23/9/2010 ore: 11:44

Storica intesa con il sindacato: in Germania nessun licenziamento

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Accordo alla Siemens, lavoro a vita

FRANCOFORTE — Siemens garantisce 128 mila posti in Germania a tempo illimitato e stringe con i sindacati aziendali e i metalmeccanici di Ig Metall un patto di «non aggressione», per risolvere pacificamente eventuali conflitti che sorgeranno per ristrutturazioni future. In pratica, con il nuovo accordo, che sarà rivisto nel 2013, il ceo Peter Löscher ha prolungato ieri, a margine di una riunione dell’organo di sorveglianza tenuto a Berlino, un accordo precedente, siglato nel 2008 e in scadenza a fine settembre, estendendolo a tutte le fabbriche tedesche. Ad eccezione della divisione It Solutions and Services, in difficoltà economiche e in via di ristrutturazione e con tagli programmati di 2500 posti, che non incontreranno le opposizioni sindacali. E se sorgeranno difficoltà in altre fabbriche, i negoziati saranno condotti a livello aziendale, rinunciando a lice nziamenti «secchi», e preferendo, se necessario ridurre l’organico, la via di riassorbimento di posti in altre fabbriche, o con prepensionamenti. L’accordo è stato accolto con soddisfazione dal numero uno di Ig Metall, Berthold Huber e dal capo storico dei sindacati aziendali Lothar Adler, come una base importante per il futuro sviluppo di Siemens, perché offre ai dipendenti «sicurezza e protezione di fronte a futuri cambiamenti».
Dopo Volkswagen, tocca dunque a Siemens il compito di scrivere un nuovo capitolo del «modello Germania» in quanto a relazioni sindacali fra grandi aziende e sindacati cooperativi. Un accordo che secondo il top-manager austriaco Löscher rappresenta «un chiaro impegno di lungo termine per i luoghi di produzione tedeschi, nei quali ogni singolo lavoratore è molto importante». E il fatto che Löscher abbia sottolineato di essere un datore di lavoro «responsabile» non è dato per scontato in un gruppo che il manager austriaco ha pilotato fuori da un terremoto al vertice in seguito a uno scandalo dei fondi neri costato all’azienda vari miliardi e una forte perdita di immagine. Ma il gruppo ha ripreso a crescere (nel 2009 il fatturato è stato di 76,7 miliardi), ha creato 6.300 nuovi posti e ha prolungato un accordo sindacale siglato nel 2008, quando il colosso dell’energia e dell’elettrotecnica, in piena crisi, aveva annunciato una cura radicale, con tagli di 17 mila dei 400 mila dipendenti nel mondo, per risparmiare 1,2 miliardi di euro entro il 2010. Allora si trattava di una «necessità», per «diventare più efficienti» e far fronte «all’aumento della velocità di cambiamento». Ma l’azienda promise di ridurre l’organico «nel modo più responsabile possibile». E i sindacati, dopo prime proteste, vennero incontro a Löscher.
Accettarono il piano e siglarono l’accordo che garantiva ua parte dei posti (90 mila), a ristrutturazione conclusa. Promettendo una pace sindacale proseguita anche in tempi difficili, durante l’introduzione della settimana corta per mancanza di ordini. Il modello ha funzionato. E ora Löscher lo estende a tutte le fabbriche

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