13/6/2005 ore: 11:51
Tfr, l'affondo delle assicurazioni
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Tentativo in extremis di far rientrare in gioco altri rami del comparto « vita » ROMA • Varare già la prossima settimana il decreto attuativo sulla previdenza integrativa. È questo l'obiettivo del ministro del Lavoro Roberto Maroni ( si veda anche la lettera dello stesso ministro, riportata qui accanto) che ha " ordinato" al suo staff di completare la stesura del testo entro lunedì. È quindi molto probabile che il provvedimento venga sottoposto mercoledì o giovedì al Consiglio dei ministri per il primo via libera: subito dopo sarà trasmesso alle Camere per il parere e scatterà il confronto con le parti sociali sull'articolato. Rispetto alla bozza originaria preparata dal sottosegretario Alberto Brambilla, il provvedimento conterrà diverse novità. A partire dalla destinazione del « silenzio assenso » in caso di mancata scelta del lavoratore. Lo stesso Brambilla, in un'intervista rilasciata ieri a Radio24 Il Sole 24 Ore, ha smentito che la sua bozza sia stata azzerata o rifiutata dai sindacati e ha confermato che il decreto sarà ultimato in questo fine settimana. Maroni, insomma, cerca di guadagnare qualche giorno rispetto alla tabella di marcia ipotizzata dopo il round di giovedì, che prevedeva il varo del testo attorno al 30 giugno. In ogni caso, lo slittamento dell'entrata in vigore delle nuove regole sul Tfr resta confermato al 1 ? gennaio 2006. A ribadirlo è stato ieri lo stesso Maroni: « Mi sorprende che qualcuno parli di bocciatura, perché in realtà » la riforma della previdenza integrativa « è solo slittata al gennaio 2006 per garantire ai lavoratori una scelta consapevole nella massima informazione » . A questo punto resta da vedere quale sarà la fisionomia finale del testo. Nelle ultime ore è stato abbondantemente rivisitato il capitolo fiscale, che non prevede alcuno sconto sulla tassazione dell' 11% sui rendimenti ma conferma l'aliquota unica del 15% sulle prestazioni. Per quanto riguarda le assicurazioni, al Lavoro si starebbe valutando la possibilità di far rientrare nella partita anche i « rami » 1° e 5° (assicurazioni vita: durata e operazioni di cartolarizzazione) in aggiunta al 6° (gestione fondi pensione). Da definire, poi, è il nodo delle compensazioni da garantire alle imprese in termini di accesso agevolato al credito, che però non deve essere disciplinato dal decreto. Una lunga serie di questioni aperte, dunque, che avrà una ricaduta diretta sul confronto con le parti sociali che dovrebbe essere riavviato a luglio. E che non si annuncia affatto in discesa. Intanto il direttore generale di Capitalia, Carmine Lamanda, rilancia la proposta di cartolarizzazione dello stock di Tfr, sulla falsariga del piano lanciato più volte dal viceministro dell'Economia, Mario Baldassarri. Tre le " coordinate" suggerite da Lamanda: la possibilità di assicurare un'ulteriore forma di finanziamento ai fondi pensione tramite un'operazione di cartolarizzazione del Tfr accumulato; una massiccia campagna informativa tra i lavoratori sulle prestazioni previdenziali che riceveranno al momento del pensionamento; il rafforzamento della Covip. Il restyling della bozza Brambilla. La bozza originariamente preparata da Brambilla non sarà completamente azzerata. L'impianto dovrebbe restare sostanzialmente quello previsto. Ma il restyling sarà massiccio. I correttivi riguarderanno essenzialmente tre capitoli: il silenzio assenso nei casi di mancata decisione del lavoratore; il meccanismo fiscale (anche su pressione del Tesoro); la governance dei fondi. Potrebbero esserci novità anche sul versante del raggio d'azione da attribuire alle polizze assicurative. Il nuovo «silenzio assenso» . Il meccanismo per regolare il convogliamento del Tfr nel caso di mancata scelta del lavoratore nei sei mesi a sua disposizione prima del « silenzio assenso » è stato uno dei punti di maggiore contesa tra sindacati e il Welfare. La bozza è stata già riformulata. «Nel documento che abbiamo preparato con Maroni si prevede che il Tfr vada ai fondi istituiti con la contrattazione collettiva, anche territoriale, salvo che all'interno dell'azienda ci sia un diverso accordo tra le parti » , ha detto ieri Brambilla. Che ha aggiunto: «Su questa base un accordo di massima c'è» . A trasferire materialmente il Tfr dovrebbe essere il datore di lavoro. A questo proposito la nuova bozza (che dovrebbe diventare il testo definitivo del decreto) prevede che, in presenza di più forme pensionistiche integrative alle quali l'azienda abbia aderito, la scelta sulla forma su cui destinare il Tfr debba avvenire in accordo tra le parti. Quattro nodi Le questioni in sospeso Silenzio assenso. I sindacati non sono soddisfatti del meccanismo del silenzio assenso finora individuato che non garantirebbe la piena libertà del lavoratore e rischierebbe di penalizzare i fondi pensione contrattuali Le compensazioni. Per stessa ammissione del ministro del Lavoro, Roberto Maroni, è ancora da risolvere la questione delle compensazioni alle imprese in termini di accesso agevolato al credito. Il Governo è disposto a creare un Fondo di garanzia ma l'Abi non assicura l'automatismo per la concessione del credito La Covip. La riforma del risparmio ha ridimensionato i poteri di vigilanza della Covip ( Commissione di vigilanza sui fondi pensione) a cui la delega attribuisce anche il compito di impartire disposizioni per consentire che tutti gli strumenti previdenziali previsti dal decreto legislativo 124/ 1993 garantiscano condizioni contrattuali trasparenti Le agevolazioni fiscali. La bozza prevedeva una serie di bonus fiscali per riequilibrare la perdita del Tfr. Sulle specificazioni degli incentivi lo stesso ministro ha detto che «questa è una decisione politica» |