LAVORO Dai Tribunali arrivano condanne
Ti licenzio col mobbing
Si moltiplicano le denunce. Dalle Fs all’Ilva, al Vecchio Policlinico di Napoli
I primi a occuparsene sono stati gli svedesi. Con una legge che lo riconosce come malattia professionale grave ed ? guardata dall’Italia come un modello. Perch? il mobbing ora pesa non soltanto sulla salute dei lavoratori, ma anche sulle casse delle aziende, che sono costrette a sborsare parecchi soldi quando i Tribunali riconoscono il ?danno da mobbing?. Tanto che qualche anno fa la Volkswagen, dopo aver sostenuto costi per 300 miliardi, ha finito per siglare un accordo antimobbing coi sindacati. L’Ente nazionale per la salute e la sicurezza svedese definisce il mobbing come un susseguirsi di ?ricorrenti azioni riprovevoli o chiaramente ostili intraprese nei confronti di singoli lavoratori, in modo offensivo, tali da determinare l’allontanamento di questi lavoratori dalla collettivit? che opera nei luoghi di lavoro?. ?Lo definirei come una strategia aziendale o di un gruppo di lavoratori su un altro lavoratore - spiega Giancarlo D’Andrea, ex segretario generale della Filcams-Cgil Roma Centro che ha attivato un numero verde (800255955) e un sito (da cercare partendo da www.filcams.cgil.it ) -. C’? un mobbing verticale e uno orizzontale - continua -. Il primo ? attuato per eludere i vincoli imposti dallo Statuto dei lavoratori: dato che non si pu? licenziare, si emargina l’interessato finch? si dimette "spontaneamente". Il modello orizzontale consiste nell’emarginare le persone meno competitive. Non scatta la rete di solidariet?. I ?mobbizzati? hanno generalmente tra i 45 e i 55 anni, appartengono all’alta dirigenza, hanno professionalit? e cultura medio-alte. E, in maggior parte, sono donne. ?Per le donne arrivano prima le molestie sessuali. Poi, se c’? il rifiuto, si passa al mobbing - prosegue D’Andrea -. Anche in questo caso, di solito sono manager, in carriera, con forte autonomia di giudizio?. Molte sono le associazioni nate per aiutare e consigliare le persone sottoposte a mobbing. Come la Mima-Movimento italiano mobbizzati associati (tel. 06/4510843, cell. 339/2232038). L’associazione ritiene che gli interessati siano circa un milione e mezzo, stima per difetto, precisano, visto che c’? chi come Antonio Casilli (nel libro Stop al mobbing ) valuta che vi siano 170 mila nuovi casi l’anno. Gli associati sono persone passate dal mobbing. Come Mirko Tosi, il presidente. Alle spalle una carriera nelle Ferrovie, una moglie cardiopatica e portatrice di handicap, bisognosa della sua presenza, Tosi combatte la sua guerra dal ’96. Da quando, dopo una ristrutturazione, lui, capo del personale, viene assegnato alla sede di Bari. ?Solo per qualche tempo?, gli viene assicurato. Nonostante le richieste di tornare a Roma, Tosi passa le sue settimane tra la capitale e Bari. Fino al ’97. Sempre senza ufficio, n? una scrivania e nemmeno un computer. Dal ’97 ? trasferito a Roma ma senza un ufficio. Gli ? stata diagnosticata una sindrome depressiva grave e ha una causa in corso. ?A disposizione dell’amministrazione, inutilizzato?. Cos? si definisce Ciro Mauro, 51 anni, professore associato di Urologia presso il Vecchio Policlinico di Napoli. Mauro, autore di pubblicazioni, relatore in convegni nazionali e all’estero, specializzato in chirurgia e urologia, racconta: ?Per dare spazio a persone care all’amministrazione, sono tenuto l? senza fare niente. La storia comincia 15 anni fa ma si ? aggravata sei anni fa. Ho presentato denunce alla Procura di Napoli perch? era stata assunta una persona con un contratto libero-professionale mentre io ero l? inoperoso. Denuncia senza seguito ma, in compenso, sono stato trasferito dal primario come persona a lui non gradita?. Nel ’97, passato al reparto di Urologia come aiuto, ?senza armadio, n? postazione?, arrivarono i Nas a sequestrare la sua postazione di lavoro perch? non igienica. E il professor Mauro finisce nel reparto di Chirurgia della tiroide, soppresso di l? a poco. ?Non ho niente da fare. Una volta al mese scrivo, a mie spese, una raccomandata alle autorit? competenti. Ultimamente, ho presentato anche una diffida. Tutto, senza risposta. Trovo strano che intanto siano assunti nuovi professori, tra i quali un docente ordinario di Urologia che sta operando con personale estraneo alla struttura?. ?Il professor Mauro - questa la versione del Vecchio Policlinico, per voce del rettore Antonio Grella - lavora alla prima facolt? di Medicina e chirurgia dove presta attivit? di assistenza e didattica nel nostro corso di laurea di Caserta. Ha una regolare attivit? ambulatoriale. Il lavoro, se vuole, c'?. I casi di mobbing potrebbero continuare, come quello dell’Ilva a Taranto. Claudio Virt?, tecnico informatico, racconta: ?Dopo che l’Ilva ? diventata di propriet? dei Riva, nel ’95, c’? stato un violento cambiamento di clima?. Come? ?Interrompendo le relazioni con le controparti, ignorando le istituzioni, contravvenendo alle leggi dello Stato, costringendo i lavoratori ad accettare i "consigli" della propriet? (cancellazione dal sindacato, non adesione agli scioperi, lavori non in sicurezza, prestazioni oltre l’orario contrattuale non retribuito)?. E in un anno e mezzo sono stati trasferiti 79 impiegati considerati "indesiderati", tutti di alto livello professionale, nella Palazzina Laf, un edificio inutilizzato. Nel ’98 un’indagine governativa, sollecitata da due interpellanze parlamentari, ha rilevato nelle aziende del gruppo Riva ?gravi violazioni alle leggi dello Stato e dei diritti dell’uomo?. La Palazzina Laf ? stata sequestrata dalla magistratura il 7 novembre ’97 e, per circa un anno, i lavoratori interessati sono restati a casa, retribuiti. Il primo dicembre ’99 coloro che hanno rifiutato proposte aziendali ritenute ?inaccettabili? sono finiti in cassa integrazione. E il 7 dicembre scorso ? stata pubblicata la sentenza del Tribunale di Taranto: il presidente Emilio Riva, il direttore generale Luigi Caporossi, altri nove dirigenti sono stati condannati. Sentenza contro la quale l’Ilva ha annunciato che presenter? ricorso.
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Virginia Alimenti
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