Sottocosto: l’Antitrust si difenda
Il Sole 24ORE di oggi |
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 L’Antitrust si difenda Innocenzo Cipolletta
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Nelle nostre campagne, tanti anni fa, gli uomini, nel vestirsi di festa per la domenica, erano spesso soliti mettere, per sorreggere i pantaloni, sia la cintura che le bretelle. A loro ho pensato giorni fa quando il Governo italiano ha votato il Dpr che regola il sottocosto, ossia una legge che disciplina le cosiddette "vendite a prezzi stracciati" nei grandi supermercati nello spirito non già di tutelare il consumatore, che è sempre felice quando riesce a pagare di meno, bensì di salvaguardare la concorrenza tra esercizi commerciali e tra produttori di specifici beni (i cosiddetti prodotti di marca). Questa norma è del tutto inutile (anzi dannosa), perché nel nostro Paese esiste da anni una legislazione di tutela del mercato e una Autorità (l’Antitrust), dedicata proprio a perseguire comportamenti nocivi alla concorrenza in tutti i settori. Se c’è una legge generale che persegue tutti i comportamenti lesivi della concorrenza e se per di più ci sta anche una Autorità preposta a farla rispettare, che bisogno c’è di disciplinare specificatamente il caso delle vendite sottocosto? Non sono forse esse già comprese nel caso più generale della legge sulla concorrenza? Non siamo in presenza di uno Stato che, dopo aver allacciato la cintura, si mette anche le bretelle? V’è da domandarsi perché l’Antitrust non abbia reagito con vigore a questa incursione di campo. Legiferare sul sottocosto significa affermare che l’Autorità dell’Antitrust non è capace di garantire contro questi abusi, tanto che si è dovuti intervenire con una legge speciale. Ma se questo è vero, allora sorge il dubbio che anche in altri campi questa Autorità sia per lo meno inefficace e quindi mi aspetto che fioriranno le leggi specifiche per regolare minuziosamente i comportamenti degli operatori economici in ogni più piccolo segmento del mercato. Già una sconfitta l’Antitrust l’aveva avuta con la legge della subfornitura, che di fatto introduce un concetto specifico di posizione dominante (quello tra committente e subfornitore) e, regolandolo specificatamente per legge, lo sottrae al controllo dell’Antitrust. Poi si è andati avanti con le sale cinematografiche, specificando i limiti di proprietà e imponendo quote di film italiani. Ora si è proseguito con il sottocosto. Già è stata elaborata una legge per imporre i prezzi dei libri nelle librerie. Domani chissà ancora quale altra parte del mercato verrà sottratta alla legge generale della concorrenza. Alla fine cosa resterà all’Antitrust? E ci sarà ancora bisogno di un’Autorità deputata a regolare solo ciò che non interessa alle varie corporazioni e quindi resta fuori di leggi specifiche di settore? È pericolosa questa tendenza. Dopo aver tardato anni a introdurre una legislazione generale per la concorrenza in Italia, le lobby di specifici comparti stanno facendo a gara per smantellarla e per tornare a gestire i singoli mercati attraverso legislazioni di comodo, elaborate nei corridoi dei ministeri e volte a difendere questo o quell’operatore. Ma non era così prima della legge sulla concorrenza? Allora ogni attività era regolata minuziosamente con il concorso della concertazione tra categorie, al fine di tutelare tutti gli interessi in gioco e con grave danno per il mercato. Quando si è passati a una legge generale sulla concorrenza si avvertì subito l’esigenza di smantellare tutte le leggi specifiche, proprio per dar la possibilità di regolare il mercato con un’impostazione generale e non con norme specifiche. Proprio per non dover far ricorso a legislazioni minute di specifici comparti, è stata creata l’Autorità dell’Antitrust con poteri di giudizio. Spiace vedere che tornino le regolette lobbistiche nel più completo disinteresse di quanti dovrebbero difendere la legge generale sulla concorrenza ed il proprio ruolo. Spiace anche vedere titoli di giornale inneggiare alla concorrenza in occasione della legge contro il sottocosto, legge che invece protegge i concorrenti a danno del mercato. La prova è presto fatta: a rimetterci con questa legge non saranno né i commercianti né i produttori, ma solo i consumatori che dovranno pagare di più i prodotti, ossia proprio quelli che la tutela del mercato avrebbe dovuto proteggere. A questo punto c’è solo da sperare in un recupero di orgoglio da parte di chi deve tutelare il mercato. Martedì 27 Febbraio 2001
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