Tasse, quando la riscossione ci strozza caos Equitalia tra multe fantasma e aggi
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Numerosi casi di cartelle mai recapitate: e mille euro possono diventare 5 mila
L´aggravio per ritardi o semplici disguidi può arrivare anche al 45 per cento
ROMA - Quando tre anni fa l´allora ministro dell´Economia Tommaso Padoa Schioppa disse che pagare le tasse era bello l´Italia si sollevò. Siamo un popolo di evasori, è vero, ma dietro al pessimo rapporto del paese con il fisco non c´è solo il rifiuto dei privati e delle piccole o grandi imprese a pagare lo Stato. C´è anche il fatto che lo Stato non è chiaro né quando incassa, né quando spende, né quando traccia il suo bilancio. E la mancanza di chiarezza e trasparenza del sistema fa sì che il fisco possa diventare un mostro anche per chi, le tasse, le vuole pagare. O per chi, lungi dall´essere un evasore, per non aver pagato in tempo una multa o aver saltato una rata dell´Inps, ha visto lievitare il suo debito di giorno in giorno, di sanzione in sanzione grazie ad una marea di leggi e regolamenti impossibili da domare.
A centrare il tema, ieri sera, è stata la puntata di Report su Rai3. Dopo l´inchiesta di Repubblica che nei giorni scorsi ha raccontato il crac di Tributi Italia e la storia dei 90 milioni di euro riscossi e mai arrivati nelle casse dei comuni, la squadra di Milena Gabanelli ha affrontato il caso Equitalia, la spa che fa capo all´Agenzia delle Entrate (per il 51 per cento del capitale) e all´Inps e che per conto degli enti riscuote i tributi. Il compito, prima, era affidato alle banche che non si davano troppo da fare: Equitalia vanta performances migliori (anche se le quote portate a casa restano circa un sesto del dovuto), ma dietro a questi risultati, ha raccontato la trasmissione, ci sono storie di ordinaria follia fiscale. Case ipotecate a fronte di debiti verso lo Stato di poche migliaia di euro; fermi amministrativi su auto per multe non recapitate. Contribuenti sicuri di trovarsi davanti ad un caso di «cartella pazza», ma che per paura delle conseguenze oggi pagano per fermare la spirale, sperando in un lontano ricorso, e facendo lo slalom fra le code di diversi uffici pubblici che non parlano l´uno con l´altro. C´è l´impiegata di una ditta che salda dopo tre anni una cartella fiscale per multe mai recapitata: il conto iniziale era di 2 mila euro, ma ora - pur sicura che si tratti di un errore - ne versa quasi 5 mila. C´è il professore universitario che avendo vissuto un anno all´estero è rimasto indietro nel pagamento del canone e di qualche multa: si tratta di 700 euro, ma dopo un anno e mezzo, grazie alle sanzioni e all´aggio di Equitalia diventano 1.180. Gli ipotecano la casa (per 700 euro di debito) se ne aggiungono altri 420 per spese di notifica. Totale finale 1.903 euro: «Se avessero fatto questo ad una famiglia di operai l´avrebbero ammazzata» spiega il professore. Ecco il punto è questo: mixato con una crisi che ha falciato miriade di imprese familiari, la spirale del fisco può diventare diabolica. Lo raccontano, in trasmissione, diversi piccoli artigiani travolti da debiti e magari impossibilitati a pagare perché, lavorando con le pubbliche amministrazioni, sono saldati con anni di ritardo.
Il fatto è che su ogni imposta non pagata alla sanzione annua del 30 per cento si deve aggiungere il 6 per cento di mora - se il pagamento avviene dopo i 60 giorni dalla notifica- più l´aggio di Equitalia che - sempre dopo i 60 giorni - arriva al 9 per cento. Un «sovrapprezzo» che, in un anno, arriva al 45 per cento. Senza considerare che il mondo della riscossione crediti, oltre che da Equitalia, è popolato da 41 società private (cui si rivolgono 4 mila enti locali) dalle più svariate parcelle. Un´inestricabile giungla.