Teramo. Osservatorio sulla vigilanza privata
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lunedì 7 novembre 2005
Pagina 22 - Cronaca
Osservatorio sulla vigilanza privata Proposta della Cgil per riportare il settore nella legalità
TERAMO. Vigilanza privata senza regole. La Filcams Cgil lancia una proposta per contenere l’incredibile serie di irregolarità di cui sono vittime i circa 400 lavoratori del settore in provincia di Teramo.
Lo fa chiedendo aiuto alla Provincia. «Chiediamo la costituzione di un osservatorio provinciale con prefettura, questura, sindacati e la Provincia stessa», esordisce Corrado Peracchia, segretario della Filcams Cgil, «che abbia il compito di monitorare la situazione e, ad esempio, verificare la regolarità degli affidamento degli appalti, che avvengono di solito al massimo ribasso, o controllare gli orari di lavoro». In effetti sono due dei problemi più gravi del settore: gli orari possono arrivare anche a 14-16 ore giornaliere e gli appalti si ottengono per importi bassissimi, e quindi si devono tagliare le spese per il personale. «Il problema maggiore», precisa Peracchia, «è che la vigilanza privata viene regolata da un decreto legge del 1938. La normativa non è più corrispondente alle attività svolte, che ora somo amplissime e comprendono anche portierati e vigilanza negli ospedali».
Il sindacato attende una nuova legge, ma nel frattempo ha pochi strumenti per difendere i diritti dei lavoratori. La Cisl ha recentemente proposto la diffusione fra i lavoratori di un questionario anonimo, per conoscere le situazioni irregolari e per poi far intervenire la questura con i controlli. La Cgil preferisce puntare su un osservatorio. «I controlli l’ispettorato e la questura hanno sempre avuto gli strumenti per farli», osserva Peracchia, «hanno i fogli di servizio, che vengono consegnati in questura. Basta raffrontarli alle buste paga, in cui si arriva a pagare anche il 42% di straordinario. Basta, inoltre, andare a controllare fra le 6 e le 7 del mattino nei posti dove si fanno i presidi, ad esempio le banche, gli ospedali e chiede qual è l’orario di lavoro: non sarà mai inferiore alle 8-9 ore, a cui di solito se ne aggiungono 2 o 3».
C’è un altro risvolto dell’assenza di regole. «La mancanza di controlli», dice il sindacalista, «favorisce anche la concorrenza sleale fra le imprese, che tranne rarissume eccezioni lavorano tutte nell’irregolarità. Ai controlli però va agguiunto il confronto, cosa che noi abbiamo chiesto più volte inutilmente, per affrontare la problematica in modo serio».
(a.f.)
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