Trento. Licenziati per un volantino
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martedì 31 gennaio 2006
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L’azienda chiede i danni e ipotizza la giusta causa per tre dipendenti Licenziati per un volantino Orvea contro Cgil: battaglia dal giudice
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Commercio. Oggi l’udienza e Casagranda denuncia: «L’azienda chiede i danni alla Rsu ed ipotizza la giusta causa» Orvea contro Cgil, la battaglia dei volantini
Tre sindacalisti nel mirino. Filcams: «Vogliono licenziare i nostri iscritti»
TRENTO. Non si può dire che all’Orvea si pratichi un buon modello di relazioni aziendali. Nel giro di pochi mesi proprietà e lavoratori sono finiti per ben due volte davanti al giudice. E se prima era stata la Filcams Cgil a denunciare la proprietà per comportamenti antisindacali, stavolta è l’azienda che chiama in causa i dipendenti per un volantino che l’avrebbe danneggiata. E chiede alla magistratura di poter licenziare i sindacalisti per giusta causa.
«Questa è un caso di sfrontata manomissione dei diritti sindacali» denuncia Ruggero Purin, segretario provinciale Cgil «In quell’azienda si sta mettendo in discussione persino il diritto di critica. E’ intollerabile. Saremo davanti al tribunale per seguire l’udienza». L’appuntamento è per quest’oggi, alle ore 14,30, davanti al giudice del lavoro Giorgio Flaim. L’iniziativa stavolta è stata dell’azienda che ha denunciato i tre componenti della Rsu - Dino D’Onofrio, Alberto Segatta e Swetlana Tenuta - tutti iscritti alla Filcams Cgil, per il volantino distribuito il 25 novembre scorso.
«Supersfruttati Orvea» esordiva il testo «I prodotti trentini in festa e i dipendenti forzatamente in trasferta. Caro cliente, è giusto che tu sappia che dietro le offerte...» spiegando poi come l’azienda nei mesi precedenti avesse trasferito un gruppetto di dipendenti dai supermercati di Trento in altre sedi - Civezzano, Arco... - senza voler contrattare alcunché con la Rsu. «E guarda caso» dice Ezio Casagranda, segretario Filcams «erano tutti iscritti alla Cgil».
Il volantino descriveva la vita del dipendente Orvea come una specie di “gioco dell’oca” in cui più uno rivendicava i propri diritti sindacali, più “punti” di penalità accumulava, sino a “vincere un trasferimento in Primiero”. Salvo pentirsi e poter ricominciare daccapo.
«L’azienda ha ritenuto il volantino lesivo della sua immagine, ha chiesto persino i danni ed ha ipotizzato l’esistenza della “giusta causa” per licenziare i tre membri della rappresentanza sindacale che avevano osato distribuirlo» chiarisce Casagranda «Una richiesta assurda ed un atteggiamento sconcertante: se passessero questi atteggiamenti padronali l’Orvea cancellerebbe non solo i diritti sindacali, ma anche quelli di critica. E poi non sono stati i rappresentanti della Rsu a distribuire i volantini. Anche se non è questo il punto della questione...».
Il punto, in effetti, paiono essere le difficili relazioni sindacali, sopratutto nel punto vendita di San Pio X, dove il “fattaccio” è accaduto. Preceduto da altri momenti di tensione. Come quando, l’estate scorsa, l’Orvea contestò a tredici dipendenti la partecipazione ad un’assemblea sindacale, trattenendo loro 10 ore lavorative a testa per l’assenza. La Filcams denunciò l’azienda per comportamento antisindacale «e in luglio il magistrato ci diede ragione» ricorda Casagranda. Poi iniziarono i trasferimenti da San Pio X verso altri punti vendita. Spiega il segretario Filcams: «Abbiamo chiesto di contrattare la cosa e ci è stato detto di no. Abbiamo suggerito di trasferire i dipendenti che lo chiedessero, oppure di adottare un criterio di rotazione. Niente da fare. E’ stato mandato ad Arco anche un delegato che deve accudire un familiare con gravi problemi fisici. Ci hanno detto che si trattava di problemi di riorganizzazione. Sarà, ma in San Pio X il personale trasferito è stato rimpiazzato da due contratti part time. Possono raccontare ciò che vogliono: il fatto è che sono sempre i delegati e gli iscritti della Cgil che vengono puniti o trasferiti. Altro che danni all’Orvea. I nostri volantini non fanno del male a nessuno. I danneggiati, qui, sono i lavoratori». E oggi si ritroveranno tutti, lavoratori ed azienda, davanti al giudice.
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