13/11/2007 ore: 11:39

Torino. Sabato sciopero del carrello

Contenuti associati

    martedì 13 novembre 2007

    Pagina XII - Torino

    LA VERTENZA
      Protestano i 350 mila addetti, metà dei quali nella grande distribuzione
        "Da un anno senza contratto"
        Sabato sciopero del carrello
          Ferro (Cgil): "Chiediamo 78 euro di aumento e un freno alla flessibilità" Coppa (Ascom): "Non possiamo rinunciarvi"

          VANNI CARATTO

          Stop al carrello per un sabato: lo chiedono i sindacati del commercio ai cittadini per sostenere lo sciopero del settore del prossimo week-end. In ballo c´è la trattativa sul rinnovo del contratto di categoria, scaduto a dicembre. E´ una partita che in Piemonte coinvolge 350mila addetti, 150mila nella sola provincia di Torino. Per il 50% sono impiegati nella grande distribuzione, l´altra metà in negozi di media o piccola dimensione.

          Chiedono soldi, 78 euro al mese in più in due anni, ma anche una regolazione della flessibilità, alla vigilia ormai delle consuete aperture domenicali di Natale. «Già oggi nella grande distribuzione in Piemonte un terzo dei contratti sono precari, si esternalizza sempre più i lavori a cooperative esterne per abbattere costi e stipendi: chiediamo almeno che la domenica lavorativa non diventi un nuovo terreno di sfruttamento. Ci auguriamo che i torinesi possano fare con tranquillità i loro acquisti natalizi, senza dover pensare che questo pesa sulla vita di migliaia di commessi», spiega Elena Ferro, segretaria torinese della Filcams-Cgil.

          «Sotto Natale noi siamo disposti ad assumere, ne abbiamo bisogno: nel commercio, nella ristorazione, nell´accoglienza alberghiera», ribatte Maria Luisa Coppa, presidente Ascom. «Non possiamo però ridurre la possibilità di usare strumenti di contrattazione flessibile. Ci dicono che Torino deve essere una città turistica e si lamentano che i piccoli negozi la domenica non riescono ad aprire: ad oggi molti piccoli esercizi, dove c´è un rapporto famigliare con il dipendente, non se la sentono di chiedere uno straordinario la domenica, se già si è lavorato sei giorni di fila». Sullo sciopero del 17 taglia corto: «Sono importanti i segnali, ma credo che se le persone devono fare la spesa andranno nei negozi lo stesso».

          «Prevedo un Natale caldo», ribatte Elena Ferro, segretaria torinese della Filcams-Cgil. «Se non riparte una trattativa, dopo questa iniziativa, saremo costretti a contrastare quelle aperture straordinarie natalizie che stanno tanto a cuore ai commercianti, ma sono spesso fonte di nuovo sfruttamento per i dipendenti. Il Comune non ci ha ancora dato una risposta su questo tema delicato: se si vuole che la città sia aperta la domenica si tutelino anche i lavoratori».

          Una minaccia che preoccupa, se si pensa che l´apertura straordinaria la domenica, soprattutto sotto Natale, surclassa quasi sempre il fatturato degli altri giorni della settimana. Per un grande supermercato vuole dire incassi extra, per un piccolo negozio, a volte, salvare la settimana. «Sappiamo che c´è grande interesse per la domenica lavorativa, ma non possiamo più accettare che una forza lavoro che è già flessibile nei fatti - il 75% è part time, spesso con possibilità di sostituzione turno entro le 48 ore precedenti - debba continuare a subire nuove iniezioni di flessibilità senza poter discutere di diritti e di adeguamenti contrattuali», attacca Elena Ferro.

          «Se parliamo di miglioramento dei salari non possiamo che essere d´accordo», riprende la presidente dei commercianti torinesi. «I lavoratori sono la nostra principale risorsa, ma c´è il fisco che ci strozza: finché non ci sarà un abbassamento delle tasse ogni intervento diventa difficile».

          Marchionne, insomma, non fa scuola nel commercio: nessun aumento unilaterale degli stipendi è in vista. «L´´effetto Marchionne´ a Torino per noi esiste da anni, ma nessuno lo evidenzia - risponde Maria Luisa Coppa - quando le vendite vanno bene un premio al dipendente, una gratificazione in merce, non si nega mai; ma non possiamo rinunciare alla flessibilità».

        Close menu