Tra governo e sindacati secondo round sulle pensioni
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(Del 4/12/2001 Sezione: Economia Pag. 18)
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SI RIAPRE IL CONFRONTO A PALAZZO CHIGI. IL GOVERNO HA MESSO A PUNTO NELLA NOTTE LA VERSIONE DEFINITIVA DEL PACCHETTO DI PROPOSTE |
Tra governo e sindacati secondo round sulle pensioni |
Cgil, Cisl e Uil: da Maroni e Tremonti impegni scritti oppure rompiamo subito |
ROMA VIGILIA tesa per il vertice di oggi tra governo e sindacati sulle pensioni. A Palazzo Chigi toccherà al sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta - coadiuvato dal ministro del Welfare Maroni, e da quello dell´Economia Tremonti - fronteggiare una delegazione sindacale che minaccia una nuova drastica rottura sulla previdenza. Se sulle pensioni l´esecutivo si limiterà a confermare i cinque punti già a suo tempo concordati, il confronto procederà per arrivare a un´intesa entro il 15 dicembre, in tempo utile per il varo della delega legislativa sulla previdenza. Se il governo, dicono i sindacati, riproponesse una «fase due» della verifica sulla spesa previdenziale per l´anno venturo, con la possibilità di tagli alle pensioni di anzianità e di interventi sulle aliquote contributive dei nuovi assunti, sarebbe scontro. Sulle pensioni e sui licenziamenti. Nei giorni scorsi, al tavolo «tecnico» coordinato dal sottosegretario Alberto Brambilla, era stato già concordato un pacchetto di interventi «morbidi» sul sistema previdenziale. La certificazione dei diritti acquisiti (che potrebbe andare direttamente in un emendamento alla Finanziaria), gli incentivi per chi resta al lavoro, la liberalizzazione dell'età pensionabile, l'abolizione progressiva del divieto di cumulo e gli incentivi fiscali più robusti per i fondi pensione. Un menu considerato da parte del governo - in particolare dal ministero dell´Economia - eccessivamente blando e poco incisivo. Un giudizio condiviso anche da Confindustria. In queste ore Welfare e Tesoro stanno dunque mettendo a punto la stesura definitiva del documento, che potrebbe prevedere un deciso rafforzamento del pacchetto pensionistico. Il primo nodo è quello dello sblocco da parte delle imprese del flusso di Tfr che ogni anno viene accantonato per i lavoratori, e che dovrebbe essere dirottato sulla previdenza complementare. Gli industriali sono pronti ad abbandonare la disponibilità del Tfr soltanto in cambio di adeguate compensazioni: sulla flessibilità in uscita, a partire dalla riforma dell´articolo 18 sui licenziamenti, e un taglio della contribuzione con cui le imprese alimentano le pensioni dei propri dipendenti, a cominciare dai nuovi assunti. Di qui l´ipotesi di una «fase due» della verifica previdenziale per l´anno prossimo: la delega potrebbe così prevedere un nuovo giro di tavolo per lasciare aperta la porta a ulteriori misure «strutturali». L'estensione del meccanismo di calcolo contributivo, un taglio delle aliquote, e forse un giro di vite sulle pensioni di anzianità. Ipotesi contro cui i sindacati reagiscono con veemenza. In prima linea c´è la Cisl. «È possibile aprire un negoziato sulle pensioni solo in presenza di una proposta scritta da parte del governo che riguardi i cinque punti concordati», afferma il segretario confederale di via Po, Pierpaolo Baretta, per il quale «domani ci aspettiamo solo una parola conclusiva sui punti concordati, che ci consenta così di arrivare a un'intesa entro Natale». «Se domani non dovesse esserci un testo scritto sarà un incontro che durerà molto poco», avverte il numero due della Uil, Adriano Musi, che aggiunge: «Non vorremmo che, dopo aver dato la nostra disponibilità a trattare su alcuni punti, il governo si sottraesse al confronto puntando solo a prendere tempo, per arrivare al 15 dicembre e dichiarare ineluttabile il ricorso alla delega, magari con dentro la sorpresa, come è successo con l'articolo 18». Beniamino Lapadula, per la Cgil, afferma che «non è ancora chiaro se sul Tfr prevarranno proposte diverse da quella Maroni e se sarà prevista una "fase 2" della riforma. In entrambi i casi il nostro dissenso sarà grave e profondo». E come dice Baretta, «discussioni generiche, trattative senza un'agenda predefinita faranno solo sì che lo sciopero del 5 non sarà solo contro l'articolo 18» .
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