Sviluppo Italia lascia Valtur
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L'agenzia pubblica ha venduto il 30% del tour operator e della controllata Mediterraneo Village per 18,6 milioni
 Sviluppo Italia lascia Valtur La famiglia Patti azionista unico - Presto la cessione degli immobili e forse un partner finanziario Martino Cavalli
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ROMA - Lo Stato-imprenditore esce dal settore turistico. Ieri Sviluppo Italia ha infatti ceduto ufficialmente il 30% di Valtur alla finanziaria della famiglia Patti che già ne deteneva il restante 70%. Contestualmente l'agenzia pubblica ha venduto anche il 30% di Mediterraneo Village, la controllata di Valtur (partecipata al 40% dalla stessa Valtur e al 30% dalla famiglia Patti) che era stata creata per lo sviluppo di nuove strutture turistiche nel Mezzogiorno. Il prezzo della transazione è stato fissato in 18,6 milioni di euro. La partecipazione pubblica nel tour operator - tra i primi gruppi italiani del settore, con un fatturato di oltre 200 milioni di euro - risaliva addirittura agli anni Sessanta ed è sempre rimasta una costante, sebbene da allora ad oggi siano cambiati più volte gli azionisti privati di maggioranza. Ma nel corso del tempo la partecipazione era addirittura raddoppiata, nel senso che la "vecchia" Insud (creata a suo tempo proprio per investire nel settore turistico) figurava nel capitale di Valtur, mentre era stata Itainvest (l'ex Gepi) a prendersi carico del 30% di Mediterraneo Village. Era stato definito ufficialmente «un gioco di squadra», ma più probabilmente è stato un emblematico caso dello scollamento che si era venuto a creare nell'operatività delle varie agenzie, scollamento che aveva poi portato al ricompattamento di tutte le attività in Sviluppo Italia. «Nel corso del 2000 - sottolinea l'agenzia di promozione e merchant banking di cui il Governo ha appena nominato i nuovi vertici (la cessione, però, è stata firmata ancora da Carlo Borgomeo) - Sviluppo Italia aveva deciso di partecipare al progetto di sviluppo della Valtur, messo a punto dall'azionista di maggioranza, che prevedeva la realizzazione di nuove strutture ricettive nelle regioni del Sud con forti ricadute in termini economici ed occupazionali». «Con questi obiettivi, nel giugno 2000 Sviluppo Italia aveva sottoscritto l'aumento di capitale portando la propria quota dal 20 al 30% - continua il comunicato - Le successive difficoltà riscontrate nell'attuazione del progetto di sviluppo (derivate anche dal mancato ottenimento di finanziamenti connessi al previsto contratto di programma) e i disaccordi sulla gestione operativa hanno indotto Sviluppo Italia a dismettere la partecipazione». È stato il mancato decollo del contratto di programma, dunque, necessario a finanziare i colossali progetti nel Sud e particolarmente in Sicilia, a creare le basi del divorzio. Difficile stabilire le responsabilità di questo insuccesso (era coinvolto anche il ministero del Tesoro, all'epoca titolare della contrattazione programmata). Fatto sta che Valtur è andata avanti da sola, rallentando i programmi di sviluppo ma comunque sbilanciandosi finanziariamente. Oggi uno solo di quei villaggi, alle Egadi, prepara l'apertura per la prossima estate. Ora la famiglia Patti, azionista unico, non ha più scuse. E del resto ci sono già diverse novità in arrivo. La prima, organizzativa, è il trasferimento dell'attività di tour operating da Roma a Milano. La seconda è la cessione delle attività immobiliari che fanno capo a Valtur Casa: l'accordo con i francesi di Pierre et Vacances (anticipato dal Sole-24 Ore l'8 novembre scorso) dovrebbe essere in dirittura d'arrivo e porterà una importante iniezione di liquidità. È probabile però che a questo punto sia necessario trovare un partner finanziario per proseguire lo sviluppo dei villaggi siciliani. La prossima mossa potrebbe essere questa. Venerdí 21 Dicembre 2001
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