. Ed ecco emergere subito le scelte pesanti. Appena eletti dalla giunta della Confindustria Ernesto Illy, Luigi Attanasio e Antonio Bulgheroni componenti della commissione di disegnazione per il successore di Antonio D’Amato alla presidenza, il presidente della Telecom Italia e della Pirelli Marco Tronchetti Provera si schiera per il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo. Per Tronchetti, Montezemolo rappresenterebbe «al meglio la volontà» delle imprese «di rilanciare in modo credibile l’immagine delle aziende italiane nel mondo» e «ha tutte le carte in regola per farlo». L’indicazione di Tronchetti, dal 2000 vicepresidente Confindustria, condiziona i giochi. E’ significativa per la dimensione del suo gruppo, il legame con Milano, il ruolo nell’organizzazione e perché si unisce a quelle di Luciano Benetton (che fu sostenitore di D’Amato) e Andrea Pininfarina. Nello stesso giorno in cui un sondaggio dell’Espresso» rivela che il presidente della Ferrari è il candidato favorito dagli italiani. La partita è dunque nel vivo, anche se Montezemolo non ha annunciato la candidatura. E’ evidente che lui dichiarerebbe la disponibilità con il delinearsi di un ampio consenso nei suoi confronti così da poter lavorare al recupero di una forte unitarietà del mondo imprenditoriale. C’è poi in lizza Nicola Tognana, vicepresidente. Spetta ai tre saggi verificare gli umori della base e riferirli alla giunta, incaricata della designazione a marzo. Per molti aspetti la nuova procedura di elezione è singolare. Comunque, ascoltando le associazioni territoriali e di categoria, i saggi avranno un quadro degli orientamenti dell’assemblea, che eleggerà il presidente a maggio ed è più rappresentativa della giunta formata anche con componenti di diritto e di nomina. Non più automaticamente gli ex presidenti ma scaturiti da un voto, i saggi vedono messo a dura prova il dovere di essere super partes. C’è stato un supplemento di tensione elettorale, una corsa per etichettarli e sono stati comunicati i voti dei prescelti pur non essendo ammesso dal regolamento. Illy (presidente dell’azienda di caffè) ha raccolto 79 voti su 144 presenti e 167 componenti della giunta (fra gli assenti Cesare Romiti); Attanasio (attivo nel riciclaggio di materiali con la Re.Vetro) 64; Bulgheroni (Lindt e Caffarel) 54. I sostenitori di D’Amato rivendicano al presidente uscente di aver proposto Illy e dirottato consensi su Attanasio, fiduciosi di ostacolare Montezemolo, pur non avendo un candidato (salvo optare per Tognana, da tempo in dissidio). Ma su Illy (unico nome voluto da D’Amato e rimasto sotto il 50% delle preferenze) sono confluiti anche voti non damatiani. I rappresentanti della «piccola industria» considerandolo vicino a loro infatti l’hanno votato in abbinata con Attanasio, fra i presenti il 14 novembre a Genova al convegno pro Montezemolo. Chi propende per il presidente della Ferrari ha scelto Attanasio e Bulgheroni e disperso i voti potendo scegliere fra molti nomi graditi in lista. Ora conta la base. Il presidente della Bnl Luigi Abete osserva che chi «avrà il consenso più ampio dell’assemblea» deve diventare presidente e «dopo essere stato eletto dovrà dimenticarsi chi l’ha votato e chi no e mantenere fortemente unitario il processo di decisione» . Dell’importanza di «una soluzione largamente condivisa»parla anche Giuseppe Morchio, amministratore delegato Fiat, che ritiene «nell’interesse di Confindustria e del nostro paese avere una persona di alto profilo professionale e di capacità imprenditoriali». Per Anna Maria Artoni, presidente dei giovani imprenditori, il futuro presidente «dovrà per prima cosa ricomporre il consenso». Altro requisito su cui si concentra l’attenzione è l’immagine internazionale. Vittorio Merloni (che nega di voler tornare a fare il presidente) pensa a «una persona capace di rilanciare l’immagine industriale dell’Italia in Europa e nel mondo». Nella giunta di ieri c’è stata anche un’aspra contrapposizione tra Carlo De Benedetti e D’Amato. De Benedetti chiede che la «Confindustria cambi pelle perché oggi non rappresenta adeguatamente gli imprenditori». Rimproverando uno sbilanciamento politico, afferma: «Auspico che la terziarietà della Confindustria rispetto a chiunque sia al governo venga spinta al massimo». E ha giudicato «un errore» la battaglia sull’articolo 18 (le regole per i licenziamenti) perché puntava a «dividere i sindacati». Lo stesso D’Amato e alcuni imprenditori vicini a lui hanno contrattaccato rinfacciando a De Benedetti di essere in giunta perchè voluto dal presidente. Hanno poi sostenuto che la Confindustria «è la casa di tutti gli imprenditori» e che la base è rappresentata dalla giunta. E’ stata poi ricordata una querela vinta all’«Espresso» (edito da De Benedetti).
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