22/11/2010 ore: 11:01

Termini Imerese I piani di Rossignolo Junior

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«Impiegheremo 1.500 persone», dice Gianluca. Con il padre Gian Mario vuole costruire l’«anti-Mini» E un piccolo Suv d’alluminio. «Siamo disposti a un debito». Ma non sarebbero gli unici a insediarsi qui
Giovedì scorso Paolo Romani, ministro dello Sviluppo, ha definito « ragionevole » il progetto di Gian Mario Rossignolo per Termini Imerese. Una sorta di viatico per l’ex manager Telecom, che con la De Tomaso qui vorrebbe costruire l’«anti-Mini» e il mini-Suv d’alluminio ed è ora indubbiamente avvantaggiato nel composito panorama delle aziende interessate a insediarsi al posto della Fiat, in uscita a fine 2011. Cinque le offerte arrivate finora a Invitalia, l’advisor ministeriale. Se ne attendono altre due. Ma i vincitori potranno essere più d’uno, lascia intendere l’advisor. Meglio se legati all’auto, come ha chiesto la regione che ci mette 350 milioni. Ma non è detto.
Il percorso
La «short list» definitiva sarà presentata il 30 novembre. La settimana dopo, il governo dovrebbe convocare un tavolo con Regione, imprese, sindacati, Fiat ed enti locali. E valutare i « cantierabili » . « Dai numeri che abbiamo, ci sono le condizioni per garantire la totalità degli occupati», dice Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia. Si parla di 2 mila persone, con l’indotto. «Riteniamo di essere in grado di assorbire 1.500-1.600 dipendenti, indotto compreso. Per esempio, potremmo coinvolgere la Magneti Marelli » , dice Gianluca Rossignolo, 42 anni.
È il figlio di Gian Mario e il responsabile marketing della De Tomaso Automobili, di cui è anche socio: da recente riassetto, ha oggi il 15% della Innovation in auto industry, che controlla De Tomaso al 98%. È lui che, con il padre, segue il «progetto Termini». «Nel marzo 2009 — racconta —, quando Marchionne disse che Termini Imerese non era più strategica per Fiat, ci è stato chiesto dal ministero se ci interessasse. Abbiamo identificato due nicchie per il marchio De Tomaso: la citycar di lusso, in alluminio, sellata a mano, a benzina o turbodiesel, con un premium price, ad esempio, sulla Ypsilon. E un mini-suv, sempre in alluminio e con il segno dell’artigianalità, nell’alto di gamma». E i finanziamenti? «Parteciperemmo anche con un aumento di capitale e saremmo disponibili ad accollarci un debito finanziario per sostenere gli investimenti — dice Rossignolo Junior —. Nel piano c’è il finanziamento in contratto di programma offerto nel bando, ma anche un debito dell’azienda, da restituire a tassi di mercato».
Il sindacato, però, è scettico: «Rossignolo ha già 1.100 persone in cassa integrazione, fra l’ex Pininfarina di Grugliasco e la Delphi di Livorno. Non sembra in condizione fare molto a Termini», dice Vincenzo Colella, segretario Uilm Palermo. In effetti, nell’ex Pininfarina portata a casa nel 2009 da Gian Mario Rossignolo sborsando quasi zero (il ramo d’azienda fu rilevato per soli 2 milioni e lo stabilimento fu pagato dalla Regione Piemonte, che ora glielo affitta a 750 mila euro all’anno), la cassa integrazione è appena ripartita, perché è terminata questo mese la produzione per conto terzi (Alfa Brera e Ford Focus). «Stiamo togliendo gli impianti per attrezzare le linee di produzione per la vettura che presenteremo a Ginevra in marzo, la nuova Slc », dice Rossignolo. Ma quando saranno montate? «Nei prossimi mesi». E le prime auto di serie? « Dovrebbero entrare in produzione tra giugno e luglio 2011. A dicembre di quest’anno contiamo di avere le prime su strada». Si vedrà.
I concorrenti
Su Termini Imerese, Rossignolo è comunque in variegata compagnia. Fra le proposte arrivate a Invitalia c’è di tutto: auto solari e fiori recisi, la « Cinecittà del Sud» e gli stampi in lamiera di un’azienda torinese da 12 milioni di fatturato (la Map Engineering, dati 2008). Ci sono Luca Josi, presidente di Einstein Multimedia e marito di Luisa Todini, e Simone Cimino, socio al 51% nella Cape Regione Siciliana: dove l’altro socio è proprio la regione di Raffaele Lombardo.
Poi c’è Vincenzo Ciccolella, floricoltore pugliese.
Cimino vuole costruire qui l’auto elettrica a ricarica solare («2 mila vetture nel 2012 e 15 mila nel 2016») con la Mahindra di Bangalore, che produce minicar. Non ancora socia, però: «Entrerà dopo, con un aumento di capitale. Poi crescerà», chiarisce Cimino. L’investi
mento previsto è di 183 milioni per l’auto a Termini e 558 milioni per le colonnine di ricarica, tutte in Sicilia (ma non c’è ancora il partner energetico). In tutto, 741 milioni: di cui 169 milioni, il 23%, con mezzi propri, dice il piano. Che prevede, su Termini, « 347 occupati nel 2012 e 1.024 nel 2016».
Josi invece vuole usare i terreni per studi cinematografici per le sue soap opera, come Agrodolce: appena rifinanziata proprio dalla regione Sicilia. Qui Einstein Multimedia occupa del resto già 300 persone. Oltre ai disegni di Fuksas, sembra esserci poco, tranne una generica «disponibilità a crescere nell’area».
E Ciccolella? Serre fotovoltaiche per rose. Verrebbe fatta una newco, dice l’azienda: «Ci è stata chiesta disponibilità a investire, potremmo occupare 250 persone. Ma l’offerta dev’essere attrattiva». Punto cruciale.
Sgombriamo infatti il campo da un equivoco: le proposte per Termini Imerese non sono «d’acquisto». Non ci sono fidejussioni o piani finanziari dettagliati. Le garanzie bancarie, semmai, verranno dopo. Quel che si chiede, è che qualcuno vada lì. Perciò i candidati si attendono di avere tutto gratis, o quasi: i terreni dalla regione e gli immobili da Fiat.
Contano sui fondi pubblici: oltre ai 350 milioni dalla Regione, un centinaio da un vecchio contratto di programma, più eventuali crediti d’imposta e fondi di garanzia. Totale, almeno mezzo miliardo. Più i fondi per chi usa le energie rinnovabili (Ciccolella e Cimino?). «Immaginiamo un accordo di programma dentro il quale si costruisce, per ogni impresa, il pacchetto di agevolazioni dedicato», dice Arcuri.
Un po’ ciascuno .

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