27/2/2006 ore: 11:32
Torna il virus del protezionismo
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Pagina 19 - Economia ma l?Italia ? terra di conquista ETTORE LIVINI Questo nazionalismo di ritorno ha una spiegazione semplice: l?Europa della finanza e dell?industria – con pochi debiti e le casse piene – ? pronta per avviare un consolidamento a colpi di fusioni e acquisizioni. Ma l?Europa della politica ? rimasta indietro. E ogni nazione – nel timore di perdere potere e posti di lavoro – difende il suo diritto a indirizzare il processo. Il braccio di ferro sull?energia ? la fotografia pi? fedele di questo caos legislativo-finanziario. Tutti i colossi del settore – molti ancora semi-pubblici – pretendono mano libera per comprare all?estero. Ma nessun paese ? disposto a cedere il suo campione elettrico. Eon vuol scalare Endesa? Madrid – con un provvedimento bipartisan – vara una legge ad hoc per scoraggiare i tedeschi. Enel strizza l?occhio a Suez? Parigi risponde spingendola verso le nozze con Gaz de France e congelando le intese commerciali con Enel. Un impegno solenne preso un anno fa dalla Francia in cambio dell?ok all?ingresso di Edf in Edison. Bruxelles ha le armi spuntate: fa un po? di moral suasion, minaccia azioni legali contro golden share e pillole avvelenate. Ma i ritorni sono pressoch? nulli. E il risultato ? sotto gli occhi di tutti: i paesi, Francia in testa, che hanno protetto da anni i loro "campioni nazionali" e quelli difesi da sistemi solidi e coesi (come la Germania) sono in pole position nella partita per ridisegnare la mappa del potere economico continentale. Altri come la Spagna stanno recuperando il terreno perduto. Madrid ha favorito e pilotato il consolidamento domestico delle sue imprese. E oggi raccoglie i frutti oltrefrontiera: Telefonica ha comprato l?inglese O2, Santander la Abbey, Ferrovial corteggia gli aeroporti di Londra. L?Italia ? l?anello debole della catena. Ha un capitalismo gracile, banche divise (e non certo aiutate dai no di Fazio alle fusioni degli ultimi anni) e una politica che raramente ha messo gli interessi del sistema paese in cima all?agenda. La penisola cos? ? terra di conquista. Il rapporto con la Francia ? sintomatico: Parigi ha colonizzato la nostra grande distribuzione, da Gs alla Sma e il lusso (Fendi e Gucci). Ha preso molti marchi della nostra tavola, da Galbani a Invernizzi. ? in forcing sulla finanza: Bnp punta a Bnl, Agricole ha rilevato Nextra e corteggia Intesa, Bollor? & C. vegliano su Generali e Mediobanca. Dal 2004 ha fatto shopping in Italia per 17 miliardi mentre in senso opposto gli acquisti sono stati 500 milioni. La reciprocit? tra i due paesi – come dimostrano le cifre e la vicenda Enel-Suez – ? una chimera. Politica e impresa in Francia si muovono in virtuosa sinergia, anche perch? i protagonisti su entrambi i fronti escono quasi tutti dalle aule dell?Ena, l?esclusiva scuola di pubblica amministrazione. Un protezionismo "dolce" che funziona da anni, aiutato da leggi come quella che ha indicato 10 settori off-limits per gli stranieri (dalla difesa alle biotecnologie fino ai casin?) o come le poison pill anti-Opa appena approvate. Un cattivo esempio per chi crede al libero mercato. Ma un esempio che funziona: nel 2005 i francesi hanno rilevato aziende estere per 60,6 miliardi (+157%) mentre i blitz stranieri nell?Esagono sono stati pari a 25 miliardi. Parigi ha salvato da opa sgradite Alstom, Sanofi ed Eramet. E ora ? pronta a una crociata per riconquistare lo Champagne Taittinger, finito agli americani. Non c?? da stupirsi, visti i risultati, che la voglia di protezionismo stia facendo tanti proseliti in giro per l?Europa. |