12/3/2007 ore: 11:06
Tasse, gli 007 in edicola
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Le tecniche di indagine Gli acronimi degli strumenti di cui si servono gli esperti informatici del Fisco spesso spaventano, oppure appaiono falsamente innocui: Anagrafe Tributaria, sistema «Amico» - un software che a dispetto del nome seleziona i soggetti a rischio evasione - Pandora, per il controllo della denuncia delle ristrutturazioni edilizie. Ma uno degli strumenti di maggior successo delle Finanze è l’«Attività di analisi e ricerca». Rossella Orlandi, direttore centrale aggiunto accertamento, la definisce «la normale osservazione della realtà che ci circonda». Mentre gli informatici mettono a punto i più sofisticati data-base, la GdF ha capito che era necessario rafforzare metodi semplicissimi. E di condividerli fra i diversi nuclei territoriali. Spiega Orlandi: «L’anno scorso ad esempio siamo andati in alcuni porti, e abbiamo preso i dati delle barche attraccate, un indice senza dubbio significativo di ricchezza. Una volta risaliti ai proprietari e alle dichiarazioni, l’incrocio dei dati era bell’e fatto». Gennaro Vecchione, comandante del nucleo speciale della Guardia di Finanza cita fra i tanti un caso: i montatori di impianti Gpl. «Chi lo la mettere sull’auto, ha bisogno di un certificato di conformità alla Motorizzazione. Ebbene, basta risalire a quei certificati per accertare l’evasione dell’installatore». Con questo metodi banali, dice Vecchione, talvolta vengono scovati i grandi evasori. L’ultimo caso è di un mago-sensitivo palermitano, Giuseppe Lo Burgio. Un finanziere zelante lo ha incrociato a bordo di una Ferrari fra le stradine del quartiere popolare della Noce. Si è segnato il numero di targa e l’ha girato al comando della polizia tributaria. Il ferrarista era totalmente sconosciuto al Fisco. In dieci anni aveva evaso con i consulti circa tre milioni di euro. Certo, si tratta di casi singoli, che non fanno la gran parte degli accertamenti. La differenza fra il prima e il dopo della rivoluzione informatica per il Fisco è nella capacità di fare controlli di massa. Semplici data-base che incrociano di tutto: dalle utenze di gas, luce, e spazzatura - messi a disposizione dai Comuni grazie alla Finanziaria del 2004 - fino agli annunci sui giornali gratuiti di compravendita degli immobili. «Nulla di più banale», dice Orlandi. «Se non coincidono intestatario delle utenze e proprietario nella gran parte dei casi significa un affitto in nero. Sembrerà strano, ma questo ad esempio è un ottimo strumento di accertamento, che ci permette di recuperare parecchio evaso. Solo l’anno scorso - spiega - abbiamo fatto circa ventimila controlli immobiliari». Per un appartamento affittato a mille euro al mese un anno di imposta evasa vale circa diecimila euro di sanzione. Più la multa per la mancata iscrizione del contratto di affitto all’ufficio del Registro. Rischi di incorrere in ligi contribuenti: pochi. «Abbiamo constatato un basso numero di ricorsi». Così che l’Agenzia delle Entrate sta mettendo a punto le liste per un’altra ondata di accertamenti. «Quest’anno contiamo di farne qualche decina di migliaia». La redditizia attività di accertamento immobiliare - dice Orlandi - talvolta viene fatta con «azioni di intelligence». E’ quello che l’anno scorso il nucleo di Roma ha fatto per aggredire il fenomeno degli affitti in nero all’Università mescolando un gruppo di finanzieri fra gli studenti. A rimanere impigliati nella maglia dei controlli sono rimaste gran parte delle agenzie immobiliari e della loro attività. Ai finanzieri è bastato controllare i loro archivi. |